I muri nel mondo sono sempre di più. Dove sono e a cosa servono

Potremmo elencarli dal più lungo al più corto, partendo con il muro che divide l’India dal Bangladesh, che conta 3266 chilometri, arrivando ai soli 110 chilometri di barriere che separano l’Estonia dalla Russia. Potremmo anche partire dal più vecchio dei tempi moderni, il “muro della vergogna” di Tijuana al confine fra Stati Uniti e Messico, nato nel 1994, fino ad arrivare al più recente, che al momento è solo su carta, ovvero quello che i norvegesi pensano costruire al più presto al confine con la Russia. In ogni caso, l’elenco sarebbe lungo. Proprio così: di muri nel mondo a quanto pare non se ne abbattono più, anzi, se ne costruiscono ancora e non solo; spesso si allungano quelli già esistenti, si manutenzionano e si modernizzano. Difficile infatti ricostruire la loro lunghezza esatta, così come l'anno di fine lavori, dato che spesso vengono prolungati e rafforzati a più riprese. Il muro come barriera fisica per dividere il confine fra due Stati, questo è certo, ora diventa modernissimo, con telecamere, droni, sensori. Il tema delle migrazioni di massa, incoraggiate soprattutto dai conflitti in corso, è forse la leva che ha spinto con maggiore energia i paesi negli ultimi decenni ad alzare barriere per impedire alle persone di passare il confine. D’altro canto, le motivazioni che spingono i paesi a costruire un muro sono sempre le stesse e fondamentalmente tutte legate alla sicurezza, sia essa fisica o economica. Ecco allora che la Norvegia ha da poco fatto sapere che potrebbe mettere una recinzione lungo parte il confine lungo 198 chilometri che condivide con la Russia. Lo ha dichiarato il governo norvegese stesso spiegando che si tratterebbe di una mossa ispirata a quanto fatto dal suo vicino nordico, la Finlandia. "Una recinzione di confine è molto interessante, non solo perché può fungere da deterrente, ma anche perché contiene sensori e tecnologia che consentono di rilevare se le persone si muovono vicino al confine", ha detto la ministra della Giustizia Emilie Enger Mehl in un'intervista all'emittente pubblica norvegese NRK lo scorso settembre. I norvegesi starebbero quindi esaminando “diverse misure” per rafforzare la sicurezza al confine con la Russia nel nord dell’Artico, come recinzioni, aumento del numero del personale di frontiera o intensificazione del monitoraggio. La stazione di confine di Storskog, che negli ultimi anni ha assistito solo a una manciata di tentativi di attraversamento illegale della frontiera, ad oggi è l’unico punto di passaggio ufficiale in Norvegia dalla Russia. A riprova del fatto che un’alta litigiosità fra stati porti ancora oggi alla costruzione di muri, basterà guardare la situazione in Medio Oriente. Nell’area interessata dal conflitto ci sono diversi muri: uno è situato fra Israele ed Egitto ed è nato perché il governo israeliano sperava di contrastare l’immigrazione illegale, il traffico di droga e armi e l’infiltrazione di terroristi; un altro si trova fra Israele e Palestina ; un altro ancora è fra Israele e Libano ed è sorto con l’idea di proteggere le comunità israeliane dalle infiltrazioni di militanti Hezbollah. L’ultima in ordine di tempo è la zona “cuscinetto” fra Egitto e Gaza larga diversi chilometri con un muro noto al mondo dopo che la società Maxar Technologies ha scattato e diffuso delle immagini satellitare che mostravano la costruzione della barriera.

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