Ucraina, guerra o pace

Cosa sta facendo Volodymyr Zelensky in giro per l’Europa, in uno sfrenato tour diplomatico? Cosa sta succedendo per giustificare questo attivismo, a poche settimane dal voto americano? Qualcosa si sta muovendo sul fronte della guerra e, per provare a fare ordine, aggrappiamoci a qualcosa di certo. Innanzitutto, partiamo dalle dichiarazioni recenti del presidente ucraino: “Entro novembre sarà pronto il documento che delinea le condizioni dettagliate per la giusta fine della guerra. Stiamo preparando il secondo vertice di pace”. In sostanza, è un’apertura al dialogo e arriva dopo un mese difficilissimo. A settembre, infatti, Mosca ha conquistato 468 chilometri quadrati di territorio ucraino, mai così tanti dai primi sei mesi di guerra. I negoziati tra Russia e Ucraina sono destinati a una accelerazione? Zelensky e la pace Zelensky è entrato in carica nel 2019 con una piattaforma che prometteva la pace e la fine del conflitto in corso nel Donbass, la regione dell'Ucraina orientale occupata da separatisti sostenuti dalla Russia dal 2014, poi diventata al centro di un conflitto ben più ampio. La sua vittoria elettorale fu vista come un segnale di speranza per molti ucraini che desideravano la fine delle ostilità con Mosca. Tuttavia, la situazione è cambiata radicalmente con l’invasione su larga scala da parte della Russia nel 2022, portando il conflitto a nuovi livelli di intensità. Nel corso della guerra, Zelensky ha chiuso sempre a ogni forma di dialogo, con parole sferzanti ha definito Putin il nuovo Hitler e non lo ha mai riconosciuto come un interlocutore possibile. I suoi discorsi, spesso trasmessi in diretta nei parlamenti stranieri, conferenze internazionali e organi delle Nazioni Unite, hanno rafforzato l’immagine di un leader determinato a difendere la sovranità del suo Paese a ogni costo. Più volte ha chiaramente dichiarato che l’Ucraina non accetterà alcun compromesso che preveda la cessione di territori alla Russia. Ora, i toni stanno cambiando, complice la situazione sul campo e la “variante” americana. È evidente che l’eventuale vittoria di Trump potrebbe portare discontinuità negli aiuti occidentali all’Ucraina, un rischio che Zelensky non può correre. Putin e la pace Uno degli elementi cardine della leadership di Vladimir Putin è stata la ricostruzione della "grandezza" russa, spesso a spese delle ex repubbliche sovietiche, valgano a titolo di esempio la Georgia e l'Ucraina. Già nel 2014, l’annessione della Crimea e il supporto ai separatisti filo-russi nel Donbass sono stati visti come chiari segnali delle sue ambizioni di espandere l'influenza russa e ridurre l'espansione della NATO verso est. L’invasione del 2022 proprio dell’Ucraina è stata una mossa più drastica, che ha sfidato apertamente l’ordine internazionale stabilito dopo la Guerra Fredda. Oggi, però, la situazione sul campo fa riflettere il presidente russo. Le conquiste territoriali sono sensibili sul fronte del Donbass, ma il prezzo di sangue è altissimo. Inoltre, il Kursk, regione russa parzialmente militarizzata dagli ucraini, rappresenta una spina nel fianco. Infine, le prospettive – almeno a breve scadenza – non sono così rosee. Con l’arrivo dell’inverno, con le piogge continue e poi la neve, sarà molto complicato per l’armata rossa muoversi con agilità e rapidità. C’è il rischio di una stasi di diversi mesi. Il ruolo dell'Occidente L'Occidente, in particolare gli Stati Uniti e l'Unione Europea, svolge un ruolo fondamentale nelle prospettive di pace in Ucraina. Gli aiuti militari e finanziari continuano a sostenere la resistenza ucraina, ma c’è anche un crescente desiderio di trovare una soluzione diplomatica che ponga fine al conflitto. Tuttavia, un accordo che non rispetti le richieste di Kiev potrebbe indebolire la leadership di Zelensky e danneggiare la legittimità delle istituzioni democratiche ucraine. Dall’altra parte, Putin accetterà solo soluzioni che prevedano l’allentamento delle sanzioni economiche e il riconoscimento territoriale del Donbass, condizioni difficilmente digeribili. C’è poi un’incognita, lo abbiamo detto, che si scioglierà il 5 novembre: da che parte penderà la politica americana. La strada per un negoziato, in tutti casi, è strettissima ma il tempo per percorrerla sembra essere molto più vicino di quanto si pensi. Scenari di pace, tempi brevi o lunghi? Nonostante queste sfide, ci sono alcuni scenari che potrebbero aprire la strada alla pace in Ucraina, sfruttando la necessità da parte dei contendenti di non allungare i tempi del conflitto a un altro, estenuante inverno. Uno scenario plausibile potrebbe essere l’instaurazione di un cessate il fuoco negoziato, che congelerebbe temporaneamente la guerra senza risolverla del tutto. Questo potrebbe fornire tempo per ulteriori negoziati e per alleggerire la situazione umanitaria. Tuttavia, mantenere un cessate il fuoco stabile potrebbe essere difficile, data la mancanza di fiducia reciproca. Una soluzione diplomatica, in sostanza un accordo internazionale, potrebbe emergere anche attraverso un accordo internazionale mediato da potenze terze, come la Turchia, che ha già cercato di facilitare colloqui tra Russia e Ucraina, o l’Onu. Un accordo dovrebbe affrontare le questioni della sovranità territoriale e delle garanzie di sicurezza per entrambe le parti. E qui, le cose non sembrano di veloce risoluzione.

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