Le aziende della Silicon Valley investono sempre più nel settore della difesa

A marzo l’esercito statunitense ha ricevuto il prototipo del “Titan”, un centro di comando mobile montato su un camion militare che, dietro un aspetto anonimo, cela una sofisticata infrastruttura tecnologica. Il sistema, sviluppato da Palantir Technologies, integra dati raccolti sul campo e satelliti sfruttando l’intelligenza artificiale per fornire in tempo reale analisi tattiche e supporto decisionale. È un esempio concreto del nuovo modello di guerra targato Silicon Valley, che mette al centro il software invece dell’hardware: pochi soldati, che grazie all’IA riescono a gestire decine di armamenti autonomi a basso costo via terra, aria, mare e persino dallo spazio. Secondo Bloomberg News, accanto a Palantir, altre aziende tech – come Anduril, Saronic, Shield AI ed Epirus – stanno contribuendo alla trasformazione del settore attraverso lo sviluppo di droni da combattimento, imbarcazioni autonome, caccia auto-pilotati e sistemi anti-drone. Si tratta di una rivoluzione che ridefinisce non solo le strategie militari, già oggi fortemente influenzate da droni autonomi e intelligenza artificiale, ma anche gli investimenti e le aziende che prendono parte alla difesa degli Stati Uniti. Il governo Trump – ma in parte anche quelli precedenti – sta infatti puntando molto sullo sviluppo di tecnologie avanzate nel settore militare, aprendo la strada dei contratti pubblici a nuove realtà del settore tecnologico. Alcuni degli esponenti di spicco dell’amministrazione repubblicana, come il vicepresidente JD Vance e il segretario alla Difesa Pete Hegseth, stanno infatti promuovendo una rapida adozione di tecnologie militari innovative per tenere il passo con la corsa agli armamenti tecnologici intrapresa da potenze rivali come la Cina. Per facilitare questa rivoluzione, il Pentagono sta adottando nuove procedure che facilitano l’accesso ai contratti governativi per le startup e le aziende tecnologiche, riducendo gli ostacoli burocratici. L’intento è quello di rendere più agile e innovativo il complesso militare-industriale statunitense, rompendo anche il monopolio dei grandi contractor storici. Questi ultimi, inoltre, piuttosto che ostacolare i nuovi attori stanno formando alleanze con le startup e talvolta le acquisiscono per integrare tecnologie innovative. Nel frattempo, già da qualche anno gli investitori avevano fiutato questa transizione, e secondo Bloomberg dall’inizio del 2023 hanno versato nelle casse delle startup di tecnologia militare oltre 7,1 miliardi di dollari – più di quanto investito in tutti i nove anni precedenti. Attualmente la startup più importante è Anduril, che sviluppa droni, sottomarini, missili e sistemi di sorveglianza autonomi: dal momento della sua fondazione nel 2017 ha raccolto 6,8 miliardi di dollari e oggi ha un valore di mercato stimato di 30,5 miliardi. Secondo Bloomberg, tuttavia, l’ostacolo principale alla trasformazione del sistema militare statunitense resta il Pentagono, che opera ancora attraverso una burocrazia troppo lenta, appalti complessi e scarsa coordinazione tra i vari rami militari. C’è inoltre un aspetto piuttosto controverso – oltre a quello etico dell’intelligenza artificiale applicata alla guerra – ovvero i legami politici e ideologici dei fondatori delle aziende di tecnologie militari, molti dei quali vicini a Trump. Al di là di Elon Musk con la sua SpaceX, uno dei fondatori e attuale presidente di Palantir Technologies è Peter Thiel, noto attivista conservatore molto vicino al Partito Repubblicano. Il crescente potere di queste figure solleva preoccupazioni sul rischio che la politica estera USA venga troppo influenzata da interessi privati e dai legami di questi imprenditori con Donald Trump.

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