Qual è il rischio di un conflitto tra le principali potenze del mondo?

Le recenti manovre militari intorno a Taiwan sono un ulteriore segnale di quanto la Cina continui a considerare come irrisolta la questione di questa isola e dei rischi di un possibile confronto armato che finirebbe per coinvolgere gli Stati Uniti d’America. Temo che il mondo stia sottovalutando i rischi che potrebbero derivare da tale confronto. Dopo ottant’anni senza una guerra tra le principali potenze del mondo, la prospettiva di un ritorno alla guerra appare remota. Uno dei motivi è la fiducia sull’efficacia della deterrenza nucleare che, molti pensano, sia la vera causa della lunga pace che abbiamo vissuto dopo il secondo conflitto mondiale. Temo che tale fiducia sia mal riposta, per diversi motivi. Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, in particolare dopo l’introduzione delle bombe atomiche e, soprattutto, delle bombe termonucleari, si puntò sulla deterrenza come uno dei principali ingredienti per il mantenimento della pace mondiale . L’impossibilità, per il primo aggressore, di evitare una risposta da parte dell’aggredito assicurava, si diceva, che una guerra con l’utilizzo di armi nucleari avrebbe portato alla sicura distruzione mutua dei combattenti . Al tempo stesso, prevaleva l’opinione, nei circoli dei principali policy-makers, che un conflitto iniziato con armi convenzionali sarebbe risultato, inevitabilmente, nell’uso di quelle nucleari. La parte soccombente sarebbe infatti ricorsa a tali armi per evitare una sconfitta. Anche un uso limitato inizialmente alle armi nucleari tattiche, avrebbe poi rapidamente portato all’uso di quelle strategiche, ossia a quelle termonucleari . Possiamo contare ancora sulla deterrenza per rassicurarci che il rischio di una catastrofe bellica sia basso? Temo di no. Gli sviluppi tecnologi potrebbero infatti aver convinto qualcuno che il rischio di subire un attacco nucleare si sia considerevolmente ridotto. Perché non dotarsi di strumento di protezione contro attacchi altrui . Un tale sistema, se introdotto da Stati Uniti o Cina, potrebbe portare alla convinzione da un lato di poter procedere con un first strike senza pagarne le conseguenze e, dall’altro, di poter iniziare una guerra con armi convenzionali senza correre il rischio che questa sfoci in un conflitto per iniziativa della parte soccombente. C’è un altro argomento che potrebbe rafforzare l’idea, per esempio da parte della leadership cinese, che una guerra non sfocerebbe necessariamente nella distruzione del mondo come noi lo conosciamo: forse non è poi così inevitabile che una guerra convenzionale porti all’uso di armi nucleari. Come ho detto, questa era la visione prevalente durante la Guerra Fredda, ma chi dice che fosse corretta? Dopo tutto, durante la Seconda guerra mondiale persino Hitler si astenne dall’uso delle armi chimiche e biologiche, quando tecnicamente avrebbe potuto usarle, con molti autori che sostengono che questa astensione rifletteva, di nuovo, la potenza della deterrenza, ossia il timore che gli Alleati avrebbero risposto con tali armi, ancora più potenti . Questi argomenti potrebbero portare a vedere con maggiore leggerezza del passato l’inizio di un conflitto. C’è quindi da preoccuparsi di fronte alle esibizioni muscolari intorno all’isola di Taiwan, o in altre parte del mondo, da parte delle principali potenze. Peraltro, anche una guerra che non sfociasse in una catastrofe nucleare, sarebbe totalmente devastante. I 70-80 milioni di morti della Seconda Guerra mondiale furono il risultato di armi convenzionali, che da allora si sono enormemente sviluppate. C’è da essere preoccupati. Speriamo quindi che in questo 2026 i bollenti spiriti dei potenti del mondo si raffreddino notevolmente per il bene del pianeta.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Qual è il rischio di un conflitto tra le principali potenze del mondo?

Carlo Cottarelli