La Francia trova un nuovo primo ministro, ma non la pace

Ci sono volte nella vita in cui senti che è arrivato “il tuo momento”. E deve averlo sentito con convinzione questa volta, François Bayrou, dopo che il suo nome circolava per Palazzo Matignon - così si chiama il palazzo del primo ministro in Francia - e sembrava incontrare tutte le necessità espresse da Emmanuel Macron. Una figura politica d’esperienza, che potesse dialogare con la destra come con la sinistra, non inviso alle forze radicali. Bayrou pregustava il momento in cui finalmente, dopo una lunga carriera in cui è stato ministro, tre volte candidato alle presidenziali, eurodeputato, fondatore di un partito, alleato di Macron dal 2017, sarebbe arrivato al vertice dello Stato. Con il passare dei giorni, nonostante altri nomi fossero stati presi in considerazione, quello di Bayrou sembrava essere la scelta più convincente. E invece. “Me ne vado”, la minaccia di Bayrou a Macron Invece venerdì mattina, quando l’estenuante attesa per un nuovo nome era sul punto di terminare, Macron ha chiamato Bayrou per dirgli che non sarebbe diventato primo ministro. Che avrebbe scelto Sébastien Lecornu, ministro della Difesa, macronista. Una figura meno emotiva, meno autonoma e meno ambiziosa, soprattutto, a giudizio dei consiglieri del Presidente. Essere escluso ancora una volta, dopo una settimana di aspettativa e dopo anni in cui a ogni cambio di Governo il nome di Bayrou circola tra “i papabili”, è sembrata al centrista un’umiliazione di troppo. “Me ne vado”, avrebbe risposto a Macron, “Je vous quitte”. Una frase semplice e diretta: senza nomina, Macron avrebbe dovuto rinunciare a Bayrou e al supporto del suo partito MoDem, con i suoi preziosi 36 deputati nell’Assemblea nazionale. “La richiamo tra 15 minuti”, avrebbe risposto il Presidente. La chiamata successiva è stata quella che ha confermato a Bayrou che la sua scommessa aveva funzionato. In un telegrafico comunicato stampa l’Eliseo l’ha annunciato come il successore di Michel Barnier. Quarto Primo ministro nel solo anno 2024. What a year! Calma e sangue freddo Nel suo discorso di insediamento, Bayrou si è paragonato al re di Francia Enrico IV “Che seppe trovare la riconciliazione in un Paese diviso dalla guerra”, parlando di un “Himalaya di difficoltà da affrontare”. In effetti la strada è tutt’altro che in discesa. All’apparenza il supporto su cui può contare non è maggiore di quello su cui poteva contare Michel Barnier. I socialisti, che nei giorni scorsi avevano partecipato alle riunioni dell’Eliseo, hanno rinunciato a entrare a far parte di una coalizione di governo guidata da un centrista invece che da una figura della sinistra, ponendo le proprie condizioni per astenersi da un voto di sfiducia. Come aveva fatto il Rassemblement National con Barnier, fino a quando l’occasione di far cadere il Governo non si è presentata... Di certo per evitare di battere il record di “governo più breve della quinta repubblica francese” Bayrou dovrà accettare lunghe trattative sulla legge di bilancio, senza cedere alla tentazione di porre la fiducia. Riuscirà a sopravvivere - facendo evolvere il Paese - fino a luglio 2025, termine minimo per tornare eventualmente alle urne per nuove legislative? In questa politica francese piena di colpi di scena, è impossibile prevederlo.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La Francia trova un nuovo primo ministro, ma non la pace