Romania, Georgescu escluso chiama alla piazza in un Paese diviso

Nella giornata di oggi la Corte Costituzionale ha confermato il verdetto dell’Ufficio Elettorale Centrale di Bucarest, escludendo dal voto Georgescu, che nei giorni scorsi aveva fatto appello alla mobilitazione piazza dei suoi sostenitori. La Corte, a dicembre, aveva cancellato le presidenziali di novembre, dove Georgescu aveva vinto a sorpresa il primo turno, denunciando manipolazioni russe a favore del tribuno populista di destra. L’ormai ex candidato, ampiamente in testa nei sondaggi, ha denunciato una cospirazione ai suoi danni, ma questo non è bastato a riportarlo in campo. Il clima in Romania è estremamente acceso. L'ombra della cospirazione russa sulla Romania A fine febbraio, prima di essere escluso dal voto, Georgescu è stato incriminato per sei capi d’accusa, tra cui quelli di cospirazione contro la democrazia e di finanziamento irregolare della campagna elettorale, dalla procura generale di Bucarest proprio in relazione alla precedente corsa alla guida del Paese. Le possibilità di Georgescu di ottenere un verdetto favorevole apparivano alquanto remote, anche alla luce del recente annuncio dell’arresto di sei persone che avrebbero guidato un’organizzazione volta a prendere il potere con un golpe filo-russo nel Paese, fatto che non ha certamente contribuito a distendere gli animi. Prima del pronunciamento della Corte la destra rumena ha alzato il livello del confronto con le autorità. “Se la democrazia in Romania cade, cadrà l'intero mondo democratico!" ha scritto il candidato escluso su X. "Questo è solo l'inizio. È così semplice! L'Europa è ora una dittatura, la Romania è sotto la tirannia!", ha aggiunto, paragonando l’ex presidente Klaus Iohannis e il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu al dittatore comunista Nicolae Ceaucescu. Domenica sera, un’ampia folla di sostenitori di Georgescu si è riversata in piazza a Bucarest scontrandosi con la polizia e nei tafferugli sono state diverse decine le persone rimaste ferite. L'ombra del mercenari Potra dietro Georgescu Inoltre, come rivelato dal canale di notizie rumeno Digi24, dietro Georgescu si starebbe compattando un mondo fatto di paramilitari e milizie dal carattere decisamente sinistro. Digi24 segnala in particolare la figura di Horaţiu Potra, ex combattente della Legione Straniera francese, già capo della security dell’emiro del Qatar e organizzatore di una rete di mercenari attiva in Africa, come particolarmente attiva nell’organizzare mobilitazioni di uomini addestrati a combattere a favore di Georgescu e, addirittura, nell’incitare a un colpo di Stato militare. Potra tra domenica e lunedì avrebbe pubblicato diversi messaggi in una chat WhatsApp che riuniva molti suoi stretti sostenitori invitandoli a sobillare un'azione armata da parte dell'esercito, a propagandare esplicitamente un intervento de militari per arrestare gli esponenti del legittimo governo rumeno. “La Romania deve ribollire in risposta al golpe globalista”, è il sinistro avvertimento di Potra. Questi, ricorda Politico.eu, “è stato arrestato a dicembre con l'accusa di possesso di armi e istigazione al terrorismo, dopo aver presumibilmente pianificato un complotto simile a quello di Capitol Hill del 6 gennaio 2021 nel Paese, in seguito all'annullamento delle elezioni presidenziali”. Il sostegno Usa a Georgescu Il controverso mercenario è oggi uno dei primi sostenitori di Georgescu e della sua causa ad essere attenzionato dalle autorità rumene in caso di nuove proteste contro le istituzioni dovute alla possibile conferma dell’esclusione del leader populista dal voto di maggio. Nonostante tutte le evidenze di potenziali irregolarità e i dubbi sulla condotta di Georgescu, oggi incriminato, il leader filorusso ha incassato la solidarietà dei vertici dell’amministrazione americana di Donald Trump, con il vicepresidente J.D. Vance che un mese fa a Monaco ha accusato l’Europa di aver tradito i suoi valori sostenendo la cancellazione del voto di novembre e Elon Musk che ha definito “folle” l’esclusione dell’ex funzionario Onu. Sul dossier rumeno, gli Usa si trovano nuovamente in comunione d’intenti con la Russia, che ha contestato la scelta dell’Ufficio Elettorale di Bucarest, dalla stessa parte della barricata nel mettere in dubbio la tutela di una democrazia europea oggi pienamente in bilico. E in cui si gioca una delicata partita per difendere la solidità di istituzioni contestate da una rivolta populista che trova l’appoggio della “guerra ibrida” di potenze ostili, che cercano di rivoltare contro la stessa democrazia i suoi strumenti. Alle forze democratiche rumene il compito di difendere le istituzioni e la loro tenuta, anche alla luce dei rischi che la mobilitazione delle forze pro-Georgescu potrebbe comportare nelle prossime settimane.

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