Meta, Musk e l'Europa

“Non vogliamo duelli all’ultimo sangue, questi sono personaggi che vogliono far parlare di sé e quindi è meglio non aiutarli a farsi pubblicità”. Nei piani alti della Commissione Europea così si parla di Mark Zuckerberg ed Elon Musk e delle loro provocazioni, accuse o intromissioni nelle questioni europee. A proposito di Zuckerberg, a Bruxelles si sorride. Lui ha accusato l’Europa di eccesso di censura e di bloccare l’innovazione. In realtà, ci spiegano fonti molto ben informate, è Bruxelles che ha aperto una procedura contro Facebook e Instagram perché negli ultimi anni hanno eliminato troppi commenti e post di argomento politico scritti da utenti privati, censurando il loro pensiero, ed hanno invece tenuto tutti gli annunci politici a pagamento per fare cassa. “Che ora lui accusi noi di censura – ci dicono – fa un po’ ridere…”. In realtà, secondo chi si occupa della questione, il capo di Meta è ancora indispettito dal fatto che per le regole europee sulla privacy gli è stato impedito di utilizzare i dati personali degli utenti dei suoi social per sviluppare il suo sistema di AI. Per questo avrebbe accusato l’Ue di impedire l’innovazione tecnologica con le sue regole. Nel complesso, però, l’annuncio fatto da Zuckerberg sulla fine del Fact Checking e l’introduzione delle cosiddette Community Notes, non sconvolge granché i funzionari europei. Musk con X già lo ha fatto, e questo non è contro le regole Ue, a patto che poi si faccia una relazione sugli effetti delle nuove procedure. Inoltre, per ora, Meta ha comunicato che la fine del Fact Checking riguarda solo gli account americani e non quelli europei. A Bruxelles sono consapevoli che le uscite dell’inventore di Facebook hanno anche motivazioni di politica interna americana. Probabilmente lui è interessato ad avvicinarsi al prossimo presidente degli Stati Uniti, specialmente ora che il suo concorrente/rivale Musk sembra avere le chiavi di casa di Donald Trump. E proprio per questo è probabile che sia Ursula von der Leyen, ancora al letto con la polmonite, ma “sempre al lavoro”, sia i principali Commissari, non abbiano intenzione di imbarcarsi in duelli stile OK Corral contro questi eccentrici e geniali multimilionari dei Social, che si tratti di Musk o di Zuckerberg. In un acceso scontro dialettico probabilmente questi avrebbero la meglio. La loro immagine come comunicatori è comunque più forte di quella della Presidente della Commissione Ue. Il passato Commissario Breton in questo aveva peccato di presunzione, si era imbarcato in sfide dialettiche contro Musk e Zuckerberg che hanno ottenuto solo un irrigidimento delle loro posizioni. Ora invece Bruxelles cerca di non alzare il livello dello scontro, anche consapevole che, ad esempio per quanto riguarda Meta, il mercato europeo vale il 20% del suo fatturato, è perciò irrinunciabile. Inoltre, i vertici Ue pensano ad avere più che altro buone relazioni col Presidente eletto Trump e notano quanto, in questi giorni, si sia tenuto piuttosto lontano da queste polemiche. Le intromissioni di Musk nei processi elettorali dei Paesi europei sono certamente vissute con timore e fastidio ma non violano al momento specifiche direttive europee. Quello che Bruxelles può fare quindi è lavorare con Trump affinché spinga il suo amico a più miti consigli e lasciar parlare, o eventualmente agire, i singoli Stati membri e i loro leader. Cosa in parte già avvenuta. Nelle tensioni tra gli eccentrici miliardari del web e l’Europa, in questi giorni è entrata anche la questione dei rapporti tra il governo italiano ed Elon Musk. In particolare, si è parlato dell’eventualità che il nostro Paese firmi un contratto con la società di Musk Starlink per utilizzare il suo sistema satellitare nelle comunicazioni. A proposito di questo dentro la Commissione europea ci spiegano la loro posizione e il loro stato d’animo. “Siamo confusi più che irritati”, ci dicono. “Aspettiamo che il governo di Roma ci spieghi eventualmente che tipo di servizi intende avere da Starlink”. Di fatto, se l’Italia si avvarrà dei satelliti di Musk per gestire le proprie comunicazioni criptate e militari sono affari suoi. È inopportuno, ci dicono, nessuno sarà contento, ma può farlo. Se invece vuole usare Starlink per sviluppare il sistema della banda larga per il quale il nostro Paese riceve anche fondi pubblici europei, allora non va bene. Sarà necessaria una gara d’appalto.

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