Quanto pesa la crisi climatica sull'economia?

A pochi giorni dall’apertura della COP30 di Belem, la rivista Lancet ha pubblicato il suo report annuale Lancet Countdown. Il report, uno dei più ampi e accurati del mondo in tema di quantità e analisi dei dati sul clima e sulle politiche per il suo contenimento, ha mostrato con grande chiarezza come tutela del clima ed economia siano strettamente collegate. Questo sia perché il clima, nel suo cambiare, non colpisce solo l’ambiente, ma anche gli esseri umani che nell’ambiente vivono, portando loro enormi danni in termini sanitari e persino lavorativi, in termini di mancata produttività e reddito. Per questo il report propone un cambio di passo e di prospettiva e indica come ridurre l’inquinamento non sia solo una cosa giusta da fare per salvare il pianeta e i suoi delicati equilibri. Ma anche un investimento da fare per proteggere le nostre economie ed evitare spese inutili, dal momento che non esiste una strada per continuare a inquinare e fare sì che il conto finisca solo in capo a piante, oceani e animali e non anche alle persone e alle aziende. Spirali di povertà Per esempio, facendo riferimento ai soli eventi climatici estremi, il report di Lancet stima che nel 2024, “le perdite economiche globali dovute a eventi estremi legati al meteo ammontavano a 304 miliardi di dollari”. Non solo, ma di queste perdite, solo la metà, il 52,1% era assicurato. Il che significa che la restante parte di danni non è stata risarcita in nessun modo, e che, dunque, le case, o le aziende o i campi coltivati danneggiati da alluvioni o incendi non hanno avuto nessuna forma di risarcimento innescando così una spirale di povertà dalla quale può essere difficile trovare una via di uscita. I costi per la salute Oltre ai danni materiali, poi ci sono quelli legati a mortalità e salute. Sempre secondo il report Gli eventi estremi legati al clima possono causare lesioni e decessi diretti, aumentare la diffusione di malattie trasmesse dall'acqua e distruggere habitat e infrastrutture, a complicare ulteriormente la situazione c’è il fatto che “questi eventi spesso comportano ingenti costi economici, aggravando gli impatti diretti sulla salute attraverso l'interruzione di servizi essenziali e l'impatto sui determinanti socioeconomici della salute”. Mortalità A tutto questo, poi si aggiungono i danni legati alla mortalità conseguenza di eventi climatici estremi. E per quanto possa suona prosaico dirlo, la mortalità ha un costo, in termini sociali e produttivi. Secondo Lancet le morti premature legate più o meno direttamente a inquinamento, caldo eccessivo e mortalità da eventi climatici estremi, hanno un costo complessivo sulle società e sugli Stati di circa 260 miliardi di euro ogni anno e che “le perdite globali medie annue monetizzate dovute alla mortalità correlata al caldo per il periodo 2020-2024 sono state superiori del 208% rispetto alla media del periodo 2000-2004. I costi monetizzati della mortalità prematura dovuta all'inquinamento atmosferico ammontavano a 4,84 mila miliardi di dollari, l'equivalente del 4,7% del prodotto mondiale lordo”. L'impatto sulla produttività Infine, l’analisi mette in luce anche un altro aspetto della questione. Un aspetto meno semplice da individuare, perché si vede meno, non muore nessuno e non ci sono alluvioni o incendi: quello della mancata produttività, che si verifica anche nelle giornate normali, nelle quali, semplicemente fa semplicemente più caldo della media. E lavorare, in un ufficio, in una fabbrica, in un campo o in un cantiere, in condizioni di caldo, anche non estremo, è più difficile e faticoso. E dunque meno produttivo. “Nel 2024- scrive il report- l'anno più caldo mai registrato, i ricercatori stimano che in media ogni essere umano sia stato esposto a stress da calore durante un'attività fisica moderata all'aperto per un record di 1.609 ore, il 35,8% in più rispetto agli anni '90. Ciò ha comportato la perdita di 639 miliardi di ore lavorative potenziali nel 2024 ”. Questa maggiore difficoltà a lavorare, secondo le stime, si traduce in un mancato introito di più di 1000 miliardi all’anno.” La potenziale perdita di reddito globale derivante dalla riduzione della capacità lavorativa dovuta al caldo estremo ammontava a 1,09 mila di dollari nel 2024, superando per la prima volta la soglia dei mille miliardi di dollari”. La transizione dunque ha un costo. Non farla, però ne ha uno più alto.

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Luciana Grosso