Il gas russo non è ancora fuggito dall'Europa, vola l'export di Gnl

Sorpresa: il gas russo non se ne va dall’Europa, anzi aumenta rispetto all’inizio del 2024. E lo fa grazie a quel mercato del gas naturale liquefatto a cui i Paesi del Vecchio Continente hanno fatto ricorso dall’invasione dell’Ucraina in avanti come strumento per rompere la tradizionale dipendenza energetica da Mosca. Lo segnala una ricerca della società di business intelligence Kpler, specializzata in materie prime, che mostra chiaramente come la fine dei flussi del gas russo via tubo verso l’Europa non sia coincisa con l’azzeramento delle forniture da parte di Mosca all’Europa. Anzi – secondo quanto riferisce Politico - i primi quindici giorni dell’anno sono stati caratterizzati da un boom delle forniture in totale controtendenza con gli obiettivi politici desiderati dai fautori della chiusura dei flussi tramite il gasdotto ucraino che copriva il 5% della domanda europea. Dall’1 al 15 gennaio, infatti, l’Europa ha acquistato dalla Russia oltre 837mila tonnellate di Gnl, in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2024 e del 23% rispetto al 2023. Il gas russo non se n'è andato ll gas russo non ha più la stessa pervasività nel totale del mix energetico europeo, su cui pesa per il 10% delle forniture, ma la tenuta delle consegne di Gnl mostra la resilienza di Gazprom, il colosso russo dell’energia, e l’ampiezza di molte maglie nella rete sanzionatoria contro il Cremlino. Charles Costerousse, analista senior in tema Gnl presso Kpler, ha commentato a Politico.eu che una vera e propria “tempesta perfetta” ha contribuito alla crescita della domanda russa, sottolineando che “"c’è stata un'ondata di freddo dalla seconda metà di dicembre; la produzione di energia eolica non è stata al suo livello più alto, aprendo alla sostituzione con il Gnl prodotto nell'impianto russo di Yamal", sito nel Nord della Siberia. Fattori climatici e problematiche energetiche hanno contribuito a sdoganare la ripresa del Gnl russo, permettendogli di superare a fine 2024 il Qatar come secondo fornitore europeo del settore dopo gli Stati Uniti. E se già il 2024, con quasi 18 milioni di tonnellate totali, era stato caratterizzato da un record di forniture, il 2025 appare in corsa per permettergli di battere la quantità esportata dal sito di Yamal verso l’Europa. La Russia si attrezza da tempo a competere nel mercato europeo del Gnl, in cui gli Usa l’hanno sfidata nell’ultimo decennio, e prima della guerra in Ucraina ha siglato con gli operatori di Paesi come Belgio, Francia e Spagna contratti di fornitura di gas via nave a lungo termine la cui esecuzione, in questa fase, traina la domanda in aumento anche per la maggiore convenienza di carichi di questo tipo rispetto a quelli che gli acquirenti devono comprare ogni giorno sui mercati energetici . La resilienza russa, la fragilità europea Su quest’ultimo fronte, che vede le navi gasiere partire dai terminal e dirigersi verso quelli indicati dall’acquirente più generoso, Mosca non è comunque assente, dato che la percentuale di Gnl venduto dalla Russia sul mercato spot è aumentata dal 23 percento nel 2023 al 33 percento del totale nel 2024, come ha recentemente riportato il Financial Times. Anna-Kaisa Itkonen, portavoce della Commissione europea, ha di recente sottolineato le “serie preoccupazioni” comunitarie per l’aumento della presenza del Gnl russo nell’Unione. A fine febbraio Ursula von der Leyen dovrebbe presentare un piano per promuovere il distacco definitivo dell’Europa dall’energia russa che permetta ai Paesi del blocco di cessare di finanziare la macchina bellica di Vladimir Putin. Inoltre, nota Politico.eu, “dieci paesi dell'UE stanno chiedendo all'Unione di sanzionare il Gnl russo” il cui acquisto sembra essersi accelerato dopo che Mosca ha “iniziato a interrompere le consegne tramite gasdotto nel tentativo di trasformare i flussi di combustibili fossili in armi in seguito all'inizio della sua guerra su vasta scala contro l'Ucraina” prima dello stop ai flussi decretato da Kiev. La sensazione è che il distacco dell’Europa da Mosca sarà ancora lungo, e del resto con prezzi del gas saliti di oltre il 50% nell’ultimo anno questo contesto appare quello più difficile per un disaccoppiamento che, giocoforza, manderebbe ulteriormente in affanno un mercato perennemente assetato di energia come quello europeo.

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