Chi è Susie Wiles, detta "Ice Baby", la donna dietro alla vittoria di Trump

Due giorni dopo le elezioni presidenziali vinte contro Kamala Harris, Donald Trump annuncia la prima nomina della sua futura amministrazione: si tratta di Susie Wiles, che sarà la prima donna a ricoprire il potente ruolo di capo dello staff della Casa Bianca. Guardando al corso della campagna con cui il tycoon ha riconquistato la Casa Bianca, la scelta di Wiles è comprensibile: non solo la 67enne consulente politica e co-presidente della sua campagna elettorale gode dell’assoluta fiducia di Trump, ma è anche considerata una delle poche in grado di far cambiare idea al prossimo presidente. Per Wiles la nomina arriva dopo una lunga carriera da consulente del mondo repubblicano, vissuta soprattutto nell’ombra, e che prosegue da 45 anni. Repubblicana moderata, si è avvicinata al centro del potere mentre Trump cavalcava posizioni sempre più radicali. Chi è Susie Wiles 67 anni, nativa del New Jersey, Susan Summerall Wiles è figlia di un ex giocatore della National Football League, Pat Summerall. Ha mosso i primi passi come assistente del deputato Jack Kemp, giocatore di football americano come il padre che ha ricoperto anche incarichi di governo nelle amministrazioni repubblicane degli Anni Ottanta. Negli Anni Novanta si è spostata in Florida, dove ha assistito come capo di gabinetto i sindaci di Jacksonville, capitale del Sunshine State, John Delaney e John Peyton, aiutando poi Rick Scott nella sua campagna per l'elezione a governatore nel 2010. Negli anni successivi lavora come lobbista ed entra, poco prima del 2016, in contatto con Donald Trump. Sarà lui a farle fare il grande salto nella politica nazionale. Il tycoon le affida il coordinamento della sua prima campagna elettorale, la raccolta fondi e la promozione della sua immagine in Florida: la vittoria in quello che oggi è lo Stato di residenza del tycoon è stata decisiva per portare il businessman alla Casa Bianca e, da allora in avanti, la Florida si è sempre più colorata di rosso. Tra DeSantis e Trump Il New York Times ha definito Wiles come "una delle poche figure capaci di sopravvivere al caotico stile manageriale di Trump". Nella prima amministrazione del presidente eletto, la consulente si è trovata a dover gestire il sostegno a un altro aspirante governatore della Florida, Ron DeSantis, alla cui campagna per l’elezione alla guida del Sunshine State ha contribuito nel 2018. Alla lunga, però, tra i due è sceso il gelo anche di fronte alle critiche di Wiles sulle scelte di DeSantis riguardo le nomine-chiave in Florida, con cui il governatore è stato accusato di voler costruire una base di potere indipendente da quella di Trump. La fedeltà di Wiles verso il tycoon è rimasta anche dopo la sconfitta del 2020 e i fatti di Capitol Hill. E proprio la graduale uscita dai ranghi trumpiani dei funzionari che l’avevano aiutato nella prima amministrazione ne ha favorito l’ascesa, nel 2021, alla guida del Save America PAC, importante comitato pro-Trump che ha raccolto cospicui finanziamenti per sostenere la terza campagna del presidente eletto e pagare le spese legali di Trump e dei suoi assistenti coinvolti nei numerosi processi che lo riguardano. La corsa alla presidenza Nell’ultimo biennio Wiles, nominata da Trump a capo della campagna elettorale assieme a Chris LaCivita, è diventata consigliera e stretta collaboratrice dell’attuale presidente eletto. È ritenuta l’eminenza grigia dietro il successo del tycoon nel voto di pochi giorni fa e tra le figure che più hanno spinto per la nomina di J.D. Vance come candidato vicepresidente. Come ha scritto il Guardian, “è stata la regista della campagna di comunicazione con cui Trump ha riconquistato la Casa Bianca il 5 novembre”. Al contempo Wiles, nota la testata britannica, “è stata anche accreditata, dagli alleati e dagli oppositori di Trump, come la persona che gli ha dato la disciplina e la concentrazione necessarie per avere successo”. I critici di Trump non le hanno risparmiato critiche, indicando in Wiles una figura di punta nella minaccia che Trump costituisce per la democrazia americana. Fernand Amandi, sondaggista e commentatore politico della Msnbc, indicando la vocazione “autoritaria” del tycoon, ha individuato in Wiles una possibile “abilitatrice delle ambizioni dittatoriali” del presidente eletto, sottolineando in un dialogo con Politico che “è una donna troppo intelligente e un'operatrice politica troppo sofisticata per non capire”. A prescindere dalle critiche e dall’alone di mistero che circonda una figura sempre vissuta dietro le quinte della politica americana, è indubbio che Trump abbia posto Wiles non solo di fronte alla più grande opportunità della sua carriera ma anche a una sfida delicatissima: il ruolo di capo di staff della Casa Bianca è stato, nel primo mandato di Trump, gestito caoticamente mano a mano che i conflitti tra l’allora commander in chief e la sua stessa amministrazione si moltiplicavano: in quattro anni Trump ha “bruciato” nel ruolo il presidente del Comitato nazionale repubblicano Reince Priebus, il generale John Kelly, l'ex rappresentante della Carolina del Sud Mick Mulvaney e l'ex rappresentante della Carolina del Nord Mark Meadows. Nel discorso della vittoria, Trump Trump l’ha pubblicamente ringraziata citandola col soprannome di ‘Ice Maiden’, la signora di ghiaccio, per i suoi nervi d’acciaio e la professionalità.