L'onda della Gen Z arriva in Marocco: in piazza per scuola e sanità

L’onda della generazione Z, dopo Nepal, Madagascar, Indonesia e Filippine, invade anche le strade e le piazze del Marocco, una mobilitazione senza precedenti nel Paese, governato da una monarchia costituzionale che cerca di coniugare la sua tradizione islamica con quella democratica occidentale. Il Re, Muhammed VI, resta il di fatto il fulcro del sistema politico-istituzionale, nonostante il processo riformatore in atto dal 2011, quando, sulla scia della Primavera marocchina, venne varata la nuova Costituzione, e la Primavera di fatto fu disinnescata. Le proteste sono iniziate nel fine settimana, sul finire di settembre, e ora coinvolgono migliaia di giovani. Da Rabat ad Agadir, da Marrakesh a Casablanca, il collettivo GENZ212 ha lanciato l'iniziativa in 11 città al grido di “libertà dignità giustizia” reclamando riforme strutturali nella scuola e nella sanità pubblica sull’onda emotiva che ha scosso il paese in seguito alla morte, durante il parto, di otto donne all’ospedale di Agadir e la conseguente messa sotto inchiesta delle autorità sanitarie. Dura la reazione del governo che ha represso i raduni e le proteste: centinaia di arresti e di denunce. La rivolta dei giovani, come anche in altri Paesi, è iniziata on line, sulla piattaforma Discord prima di diffondersi a livello nazionale. Discord è una social network che consente di creare server con diverse chat di testo, voce e video, progettato per i gamer e ora utilizzato per organizzarsi e comunicare. Il server GENZ 212 creato il 18 settembre è passato da 10mila a 55mila membri in pochi giorni su richieste di base: un sistema sanitario più equo e funzionante, un’istruzione accessibile e che non abbandoni i ragazzi, giustizia sociale e lotta alla corruzione. I giovani – tra i 15 e i 34 anni - in Marocco rappresentano quasi il 30% della popolazione. Dietro alla loro indignazione e rabbia c’è un quadro desolante e una profonda frattura sociale: disoccupazione record, precarietà lavorativa, un tasso di abbandono scolastico preoccupante, prospettive incerte per il futuro. Molti manifestanti criticano anche gli investimenti fatti dal governo nelle infrastrutture calcistiche in vista della Coppa d’Africa, che si terrà in Marocco tra dicembre e gennaio, e che secondo loro hanno portato a trascurare altri settori più importanti. Gli slogan scanditi, tra cui "Gli stadi ci sono, ma dove sono gli ospedali?" riflettono un crescente malcontento. Il Paese prevede di costruire almeno tre nuovi stadi e di ammodernarne una mezza dozzina dopo la Coppa d'Africa, cui seguirà, nel 2030 la Coppa del Mondo. Nel frattempo, il deterioramento degli ospedali pubblici ha fomentato le proteste. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Marocco ha meno di otto medici ogni 10.000 persone, ben al di sotto dei 25 raccomandati. Più di un quarto dei giovani tra i 15 e i 24 anni è NEET, ossia escluso dalla scuola, dalla formazione e dal lavoro. Nelle aree urbane il 48% dei giovani è disoccupato e chi ha la fortuna di lavorare nel 70% dei casi non ha contratti stabili né scritti. Solo il 13,2 % ha un contratto a tempo determinato, ancora di meno a tempo indeterminato, il 6,5%. A tutto questo si aggiunge un calo del potere di acquisto, una crescente vulnerabilità urbana e una mancata rappresentazione politica. Sempre meno giovani partecipano alle elezioni. I partiti di opposizione hanno chiesto al governo di avviare un dialogo con i manifestanti dando ascolto a richieste legittime, ma la parola decisiva spetta al Re, il cui riformismo moderato - se forse in passato ha evitato traumatiche tensioni - non ha certamente sopito il malcontento diffuso.

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Francesca Cersosimo