Prevost e il Perù. Come il paese sudamericano ha cominciato ad amarlo

I circa vent'anni trascorsi da papa Prévost, nel nord del Perù, prima come sacerdote e missionario e poi come vescovo, sono stati segnati dall'attività pastorale svolta nella comunità, soprattutto a sostegno delle persone più fragili e in difficoltà. Un'attenzione che non é mai venuta meno e che qui non hanno dimenticato, soprattutto per alcune iniziative. L'alluvione di Illimo A Illimo, un paesino di poco meno di 10mila anime, ancora ricordano la reazione tempestiva di Prevost, allora vescovo della diocesi di Chiclayo, quando la regione fu colpita da una violenta inondazione. “Alle 10 de mattino Monsignor Prevost era qui - ci racconta il parroco del paese, padre Felix Fiesta - l'ho chiamato al telefono tra le 8 e le 9, giusto? E lui era già qui alle 10”. Era la mattina del 10 marzo del 2023: le forti piogge avevano causato l'esondazione del fiume La Leche, allagando case e strade, alcune delle quali andarono distrutte. Il vescovo di Chiclayo, Robert Francis Prévost, avvertito della situazione, si precipita a Illimo, in mezzo al fango, per stare vicino alla sua gente, a portare provviste e aiuti concreti, come vestiti e viveri. Ma non solo. “La cosa più importante - ci racconta il sindaco Juan Paolo Santamaria - è che egli ha portato pace spirituale, ha portato una voce di incoraggiamento, ha dato agli abitanti di questi luoghi la forza per andare avanti. In quel momento difficile lui era con noi portando un messaggio di pace, amore, tranquillità e forza per i nostri abitanti”. Prevost lanciò poi un appello che diventò presto una campagna di solidarietà chiamata “mani al lavoro”, un invito, accolto da molti, a rimboccarsi le maniche e ad aiutare attivamente queste famiglie in difficoltà. La risposta al Covid Ma Prevost si farà promotore di un altro appello destinato a conquistare il cuore dei fedeli e risale alla fine del 2020. In Perù, la situazione per quel che riguarda il covid, è in quel momento già disastrosa, ma solo pochi mesi dopo, il paese risulterà essere quello con il più alto tasso di mortalità al mondo. Prevost si occupa delle anime, certo. E per infondere un po’ di speranza in chi soffre, percorre le strade deserte della sua diocesi, accompagnato da due sacerdoti, in una lenta processione. Ma non gli basta, vuole fare di più. E lancia un appello, per l’appunto, raccolto da molte persone, per l’acquisto di un impianto per l’ossigeno, Alla fine, ne verranno comprati due tale è il successo dell’iniziativa. Uno verrà collocata nella città di Chiclayo, l’altro invece, troverà posto a un’ora di strada da lì, a Mochumi, cittadina di poche anime nella campagna peruviana. È lì che incontriamo Janina Sesa, ex direttrice della Caritas di Chiclayo che lavorò a fianco di Prevost in questo progetto. "Si è deciso di installarlo qui a Mochomi e credo sia stata la decisione migliore perché è un distretto vicino a molti altri, che sono sempre colpiti da forti piogge. Sono popolazioni tra le più vulnerabili, con risorse scarse, e in quel momento sono diventate un presidio per salvare vite umane”. Alla fine, si conteranno 5000 persone assistite a Chiclayo e 2000 a Mouchimi. “Ricordo le lacrime della gente quando stava per arrivare l'impianto - ci racconta ancora Janina Sesa - ricordo quanto è stato emozionante per tutta questa regione: l’arrivo di queste macchine rappresentava per noi una speranza di salvezza". Un’iniziativa che, contribuì ad avvicinare ancora di più queste comunità, al loro vescovo. "Credo che di tutte le opere realizzate da Prevost - conclude Janina - questa sia quella che, nella storia di Chiclayo, ha maggiormente segnato i cuori della gente perché era necessaria e si trattava di salvare vite umane: è per questo che la gente lo ama molto” Il suo impegno a occuparsi degli ultimi nasce qui. In queste terre alla periferia del mondo.

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