Il burrascoso passato tra Trump e Zelensky

Si dice spesso che per capire meglio il presente bisogna guardare al passato. È vero. È altrettanto vero, forse persino ovvio, che se usiamo il presente per fare luce sul passato tutto ci appare improvvisamente più chiaro. Nel settembre del 2024, prima delle elezioni che avrebbero riconsegnato la Casa Bianca a Donald Trump, l'allora ex Presidente incontrò il leader ucraino a New York. Trump aveva già più volte espresso scetticismo per come l'Occidente stava gestendo la guerra. Nelle parole del futuro commander in chief, Putin era un "genio" e Zelensky "un uomo al quale gli Stati Uniti continuavano a dare miliardi ma che si rifiutava di trovare un accordo". Quello stesso uomo, sempre secondo Trump, faceva "i dispettucci al suo presidente preferito". Id est: Biden. "Ogni volta che viene nel nostro Paese", disse Trump in North Carolina, "Zelensky se ne va via con sessanta miliardi di dollari. E' il più grande venditore del Pianeta". Era il periodo in cui Trump continuava a ripetere che con lui alla Casa Bianca il conflitto non sarebbe mai iniziato . Era anche il periodo in cui il candidato repubblicano prometteva di trovare un accordo in ventiquattro ore, senza però mai spiegare come avrebbe fatto. Secondo il Washington Post, che citava dichiarazioni rilasciate da Trump in privato, il piano prevedeva di costringere l'Ucraina a cedere territori alla Russia. Non esattamente un onorevole compromesso tra le parti. Chi ha la memoria abbastanza lunga avrà ripensato a quelle indiscrezioni del Washington Post quando, pochi giorni fa, il Segretario alla Difesa americano Hegseth ha messo in discussione i confini dell'Ucraina in vista di un cessate il fuoco. Prima dell'incontro con Trump nell'autunno del 2024, Zelensky era incappato in un passo falso. Per ringraziare gli Stati Uniti degli aiuti militari era andato a visitare una fabbrica di armamenti in Pennsylvania, stato che prometteva di essere decisivo alle successive presidenziali. Con lui c'era il Governatore Josh Shapiro, democratico e fervente sostenitore di Kamala Harris. Dire che Trump non l'aveva presa bene è un eufemismo, ma dopo tutto eccolo alla Trump Tower, mentre oltrepassa una porta a vetri fumé al fianco del Presidente ucraino. E' il 27 settembre 2024, e Zelensky è riuscito a ottenere un incontro con il candidato repubblicano. Anche se non lo dice, punta sull'altro cavallo , ma non può rischiare di inimicarsi nessuno, e finché c'è un po' di filo conviene provare a ricucire. "Ho un buon rapporto con Zelensky e anche con Putin", esordisce Trump. "Spero che il nostro sarà migliore", commenta il presidente ucraino. "La guerra deve finire", ribadisce Trump, poi riprende quell'urticante parallelismo tra Kiev e Mosca: "il presidente ucraino vuole che finisca, e sono sicuro che anche il presidente Putin lo vuole". Zelensky aggiunge una postilla: "Putin ci ha invaso, però". A saper guardare, c'era già tutto in quell'incontro di settembre. "Niente di personale, Sonny, sono solo affari", dice Al Pacino a James Caan nel Padrino. Ecco, con Trump quasi tutto è personale. Con Zelensky il rancore dura da almeno sei anni. Nel 2019 l'allora presidente telefonò al collega chiedendogli di indagare sugli affari del figlio di Biden in Ucraina. Trump, lo stesso che adesso accusa il suo predecessore di aver utilizzato i tribunali come un'arma politica, mise il Dipartimento di Giustizia al servizio della causa. Nel tentativo di esercitare una maggiore pressione su Zelensky, congelò gli aiuti destinati a Kiev. Il risultato fu che finì sotto impeachment per abuso d'ufficio e ostruzione al Congresso. Fu assolto dal Senato, ma se la legò al dito. Oggi quel cocciuto di Zelensky continua a fare resistenza. Su altri fronti, però. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent è volato fino a Kiev per proporre all'Ucraina un accordo che prevede di concedere agli Usa una quota dei minerali rari presenti nel Paese in cambio di garanzie sulla continuità degli aiuti americani. L'offerta è stata ribadita dal vicepresidente J.D. Vance a Monaco e poi dall'inviato speciale della Casa Bianca Keith Kellogg. Zelensky ha nicchiato: "L'accordo non protegge i nostri interessi". Cosa prevede l'intesa di preciso non è dato saperlo, ma secondo il Financial Times la cessione dei minerali pregiati costituirebbe un risarcimento per gli aiuti già forniti a Kiev, non la garanzia di contributi futuri. Sull'Atlantic Eliot A. Cohen ha definito la proposta di Bessent "un tentativo di impossessarsi in modo permanente degli elementi più produttivi dell'economia ucraina, un tentativo inaccettabile e che dovrebbe suscitare vergogna anche solo a presentarlo". Sembra che nessuno provi vergogna, per il momento. Al fronte, nel frattempo, si continua a morire. Zelensky, che ha un passato nel mondo dello spettacolo, secondo Trump è un "comico mediocre". Adesso come adesso c'è davvero poco da ridere, per la verità. "Il rapporto fra Trump e Zelensky", secondo il Consigliere per la Sicurezza Nazionale americano Mike Waltz, "ha preso una direzione sbagliata". Non da oggi, in realtà.

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