Perché un'escalation nel Baltico è un rischio concreto

Quanto è probabile un attacco russo al lato orientale dell’Unione Europea, e quindi della NATO? Non lo sappiamo ancora con certezza, ma il solo fatto che se ne parli, e lo si faccia come di un’ipotesi concreta e non come una cosa da film di spionaggio del ‘900, ci dà la misura di come le cose siano cambiate, e molto, nel corso di pochi mesi. Gli sconfinamenti dei droni e degli aerei russi, si sono fatti, da 10 giorni a questa parte, quasi quotidiani: prima la Polonia, poi la Romania, poi l’Estonia. Anche le parole, da tempo, non mancano di essere esplicite: lo scorso giugno il segretario generale della NATO Mark Rutte aveva detto che "La Russia potrebbe colpire la NATO entro i prossimi 5 anni"; pochi giorni fa il Cremlino ha commentato che la NATO è già in guerra da un pezzo con la Russia, per tramite dell’Ucraina. Anche il senso di allarme, di conseguenza, cresce: la scorsa settimana, l’ex vice comandante supremo della Nato Richard Shirreff ha rilasciato un’intervista al giornale britannico Daily Mail nel quale diceva che, in caso di attacco la guerra potrebbe durare cinque giorni. Ed essere vinta senza difficoltà dalla Russia. Potrebbe essere il momento perfetto È vero? È possibile che un esercito che da tre anni non riesce a saltar fuori dal pantano ucraino sia in grado di rilanciare e andare a cacciarsi in un pantano ancora più grande? Probabilmente sì. Anzi, è più che possibile, è probabile. E molti sono i segnali del fatto che questo momento sarebbe quello perfetto per sferrare un attacco all’Europa, partendo dai Paesi Baltici. La prima ragione per cui il tempismo sarebbe eccellente è che, oggi, la NATO appare divisa in due tronconi, uno americano e uno europeo. Quello americano è armato fino ai denti ma è guidato da Donald Trump, uomo che non fa mistero di avere in grande simpatia Vladimir Putin e, invece, di averne scarsissima per gli alleati europei. Il troncone rappresentato dai Paesi Ue e dal Regno Unito è invece una compagine che, se da un lato , appare più che compatta nell’opporsi a Putin e nel sostenere l’Ucraina, è militarmente in grande affanno, poco e male equipaggiata, senza una vera linea di comando, dipendente dagli armamenti americani di cui Trump ha ridotto le forniture . Il nodo dell'Ucraina e le debolezze dell'Ue Non solo: a rendere perfette le prossime settimane per attaccare l’Europa, potrebbe essere anche il fattore Ucraina: di nuovo, gli Stati Uniti di Trump hanno detto e ribadito che il loro sostegno all’Ucraina è agli sgoccioli e, d’altra parte, l’Ue da sola sa di non avere le forze per aiutare più di tanto Kiev. Così, Putin, potrebbe aver pensato di barattare l’Ucraina con il lasciar stare l’Europa. Sarebbe uno scambio miope e mendace, ma non improbabile, soprattutto se proposto a un’Europa terrorizzata. Non da ultimo, occorre considerare che l’Ue ha messo in piedi, pur con tutti i bizantinismi che le sono propri, anche un imponente piano di riarmo. E questo potrebbe significare che se oggi, colpire l’Europa potrebbe essere come infilare un coltello nel burro, tra qualche mese lo scenario potrebbe cambiare e l’Europa essersi fatta nel frattempo più forte. Inoltre, in questo momento, le opinioni pubbliche europee appaiono particolarmente litigiose e confuse: in Germania, Regno Unito e Francia, tre governi molto impolari sono l’unico ostacolo all’ascesa al potere di tre partiti anti sistema, apertamente filoputiniani e molto popolari. Quindi, per un Putin alle prese con le sue volontà imperialiste, il caos di questi mesi potrebbe aver reso la situazione eccellente. Perché Putin potrebbe non attaccare D’altra parte, non è detto che un attacco di questo genere si verifichi davvero. Vladimir Putin sa, come chiunque su questo pianeta, che Donald Trump è fumantino e imprevedibile. E al di là delle sue recenti dichiarazioni circa il fatto che se i Paesi del Baltico venissero aggrediti, gli Usa correrebbero in loro soccorso, è anche possibile che il Presidente americano consideri un aggressione all’Ue come un affronto agli Stati Uniti e che dunque reagisca. Allo stesso modo, è possibile che la Russia, in questo momento non abbia le forze economiche e militari per attaccare su un fronte così esteso. E data la situazione di debolezza, militare ma soprattutto politica ed emotiva, di Ue e NATO, è anche possibile che a Putin non serva nemmeno sferrarlo davvero un attacco. Potrebbe essere sufficiente minacciarlo. Mostrare a tutti quanto, se solo volesse, l’operazione sarebbe facile. E sarebbe, già così, senza sparare un solo colpo, una vittoria completa.

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Luciana Grosso