Lubiana, la città senz’auto esiste già. Ma funziona?

Solo immaginarla, una città senz’auto, pare ancora impossibile ovunque. I trasporti pubblici sono spesso inadeguati, i servizi di car sharing troppo costosi e vere alternative per il trasporto di persone e carichi non ce ne sono. Così, le metropoli pedonalizzano solo i centri cittadini con buona pace dei residenti, spesso invischiati tra le orde di turisti e i parcheggi sempre più scarsi. Eppure, c’è una capitale europea che, prima e meglio delle altre, ha proibito la circolazione dei motori a scoppio e ora si gode il suo centro accessibile e senza smog: Lubiana. Dove già nel 2007 il sindaco Zoran Janković, tuttora in carica, aveva promosso la sua “Vision 2025”, un insieme di proposte per rendere la capitale più verde, sostenibile e accessibile. “All’inizio, gli abitanti avevano paura di non poter fare nulla di quello che facevano prima”, rivela Saša Poljak Istenič, docente di antropologia culturale presso l’Istituto di etnologia sloveno, che analizza da anni l’impatto della pedonalizzazione su Lubiana. Oggi in città i turisti si muovono a piedi fra una cesta e l’altra, i residenti raggiungono in bicicletta il luogo di lavoro fra le vie di una città silenziosa e gli anziani tornano a casa a bordo dei “Kavalir”, i maggiordomi elettrici che accompagnano chiunque in tutta la capitale. Gratuitamente. Insomma, l’esperienza slovena pare funzionare, ma ci insegna qualcosa? Non basta proibire Intanto, ci suggerisce che non basta spengere i motori. “Ricordo che quando ero una studentessa, trovavo parcheggio proprio davanti alla finestra del mio ufficio, prendevo l’auto e andavo in centro”, racconta Istenič. Un privilegio che l’amministrazione non avrebbe potuto far cadere da un giorno all’altro, senza offrire alternative. “È stato un processo graduale – spiega la ricercatrice – Prima è stato nominato un architetto urbanista per il progetto. Poi, è stato vietato il passaggio ai non residenti. Infine, è stato interdetto completamente il traffico”. Nel mentre, però, sono stati progettati numerosi parcheggi per residenti ai margini della zona pedonale, è stato potenziato il servizio di car e bike sharing elettrico e le arterie del centro si sono dotate di servizi ricettivi e culturali per pedoni . In altre parole: “L’intento era quello di creare una città ecologica, prima di tutto. La mobilità urbana era solo una parte del progetto”. Il segreto? Un cavaliere elettrico Che la Slovenska cesta, la principale arteria stradale a ovest della Ljubljanica, il fiume della capitale, sia diventata una sorta di lungomare per turisti e residenti non è un problema per nessuno. Ma non è sempre stato così. “Le questioni più importanti erano due: come venire incontro ai cittadini che avevano perso l’opportunità di parcheggiare sotto casa e cosa fare con le attività commerciali del centro cittadino”, commenta Istenič. A risolvere il primo problema è giunto in soccorso un cavaliere o, meglio, una flotta di cavalieri elettrici. Piccoli veicoli che girano per tutta Lubiana alla ricerca di passeggeri e bagagli da trasportare. Pubblici e gratuiti. “Vi faccio un esempio: Settimane fa ho dovuto invitare ospiti stranieri all’Università per una conferenza, pioveva e avevamo programmato un pranzo a 20 minuti di distanza dall’ateneo. Ho visto un Kavalir, l’ho fermato subito e ci ha portati tutti all’asciutto al ristorante”. Dello stesso privilegio godono anche anziani e persone con disabilità, per le quali Lubiana è completamente accessibile. I cittadini assicurano: non si attende più di 20 minuti. Un'economia trascinata dal turismo E il commercio al dettaglio che fine ha fatto? “Oggi i residenti si lamentano dei troppi turisti”, confessa la ricercatrice slovena. I negozi di alimentari sono quasi scomparsi, così come i ferramenta e tutte le piccole imprese familiari. Al loro posto – non ci stupisce – ristoranti, bar e souvenir. È uno degli effetti più comuni che la gentrificazione produce in tutte le città europee. A Lubiana, però, la maggior parte dei cittadini non tornerebbe indietro: “I benefici sono maggiori degli svantaggi”, spiega Istenič. “Certo, ora il commercio che prospera in centro città è rivolto ai turisti e non agli abitanti. Ma lo sviluppo economico per Lubiana è stato grandissimo: è molto più popolare di prima e gli stranieri preferiscono trascorrere due o tre notti qua. Sono pochi quelli che prendono l’autobus e visitano la città in due ore, come facevano prima. Nel 2007 eravamo completamente bloccati”. Vita elettrica In poche parole: “Quando arrivano i risultati, è molto più facile mostrare i progressi e convincere la popolazione”, sintetizza Istenič a 17 anni dalla nascita di “Vision 2025”. E a confermarlo sono gli stessi cittadini. “Mi hanno assicurato parcheggio in un garage a sette minuti a piedi dal mio appartamento – racconta Aleš Smrekar, docente residente nel centro di Lubiana – e, in generale, ho cinque o sei postazioni dove posso trovare un car sharing a non più di 10 minuti di distanza”. Vicino a Piazza Prešeren – ci spiega – dove c’era un vasto parcheggio, ora sorge un enorme bar per turisti: un sintomo per lui, da sempre accasato nel cuore della capitale slovena, che tutto è cambiato. Ma non sempre in meglio. “Il car sharing è giusto per le tasche della classe media, ma non tutti possono permetterselo. E poi i molti scooter elettrici sono pericolosi per le strade del centro: conosco diverse persone che sono rimaste coinvolte in incidenti”. Ma, ciononostante, non ha dubbi: “Le auto non le rivorrei indietro”. Aria pulita L’obiettivo di “Vision 2025” era costruire una “città ecologica”. E ormai il traguardo è abbastanza vicino per tentare un bilancio. Nel 2016, Lubiana fu premiata dall’Ue come Città verde d’Europa per motivi che stanno tutti nei capisaldi del progetto verde: in pochi anni la capitale ha offerto taxi elettrici, regalato 12mila alberi da piantare per le strade e – naturalmente – pedonalizzato le sue strade. Non solo: l’amministrazione ha valorizzato i suoi spazi verdi, attirando turisti sui 34 chilometri del Sentiero della rimembranza e della solidarietà, che circonda la città con 7.000 alberi. Laddove, al termine della Seconda guerra mondiale, stavano chilometri di filo spinato. Ma l’aria è davvero più respirabile? “Sì, lo è – conclude Saša Poljak Istenič – ma le misurazioni che ci rincuorano sono solo quelle del centro, perché nelle periferie il vento che soffia dai centri industriali trascina un’aria molto inquinata. Guardando a certi quartieri, siamo fra le capitali più inquinate d’Europa. La strada è ancora lunga”.

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