Flottiglie di ieri e di oggi: analogie e differenze con il passato

Non sappiamo di preciso cosa sia successo alle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla e ai componenti del suo equipaggio. Le fonti ufficiali israliane, unite a quelle delle varie cancellerie dei Paesi di provenienza degli attivisti, dicono che tutte le barche sono state sequestrate e che i loro equipaggi stanno bene e sono stati trasferiti a terra in attesa di espulsione e rimpatrio. Le comunicazioni con i componenti della Flottiglia sono interrotte da ore e in questo quadro di grande incertezza, quel che rimane, è che, se le dichiarazioni ufficiali di Israele saranno confermate dai fatti, non ci sarebbero state né violenze, né aggressioni, né risposte di tipo militare che siano andate oltre l’uso di idranti e di bombe stordenti. Se queste letture dovessero essere confermate, probabilmente, parte della spiegazione si troverebbe nel fatto che l’attenzione mediatica sulla flottiglia è stata alta e che il fatto che gran parte del suo equipaggio fosse formato da europei ha messo Israele nelle condizioni di avere un approccio piuttosto mite con le imbarcazioni e con le persone a bordo di esse. In passato, infatti, non è andata sempre così. Anzi. Il blocco navale di fronte alle acque della striscia esiste dal 2009, e negli anni sono stati molti i tentativi di superarlo. Nessuno di questi, ovviamente, ha mai raggiunto Gaza e anzi, la Global Sumud Flotilla è stata la missione che più si è avvicinata alla costa da sedici anni a questa parte. Le altre spedizioni sono state fermate molto prima, spesso in acque internazionali, nelle quali Israele non ha nessuna autorità, o addirittura al largo della Sicilia o di Cipro . L’episodio più grave è stato quello che ha coinvolto la prima di queste missioni, la Freedom Flottiglia, nel 2010, finita con il sequestro delle navi e, soprattutto, con la morte di diece attivisti. Le anomalie e le differenze tra quella missione e questa sono molte. Tra le differenze c’è il numero di barche coinvolte, una cinquantina quelle della Global Sumud Flottilla, sei quelle del 2010. Un’ altra differenza stava nel tipo di imbarcazioni coinvolte: quelle della Sumud sono tutte barche molto piccole, quelle della Freedom Flotilla del 2010, erano invece tutte piccole imbarcazioni, tranne una, la MV Mavi Marmara, un traghetto turistico di grandi dimensioni che portava circa 600 passeggeri. Un’altra differenza sta nella nazionalità dei partecipanti alle missioni: questa volta per lo più europei, quella volta per lo più turchi . Infine, la differenza maggiore sta nell’esito della missione: questa volta, a quel che risulta, senza incidenti né violenze, quella volta con un attacco armato e dieci morti. Quale sia stata la dinamica che, quindici anni fa, portò all’abbordaggio di quella nave e all’apertura del fuoco, in acque internazionali, da parte dei militari israeliani, non è del tutto chiaro. Quel che si sa è che le forze armate militari avrebbero avvicinato sostanzialmente senza incidenti, le barche più piccole, che non avrebbero posto resistenza. Poi però, al momento di abbordare la più grande Mavi Marmara, le cose sono cambiate. Le forze israeliane si sarebbero calate con un elicottero sulla tolda della nave, e avrebbero iniziato a fare fuoco contro gli attivisti che difendevano con bastoni e sbarre di ferro. Il bilancio fu pesantissimo: oltre alle 10 vittime anche alcune decine di feriti dando il via a un incidente diplomatico con la Turchia che non si è sostanzialmente mai risolto. Sull’episodio, l’anno successivo, le Nazioni Uniti rilasciarono un report, esito di un’inchiesta, nel quale da un lato si condannava l’iniziativa degli attivisti, dicendo che il blocco navale era legittimo e che “La flottiglia ha agito in modo sconsiderato nel tentativo di violare il blocco navale. La maggior parte dei partecipanti alla flottiglia non aveva intenzioni violente, ma sussistono seri dubbi sulla condotta, la vera natura e gli obiettivi degli organizzatori della flottiglia, in particolare dell'IHH. Le azioni della flottiglia comportavano inutilmente il potenziale per un'escalation”. Dall’altro però concludeva anche che “La decisione di Israele di abbordare le navi con una forza così consistente, a grande distanza dalla zona di blocco e senza alcun preavviso immediato prima dell'abbordaggio è stata eccessiva e irragionevole”. Questa volta, dicevamo, le cose sono cambiate, sia perché sembra che l’abbordaggio si sia compiuto in modo non violento sia perché esistono grandi dubbi sulla legittimità del blocco, il cui danno umanitario è evidente. Ma se invece guardiamo alle cose che accomunano le due missioni, troviamo il fatto che a nessuna delle due flottiglie è stato nei fatti consentito di arrivare a Gaza, lo stesso premier israeliano, Benjamin Netanyahu e gli stessi appelli alla ragionevolezza,e a lasciare gli aiuti al porto di Ashdod, affidandoli agli israeliani che si sarebbero occupati di portarli a destinazione. Ma soprattutto, appare lampante un’analogia: il fatto che un gruppo di comuni cittadini si sia fatto carico di una questione che non è solo umanitaria, ma che è prima di tutto politica e che da anni la comunità internazionale ignora: la richiesta di un cessate il fuoco e dell’apertura permanente di un corridoio umanitario. Richieste rispetto alle quali l’Ue tace, lasciando che siano singoli governi, o addirittura singoli cittadini, a farsene carico.

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Flottiglie di ieri e di oggi: analogie e differenze con il passato

Luciana Grosso