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Napoli, confermata in appello condanna a stalker di Fabio Quagliarella

Campania
Immagine d'archivio (ANSA)

La Corte d’Appello di Napoli ha confermato la condanna per Raffaele Piccolo, l'agente accusato di stalking nei confronti del calciatore Fabio Quagliarella e altri personaggi noti 

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Confermata la condanna per l’agente di polizia postale Raffaele Piccolo, originario di Castellammare di Stabia, accusato di stalking nei confronti del calciatore Fabio Quagliarella durante la sua permanenza a Napoli e altri personaggi noti. E’ quanto ha deliberato la Corte d’Appello di Napoli, accogliendo la richiesta del sostituto Procuratore generale Stefania Buda. La pena inflitta durante il processo di primo grado e confermata ammontava a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Piccolo è accusato di aver vessato anche il titolare della taverna Anema e Core di Capri, Guido Lembo.

Il commento del calciatore

La vicenda per cui Piccolo è stato condannato fu per Fabio Quagliarella motivo di grande disagio. All'epoca della prima sentenza, il calciatore aveva dichiarato in merito: "Ho vissuto 5 anni da incubo insieme alla mia famiglia, è stata dura". Tanto che lo stress generato da quella situazione lo avrebbe convinto a lasciare la città. "Quando sono andato via da Napoli sono state dette tante cattiverie", racconta Quagliarella, "l'unica causa era solo ed esclusivamente questa e adesso è finita. Io avevo scritto un post su Facebook dove ho cercato di far capire qualcosa, perché io non è che un giorno mi sono svegliato e sono voluto andare via da Napoli", sottolinea il calciatore. "Non poter uscire di casa e sentirsi minacciato... è stato devastante sentire tante cattiverie dopo il mio passaggio alla Juve. La sentenza è la cosa che più conta e ha tolto un peso non indifferente a me e alla mia famiglia", conclude.

Le minacce

Piccolo aveva conosciuto il calciatore napoletano tramite un amico comune, il titolare di un negozio di telefonini di Castellammare. L'agente della polizia postale infatti aiutò Quagliarella a risolvere un problema di intrusioni su Messenger. Qualche tempo dopo però Piccolo aveva iniziato a mettere in giro voci sulle frequentazioni del calciatore, inviando lettere infamanti, riporta il Corriere, al quartier generale del Napoli e ai familiari del giocatore, fingendo che provenissero da ignoti e offrendosi di indagare.