Brasile, Bolsonaro alla sbarra per eversione grida al complotto

In Brasile Jair Bolsonaro sotto accusa per eversione attacca il governo del suo successore, Luis Inacio Lula da Silva, definendosi un perseguitato politico. L’ex presidente di estrema destra è accusato dalla Procura generale della Repubblica per un presunto tentativo di colpo di Stato messo a segno l’8 gennaio 2023, quando una folla di manifestanti fece irruzione nel palazzo presidenziale di Brasilia, il Planalto, contro la vittoria di Lula al ballottaggio. Secondo il procuratore generale Paolo Gonet, Bolsonaro sarebbe stato a capo di una vera e propria “operazione criminosa” con l’obiettivo di “minare l’ordine democratico e costituzionale del Brasile” rifiutando la sconfitta elettorale e reinsediandosi al potere. Le accuse contro Bolsonaro e i suoi fedelissimi Prima della fine del suo mandato, dopo la sconfitta al ballottaggio il 30 ottobre 2022, all’attenzione di Bolsonaro sarebbe stato portato un piano, progettato dal generale Fernandes, per avvelenare Lula e assassinare sia il vicepresidente Geraldo Ackim sia il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, ritenuto uno dei principali rivali dell’ex capo dello Stato nella massimo organismo della magistratura brasiliana. Proprio le indagini dell’inflessibile de Moraes hanno consentito all’accusa di raccogliere nell’ultimo biennio prove consistenti sui tentativi dell’estrema destra di minare la democrazia del Paese e il giudice ha anche sferzato i tentativi delle frange ultraconservatrici di sfruttare piattaforme come X per spargere disinformazione sulla legittimità di Lula. Proprio la Corte Suprema di cui de Moraes è parte ha avviato le indagini contro Bolsonaro e dovrà ora decidere se accettare le conclusioni di Gonet e autorizzare il processo per l’ex presidente, che dovrebbe aprirsi nel 2026. Le accuse di eversione e di attentato allo Stato di diritto potrebbero costare a Bolsonaro una condanna fino a vent'anni di carcere e un'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Entrambe le opzioni porrebbero fine alla carriera dell'ex capitano dell'Esercito divenuto presidente, che a marzo compirà 70 anni e ha reagito con veemenza alle accuse. Bolsonaro ha definito “un golpe della Disney” il complotto di cui è accusato, sottolineando che l’8 gennaio 2023 si trovava in Florida, nella città di Orlando dove ha sede il parco di divertimenti di Disneyworld. Per la difesa dell’ex presidente, la sua assenza dal Brasile basterebbe a scagionarlo da qualsiasi accusa. Cosa di cui non è invece convinta la procura generale di Brasilia, secondo cui Bolsonaro, alla fine del 2022, "ha lasciato il Paese, per evitare un possibile arresto e attendere l'esito del colpo di Stato”. Inoltre, l’ex capo di Stato ha accusato de Moraes di essere “l’artefice di inchieste motivate politicamente” per favorire Lula e il suo Partito dei Lavoratori. Il figlio di Bolsonaro Senatore federale per lo Stato di Rio de Janeiro, ha accusato il procuratore Gonet di “servire gli interessi nefasti della sinistra” e di attentare alla democrazia brasiliana. Bolsonaro come Trump si presenta come vittima Lo schema difensivo seguito da Bolsonaro ricorda quello che Donald Trump a suo tempo aveva utilizzato contro le accuse mosse nei suoi confronti dopo i fatti di Capitol Hill del 6 gennaio 2021: spostare l’attenzione dal merito alla presunta persecuzione politica orchestrata dall’establishment progressista. In un clima di crescente polarizzazione, Lula si sta ben guardando dal gettare benzina sul fuoco: il presidente, che tra il suo primo e secondo tempo al Planalto ha conosciuto a sua volta i processi e il carcere, si è limitato a dire che “se Bolsonaro e gli altri accusati saranno giudicati colpevoli, dovranno pagare per l'errore commesso” ma ha ribadito che, come tutti gli imputati, “hanno diritto alla presunzione di innocenza”. In un contesto avvelenato, una mossa volta a distendere il clima politico a cui la destra non sembra però pronta ad adeguarsi: il 16 marzo Bolsonaro ha convocato a Rio de Janeiro, nella spiaggia di Copacabana, una grande manifestazione a suo supporto contro Lula e i giudici federali. Sarà un test per capire quanto i fatti dell’8 gennaio 2023 abbiano spaccato il Paese e se Bolsonaro intenda sfruttare l’occasione per presentarsi, come Trump, vittima di un sistema ostile per poi coglierne i dividendi politici.

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