Il Papa che verrà

Un pontificato con forte connotazione sociale, con proiezione internazionale e missionaria, che armonizzi le diverse priorità della Chiesa. Un Papa per la pace, che costruisca ponti tra credenti e non credenti, e consolidi i processi avviati da Papa Francesco, appianando le tensioni ecclesiali. Queste le linee intuibili del regno di Robert Francis Prevost, 266esimo successore di Pietro, statunitense con nonni europei, missionario per venti anni in Perù, che Papa Francesco aveva portato al vertice del dicastero dei vescovi: una esperienza in curia, dopo una vita da pastore, che lo ha coinvolto nella selezione della classe dirigente della Chiesa, tra l’altro assegnandogli il dossier sulle nomine dei vescovi in Cina. Le lingue della diplomazia È un Papa che padroneggia inglese, spagnolo e italiano, tra le principali lingue dei popoli e della diplomazia, e il suo impegno per una pace disarmata e perseverante ne trarrà vantaggio. È parlante il nome scelto, che ha spiazzato ogni previsione: si ispira a Leone XIII che, alla fine dell’Ottocento, con la difesa degli sfruttati, ha chiesto agli Stati leggi che tutelino i lavoratori e dato origine alla dottrina sociale della Chiesa. Pesa poi la sua idea di come deve essere vissuta l’autorità nella Chiesa: un Papa che sparisca perché gli uomini possano vedere solo il Vangelo, a capo di una Chiesa luogo di salvezza per l’umanità, che la illumini nei drammi del mondo. L'attenzione all'unità dei cristiani Leone XIV porterà avanti la sinodalità e molti si aspettano che consolidi la presenza dei laici e delle donne non solo nel dibattito ecclesiale ma anche nelle strutture amministrative della Chiesa. Il nuovo Papa celebrerà a San Paolo fuori le mura: la basilica simbolo dell’unità dei cristiani, e solo dopo prenderà possesso di San Giovanni e Santa Maria Maggiore, la cattedrale di Roma e il luogo della sepoltura di Papa Bergoglio: ecumenismo e spiritualità mariana, in continuità con Francesco. Fa sperare chi crede nel multilateralismo Nato a Chicago, fa sperare quanti credono nel multilateralismo e sono preoccupati dal cambiamento di valori e parametri degli Stati Uniti, che non sono più un punto di riferimento per le democrazie occidentali. Leone XIV ha una fede fiduciosa e un po’ di preoccupazione per l’ateismo di fatto che insidia anche i cattolici. Nel rivolgersi al popolo, leggendo un discorso scritto, era visibilmente emozionato, mentre nel celebrare in Sistina era molto più sereno, nonostante la consapevolezza del compito pesante che gli è stato affidato. Gli occhi di tanti nel mondo scruteranno ancora parole e gesti per capirne le scelte e le priorità, primi fra tutti i membri del corpo diplomatico che incontrerà venerdì 16 maggio, un appuntamento importante per continuare a decifrare il suo pontificato.

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