Trump al Congresso, ecco a voi l'America di oggi

Eccola qui, l'America di oggi. Da una parte i repubblicani, talmente entusiasti del proprio entusiasmo da essere disposti a scendere a patti con la verità, pur di conservarlo intatto. Nell'aula della Camera, mentre parla il Presidente Trump, faticano a rimanere seduti. Le standing ovation si susseguono. Sono attraversati da una gioia incontenibile e scomposta. "È la nostra presidenza", dice Trump. Ma loro lo sapevano già. Nell'altra metà dell'aula, divisi dalla navata centrale come da una ferita insanabile, ci sono quelli che "la presidenza degli altri" sono costretti a subirla. Silenti e cupi, i democratici agitano cartelli contro Elon Musk e contro il presidente che vuole farsi re. Le donne sono in abito rosa, una scelta concordata in segno di protesta. È fin troppo evidente, tuttavia, come l'opposizione sia ancora in cerca di una strategia coerente e condivisa, a meno di non voler considerare una strategia andarsene in giro con l'aria perennemente scandalizzata di chi assiste a uno scempio quotidiano senza rendersi del tutto conto se sia un incubo o la dura realtà. Il deputato texano Al Green viene cacciato dall'aula per le rumorose proteste. "Volevo far sapere alla gente", dirà poi, "che ci sono persone disposte a farsi avanti". Essere il presidente di tutti sembra impossibile, oggi, in America, e Trump non ci prova nemmeno. La vittoria non ha placato il suo risentimento, che ancora si riversa a fiotti su chi ritiene colpevole di avergli scatenato contro il sistema giudiziario. Secondo Maggie Haberman, del New York Times, è difficile ricordare un'altra circostanza in cui "un presidente abbia attaccato il suo predecessore in Congresso nello stesso modo". Trump cita Biden più di quanto farebbe un amante tradito. "È stato il peggior presidente della storia", ribadisce, e poi si pone ancora una volta, non troppo velatamente, sulla scia di George Washington. Se una cosa va bene è merito di Trump, nonostante sia al potere da sei settimane. Se va male non è colpa sua, perché è al potere da appena sei settimane. Il trucco è vecchio, ma Trump lo porta all'estremo. L'America ereditata dai repubblicani era il paradiso degli "aliens", invasa da decine di milioni di illegali e preda della violenza di stranieri disumani e disumanizzati dalle parole dell'attuale presidente. Gli ospiti di Trump sono per lo più familiari di chi è rimasto vittima delle violenza compiuta da migranti. "Non servivano nuove leggi per fermare l'immigrazione", dice Trump celebrando il record negativo di ingressi ottenuto a febbraio, "bastava un nuovo presidente". È anche per questo guardarsi continuamente indietro che il discorso è stato unico nel suo genere, nonostante sia stato sostanzialmente privo di vere novità. Il Canale di Panama, il Golfo d'America, la Groenlandia che sarà americana, "in un modo o nell'altro". Tutto già sentito. Il monte Denali è tornato a chiamarsi McKinley. Applausi, E poi il sistema antimissile in stile israeliano, la conquista di Marte, la crociata anti-wokeness, il proiettile di Butler fermato dalla mano di Dio perché Trump potesse rinnovare il sogno americano. Ancora applausi. Un piccolo cambio di rotta c'è, e riguarda l'Ucraina. Trump accoglie con favore la recente apertura di Zelensky, e per la prima volta da diversi giorni usa con lui toni concilianti. "È pronto a sedersi al tavolo della pace e a firmare l'accordo sui minerali", assicura, ma senza fornire alcuna data precisa. Toni tutt'altro che concilianti, invece, per quanto riguarda l'Europa: "ha speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia spesi per difendere l'Ucraina!". Poi Trump ripete, per l'ennesima volta, cifre inesatte sui contributi forniti a Kiev da Europa e Stati Uniti. Per qusto presidente i numeri non servono a puntellare i ragionamenti, ma solo ad abbellirli. Che siano veri o falsi non conta poi più di tanto. Così esagera i margini della propria vittoria, pesca i sondaggi che gli danno maggiori soddisfazioni, gonfia i numeri sui tagli, ripete informazioni infondate sui vaccini. Quando elenca i risultati del DOGE utilizza dati confusi e controversi, smentiti in larga parte dalla stampa e spesso già rimossi dal sito del Dipartimento. Questo non gli impedisce di chiamare una standing ovation per Elon Musk, presente in aula e incredibilmente azzimato con la sua cravatta ben annodata. "Ti apprezzano anche loro", dice Trump indicando i democratici, "ma non vogliono ammetterlo". Nella golden age trumpiana le tariffe perdono il ruolo asettico di strumento negoziale e diventano addirittura un mezzo per "salvare l'anima del paese". Sui dazi non si torna indietro, tutto è confermato: tempi, percentuali, paesi colpiti. "Potrebbero determinare qualche problema", ammette Trump, ma ancora una volta non se ne cura. "Amo i contadini americani", dice, e pazienza se sono tra i più preoccupati per le possibili conseguenze delle tariffe. I dazi spaventano i mercati e anche i consumatori, in un periodo in cui l'influenza aviaria fa sì che le uova in America costino come pepite d'oro. L'inflazione? Colpa di Biden, assicura Trump, e promette contromisure che aveva già promesso in campagna elettorale. Trump dichiara guerra al debito, nonostante il debito, dopo il suo primo mandato, sia aumentato di circa otto miliardi. Trump promette di proteggere le forze dell'ordine, nonostante i suoi sostenitori le abbiano aggredite il 6 gennaio del 2021. Trump dice di aver ripristinato la libertà di parola, nonostante solo poche ore prima abbia deciso una stretta contro le proteste studentesche. È lo stesso Trump che promette di prendere decisioni mentre riduce i fondi federali che gli consentirebbero di prenderle. Piovono paradossi sulla Casa Bianca. “È facile sentirsi esausti", ha ammesso la deputata Elissa Slotkin nel tradizionale discorso di risposta al Presidente. Trump giura che “questo è solo l’inizio”. Vuole prendere i democratici per sfinimento.

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