Ishiba confermato premier, ma il suo governo è precario

Shigeru Ishiba resta primo ministro del Giappone ma il suo secondo esecutivo nasce profondamente indebolito rispetto al precedente. Dopo le pesanti perdite in termini di consensi e seggi subite dal Partito Liberaldemocratico alle elezioni generali anticipate del 27 ottobre il capo del governo nipponico è riuscito a spuntare la riconferma di fronte alla Dieta Imperiale. Nel voto convocato per eleggere il nuovo capo del governo, Ishiba ha superato il leader del Partito Democratico Costituzionale Yoshihiko Noda, già capo del governo, senza però ottenere la maggioranza assoluta: votato dal Pld e dagli alleati buddhisti del Komeito, il segretario dei conservatori nazionalisti ha ottenuto 221 voti contro 160 conquistati da Noda, in un’elezione che ha visto però ben 84 astensioni. Ishiba dipende dai compromessi L’Ishiba-bis nasce dunque come un governo di minoranza, il primo che il Partito Liberaldemocratico dovrà guidare dopo dodici anni consecutivi di guida del Paese con maggioranze nette. E per l’ex ministro della Difesa, chiamato a guidare il Pld dopo le dimissioni di Fumio Kishida e un calo di popolarità della formazione nazionalista legato all’esplosione di diversi scandali per l’uso scorretto di rimborsi elettorali e finanziamenti da parte delle sue correnti, si apre una fase estremamente delicata. Ishiba, infatti, ha convocato il voto anticipato dopo la sua elezione alla guida del Pld e del governo sperando che la vittoria del Pld lo aiutasse a consolidare la sua posizione. Storicamente ritenuto un battitore libero nel Pld, scelto dagli iscritti proprio per la sua terzietà alle varie fazioni interni e la sua fama di figura onesta e trasparente, Ishiba ha provato a sfruttare il cambio di governo per rafforzare la sua posizione col voto anticipato, ma la scommessa non ha pagato. Ora il suo secondo governo, l’ottavo consecutivo guidato dal Pld dopo il ritorno al potere di Shinzo Abe nel 2012, nasce con tre incognite. Il primo ministro sarà condizionato, al tempo stesso, dalla sua posizione fragile nel Pld, che il crollo elettorale ha messo in evidenza, dall’aumento del potere contrattuale degli alleati di coalizione del Komeito e, soprattutto, dalla necessità di dover fare i conti con l’opposizione liberale e progressista per veder sviluppata l’agenda dell’esecutivo. Ishiba per governare dovrà fare concessioni su molti fronti, e non è detto che sul lungo periodo riesca a soddisfare le pressioni che da tutte e tre le parti verranno esercitate. Addio aumento delle spese militari? Tra le linee di politica proprie dei dodici anni al governo del Pld, quella che oggi appare più in discussione è la corsa di Tokyo al riarmo e all’innalzamento della spesa per la Difesa. Il Komeito, alleato del Pld, è da tempo schierato su posizioni pacifiste e non guarda di buon occhio l’assertività del partito che fu di Abe. In vista delle prime scelte politiche decisive, quelle per il bilancio del 2025, Ishiba dovrà inoltre cercare alleati nella Dieta Imperiale per evitare una paralisi legislativa. E ad oggi l’accordo più probabile è quello con una formazione moderata, il Partito Democratico del Popolo, che si è classificata terza alle elezioni. Il leader del Pdp, Yuichiro Tamaki, è stato di recente messo sotto pressione da uno scandalo personale legato alla rivelazione dei media di una sua relazione extraconiugale. Questo ha fatto venire meno le possibilità di una sua unione a Pld e Komeito per un inedito governo di coalizione a tre partiti, ma secondo diversi osservatori l’agenda politica del Pdp appare la più integrabile a quella del governo di minoranza. “Il punto principale dell'agenda di Tamaki è la proposta di spingere per un aumento delle detrazioni fiscali per i contribuenti che amplierebbe la retribuzione netta dei cittadini nipponici”, sottolinea il New York Times, aggiungendo che “le politiche del Pdp comporterebbero, se pienamente applicate, una spesa di 52 miliardi di dollari”, pari all’intero bilancio per la Difesa. Di fronte a un'inflazione che desta preoccupazioni, un'economia stagnante e uno yen debole, Tokyo non può trovarsi a finanziare ampliamenti del deficit su ogni fronte e, secondo il Nyt, Ishiba per sviluppare una cooperazione a tutto campo con il Pdp che eviti una paralisi amministrativa “potrebbe compromettere l'impegno del Giappone ad aumentare il bilancio della difesa a più del 2% del suo prodotto interno lordo”. Potranno i leader del Pld accettare che venga rinnegata la più significativa svolta promossa dall’era Abe in avanti? Di fronte alla popolarità in calo e al risultato del voto, la conferma al potere rischia di essere un’arma a doppio taglio per i liberaldemocratici: dover dipendere dai compromessi con l’opposizione da un lato ed avere una scarsa unità interna dall’altro pone la formazione che fu di Abe sulla difensiva. Uno scenario inedito che fa nascere come “anatra zoppa” l’Ishiba-bis.