Yemen, perché il Regno Unito ha ripreso a bombardare gli Houthi

Il Regno Unito torna in campo nella battaglia contro gli Houthi in Yemen e lo fa al fianco degli Usa per la prima volta dall’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Il Ministero della Difesa di Londra ha comunicato che nella notte i caccia Typhoon della Royal Air Force hanno colpito obiettivi vicini alla capitale yemenita Sana’a, occupata dai ribelli Houthi, per sostenere l’operazione Rough Rider lanciata il 15 marzo scorso da Washington e potenziare il contrasto alle milizie sciite vicine all’Iran. Secondo quanto comunicato da Whitehall, il bersaglio, individuato dopo un’elaborata operazione di raccolta informativa compiuta dall’intelligence, sarebbe stato un complesso di edifici a poco più di venti chilometri a sud di Sana’a utilizzato dagli Houthi per fabbricare droni. I velivoli senza pilota sarebbero stati simili ai modelli impiegati per colpire il traffico navale nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. Il governo di Keir Starmer ha autorizzato il decollo dei suoi caccia stanziati nelle basi cipriote per contribuire all’obiettivo di ridurre la capacità d’azione degli Houthi, che l’amministrazione Usa di Donald Trump considera prioritario per mettere pressione sull’Iran e sostenere Israele, la cui guerra a Gaza è il motivo addotto dagli Houthi per i loro attacchi. In precedenza, dal gennaio 2024 al gennaio 2025 Starmer ha affiancato il predecessore di Trump, Joe Biden, nel condurre l’operazione Poseidon Archer, la prima campagna di bombardamenti in Yemen volta a disarticolare le forze missilistiche e di interdizione degli Houthi. Il Regno Unito si unisce alla massiccia campagna di Trump La campagna di Trump, in quest’ottica, sta proseguendo con un’intensità maggiore di quella del predecessore. Nel primo anno di bombardamenti, sono state 931 le sortite registrate da parte delle forze britanniche ed americane contro gli Houthi. Dal 15 marzo, giorno del varo dell’operazione Rough Rider, le forze armate americane hanno colpito più di 800 obiettivi con le loro incursioni aeree e missilistiche. Molte di queste hanno causato gravi perdite tra la popolazione civile, come l’attacco al terminal di Ras Isa del 17 aprile, in cui sono morte 80 persone, o il raid che ha colpito nella giornata di lunedì un centro di detenzione che ospitava migranti africani nel governatorato di Saada , uccidendo almeno 68 rifugiati. Londra ha sinora sostenuto queste operazioni con il contributo informativo e l’appoggio delle aerocisterne ai velivoli americani, ma è la prima volta che si arriva all’impegno diretto nel Trump-bis. Starmer intende con la partecipazione alla missione mostrare la volontà di Londra di mantenere attiva la cooperazione militare e strategica transatlantica, nonostante la crescente incertezza degli europei sul coinvolgimento futuro degli Usa di Trump nell’alleanza occidentale. “L'operazione congiunta di martedì è avvenuta dopo che l'utilizzo da parte del Segretario alla Difesa Pete Hegseth dell'app di messaggistica non classificata Signal per pubblicare dettagli sensibili su una missione statunitense in Yemen ha sollevato interrogativi sulla sicurezza operativa e sulla possibilità che gli alleati degli Usa vengano dissuasi a un’ulteriore partecipazione al fianco di Washington”, nota il New York Times,. Da tempo Londra ha presentato una posizione aperta alle tesi Usa sul dossier yemenita. Nei messaggi Signal inviati in un gruppo che riuniva i più alti funzionari dell’amministrazione per concordare i raid contro gli Houthi e in cui era stato inserito per errore anche il direttore del The Atlantic Jeffrey Goldberg i vertici del governo Usa erano stati durissimi contro gli alleati. Il capo del Pentagono Pete Hegseth aveva definito “patetici” gli sforzi europei per la sicurezza del traffico marittimo, mentre il vicepresidente J.D. Vance li aveva addirittura bollati come “parassiti” per la loro mancanza di sostegno. Londra in scia agli Usa A fine marzo il Segretario alla Difesa britannico John Healey ha dato ragione a Hegseth ritenendo insufficiente l’impegno dell’Europa per la salvaguardia della libertà di navigazione nel Mar Rosso. Il ministro laburista era intervenuto sul caso Signalgate escludendo Londra dal computo e sottolineando che queste parole “devono essere lette come una sfida e un invito a fare di più”. Per Healey, “sulla tutela dei nostri interessi, sulla spesa per la difesa, sulla sicurezza collettiva, nostro sostegno all'Ucraina, le nazioni europee possono e faranno di più e il Regno Unito sta aprendo la strada”. A prescindere da Trump, Londra ritiene la “relazione speciale” con gli Usa vitale e intende rendere chiara la propria volontà di preservarla e rafforzarla. Il Regno Unito ha le capacità per intervenire in un teatro come quello yemenita e le ha messe in campo per mostrarsi recettivo alla domanda di Trump di un ruolo più attivo nella sicurezza dell’Occidente. Restano notevoli incertezze sui rischi insiti nella campagna anti-Houthi, che portata avanti senza una strategia complessiva chiara e con il solo obiettivo di contenere militarmente i miliziani rischia di esacerbare tensioni già alle stelle in Medio Oriente. Il messaggio di Londra è chiaro: l’Occidente deve restare unito sul piano militare. Anche a costo di seguire Trump nella prima campagna militare del suo secondo mandato.

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