L'America si sta disinnamorando di Israele

Il dibattito politico negli Stati Uniti mostra un trend inequivocabile: gli americani si stanno disinnamorando di Israele. Per decenni il sostegno americano all’alleato mediorientale è stato una certezza della politica estera di Washington: bipartisan, trasversale, quasi inscalfibile. Oggi, però, dopo due anni di massacri di civili a Gaza, le accuse di genocidio a Tel Aviv e il perdurare della figura divisiva di Benjamin Netanyahu, questo equilibrio appare incrinato come mai prima d’ora. Il consenso verso Israele è infatti ormai da mesi in calo sia tra i democratici che, in misura nuova e sorprendente, tra i repubblicani. Per metà degli elettori americani è genocidio I sondaggi fotografano questo cambiamento con chiarezza. Secondo un’indagine della Quinnipiac University, solo il 47% degli americani considera oggi il sostegno a Israele un interesse nazionale, contro il 69% di fine 2023. La metà degli intervistati giudica negativamente Netanyahu e solo uno su cinque positivamente, mentre appena un terzo approva la gestione del conflitto da parte di Donald Trump. Le divisioni sono nette soprattutto sul piano politico: solo l’8% dei democratici e il 25% degli indipendenti approvano la campagna militare israeliana a Gaza, contro il 71% dei repubblicani. Anche sugli aiuti militari la linea è chiara: solo un terzo degli americani sostiene nuovi fondi e armi a Israele, mentre il 60% si oppone, con punte di contrarietà altissime tra democratici e indipendenti. Forse il dato più sorprendente riguarda però l’accusa di genocidio: metà degli elettori americani la rivolge oggi esplicitamente a Israele. Per la prima volta, i palestinesi ricevono più sostegno degli israeliani Queste tendenze sono confermate anche da un recente sondaggio del New York Times e della Siena University, che mostra come quasi la metà degli americani subito dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 tendesse a simpatizzare per Israele, mentre oggi il 35% degli intervistati dichiara di sostenere i palestinesi e solo il 34% resta dalla parte di Israele. Si tratta di un dato storico, poiché è la prima volta da quando il quotidiano newyorchese pone questa domanda agli americani che i palestinesi ricevono più sostegno degli israeliani. Lo stop agli armamenti per Israele Anche in questo caso, un aspetto cruciale riguarda gli aiuti economici e militari: oggi la maggioranza degli americani vorrebbe che Washington smettesse di finanziare Israele. E questo sentimento è molto forte soprattutto tra gli elettori più giovani, indipendentemente dal partito: quasi sette elettori su dieci sotto i 30 anni si dicono contrari a ulteriori aiuti economici o militari. Sei elettori su dieci pensano inoltre che la guerra dovrebbe finire, anche a costo di lasciare ostaggi israeliani in mano ad Hamas o senza che quest’ultimo venga eliminato. Colpisce poi il dato sulla percezione delle operazioni militari: il 40% ritiene che Israele uccida deliberatamente civili a Gaza, quasi il doppio rispetto al 2023. Le divergenze tra democratici e repubblicani Anche qui, il crollo di consenso si registra soprattutto tra gli elettori democratici. Se due anni fa erano divisi, ora la base del partito pende nettamente verso il supporto ai palestinesi: più della metà oggi dichiara simpatia per loro, mentre solo il 13% resta filo-israeliano. Inoltre, oltre otto democratici su dieci vorrebbero che Israele fermasse subito la guerra, e sei su dieci credono che stia uccidendo civili intenzionalmente. Tra i repubblicani il quadro è diverso: la maggioranza continua a supportare Israele e le posizioni filo-Netanyahu di Trump. Tuttavia, anche in questo caso si registra un leggero ma sorprendente calo: il sostegno a Israele è infatti passato dal 76% del 2023 all’attuale 64%. Inoltre, circa un terzo degli elettori repubblicani pensa che Israele non faccia abbastanza per limitare le vittime civili. L'impatto sulla politica dell'opinione pubblica Le conseguenze politiche di questi cambiamenti di opinione si intravedono già: per la prima volta nella storia, a fine luglio la maggioranza dei senatori democratici ha votato per bloccare una vendita di armi a Israele. La novità più clamorosa, però, è il dissenso a destra. Per la prima volta, figure di spicco dell’universo MAGA – dalla deputata Marjorie Taylor Greene allo stratega Steve Bannon, dal presentatore Tucker Carlson al deputato Matt Gaetz – contestano apertamente il supporto americano a Israele. La critica si fonda sulla difesa dello slogan “America First” adottato dallo zoccolo duro trumpista della prima ora, che da sempre spinge per l’isolamento degli Stati Uniti a livello internazionale e il ritiro da ogni conflitto. A questo proposito, l’ala più radicale del Partito Repubblicano accusa Israele di trascinare gli Stati Uniti in guerre non volute che prosciugano risorse necessarie in patria. Il governo americano resta con Israele Ai piani alti, tuttavia, i leader ufficiali restano perlopiù schierati con Israele: Trump, il Congresso, la leadership del partito non hanno cambiato linea, e anzi insistono sulla retorica pro-Israele per contrastare i dissidi interni. Ma il terreno, come abbiamo visto, sta cambiando: soprattutto i giovani conservatori sono molto meno convinti del supporto a Israele e molti influenti commentatori trumpiani stanno puntando su un populismo isolazionista che potrebbe trasformarsi in forza elettorale già nelle prossime primarie repubblicane.

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Gianluca De Feo