Trump e l'Italia? Una relazione “davvero” speciale

Il termine “relazione speciale” nel rapporto con gli Stati Uniti potrebbe apparire decisamente inflazionato. Non c’è stato governo, in ogni legislatura, che non lo abbia utilizzato come bandiera di un rapporto sempre descritto da tutti come forte e indissolubile. Il legame tra Italia e America non è mai stato messo in discussione da nessuno, ma questa volta la “relazione speciale” sembra davvero diversa dal solito, perché traslata in un’intesa personale tra Donald Trump e Giorgia Meloni che può fare la differenza. Il fattore Musk In realtà non è corretto parlare di un rapporto a due. Perché con Trump e Meloni c’è Elon Musk, l’elemento fondante di questa “liaison”, oltre che una delle novità più eclatanti della storia americana. Un consigliere,un finanziatore, un presidente ombra “innamorato” di Giorgia Meloni, a tal punto da diventare l’innesco di questa nuova “special relationship”. Elon fa affari, Giorgia è appena arrivata a Palazzo Chigi quando si incontrano per la prima volta. Si parla di Tesla, di Starlink, si gettano le basi per una relazione economica ed industriale. Ma genio e sregolatezza, si sa, vanno sempre in coppia. E così il multimiliardario a stelle e strisce e l’underdog italica diventano ottimi amici. Lei si fa premiare da lui all’Atlantic Council, gli accordi tra governo e imprese vanno avanti, e, non appena Trump vince le elezioni, Elon canta le lodi della premier. Trump è il fascino per l’underdog Trump è affascinato da chi rompe gli schemi. Considera Meloni una simile a lui. Che ha sbaragliato tutti e tutto, coraggiosa, che non ha paura di solcare rotte ardite e non convenzionali. Sensazioni che ritrova a Parigi, quando si incontrano per la riapertura di Notre.-Dame. In mezzo sempre Musk, con il culmine che si raggiunge quando la premier vola a sorpresa, da sola, a Mar a Lago e ottiene il via libera al patto con l’Iran per riportare a casa Cecilia Sala. I bacetti sulla testa di Biden diventano una foto d’archivio, ma è in questa cronaca, precedente all’ingresso ufficiale alla Casa Bianca, che l’Italia vede per sé una nuova stagione. Non più a traino di Francia e Germania, non più cenerentola d’Europa, ma ponte tra le due sponde dell’Atlantico, interlocutore di riferimento per tutto ciò che riguarderà il Vecchio Continente. Un ruolo che viene rivendicato anche con la partecipazione al giuramento del nuovo presidente. Meloni viene invitata personalmente da Trump, scavalcando protocollo e prassi. Lei tiene tutti in bilico fino all’ultimo, poi parte. A chi dice che è una presa di distanza dall’Europa, risponde che al contrario è un’opportunità per tutti. Un’Europa debole per un’Italia più forte A favorire Meloni non c’è solo la chimica con il nuovo presidente, ma anche un momento di debolezza dell’Europa che ne rafforza la figura . Le difficoltà politiche di Francia e Germania, lo stretto rapporto di fiducia nato con Ursula Von der Leyen ne fanno una leader solida e influente, senza tuttavia aver perso - in due anni di governo - l’immagine di politico anti-convenzionale agli occhi dell’opinione pubblica. Esattamente ciò che serve e piace a Trump. Dialogare con l’establishment, senza dare l’impressione di farlo. Per questo Giorgia Meloni è perfetta. E lo potrebbe diventare anche per un’Europa che non ha risolto i conflitti con se stessa, che ha bisogno di Trump, ma che fatica a trovare la quadra su quasi tutto. Il ragionamento che si fa a Roma è semplice: quando si parla di dazi basati su un interscambio non equilibrato, l’Italia è tra i Paesi messi meglio. Quando si parla di aumento delle spese per la difesa l’Italia è sulla scia della stragrande maggioranza degli altri Paesi. Meloni può invocare clemenza sui dazi con Trump, l’Europa in cambio può ridurre rigidità, tipo l’incidenza delle spese militare nel rapporto deficit/PIL, permettendo così agli Stati membri di andare incontro alle richieste Usa. Un “do ut des” che Meloni non avrebbe paura di proporre a Trump e Musk. Ecco allora che al netto dei tecnicismi, l’Italia si candida a tenere questo tipo di rapporto, convinta di aver conquistato Trump da un lato, e di poter essere un perno di stabilità dell’Ue dall’altro. Come tutte le cose che si basano sulle relazioni speciali i rischi sono alti. Trump vive di infatuazioni. Bisognerà capire come maturerà e se reggerà la convivenza con Musk. Ci sarà da vedere se Giorgia e Donald riusciranno a disintermediare il loro rapporto, dallo stesso Musk. Ma questo è il futuro, su cui lavorare e per cui lavorare. Il presente registra un feeling inaspettato e promettente, sul quale si possono coltivare progetti e ambizioni.

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