Elezioni USA, come Peanut lo scoiattolo è riuscito a monopolizzare il dibattito social

Di temi ce n’erano tanti: le proposte di riforma economica, il border col Messico e gli immigrati irregolari, i processi del candidato Repubblicano, l’accesso all’aborto e alle cure sanitarie… Eppure, per una di quelle motivazioni insondabili, buona parte della destra americana ha impiegato le ultime ore della campagna elettorale più importante di questi anni a parlare di uno scoiattolo. Sì, avete capito bene: uno scoiattolo. Il suo nome era Peanut the Squirrel, ed era una celebrità dei social media, per così dire: il suo padrone, Mark Longo, un uomo residente nello Stato di New York, era solito filmarlo e postare dei suoi video su TikTok e Instagram, dove l’animaletto aveva iniziato a mettere insieme centinaia di migliaia di visualizzazioni. Ma il salto da video virale a nodo del contendere elettorale è avvenuto in un secondo momento, e più precisamente lo scorso 30 ottobre: in questa giornata, riporta Associated Press, Peanut e un altro animale selvatico adottato da Longo, il procione Fred the Raccoon, sono stati soppressi dal Dipartimento di salvaguardia ambientale dello Stato di New York. Qualcuno aveva fatto una segnalazione anonima alle autorità, che sono dovute intervenire per – ha comunicato il DEC – «condurre i test per la rabbia» sui due poveri animali, oggetto di un provvedimento di eutanasia. Longo, che non aveva i permessi specifici per mantenere in cattività Peanut e Fred, ha reso l’incidente di dominio pubblico, e da allora la grancassa dei social media si è attivata, rendendo l’uccisione di Peanut lo scoiattolo un fatto di rilevanza politica. Elon Musk, il miliardario fondatore di Tesla e SpaceX che ha donato più di 100 milioni di dollari alla campagna di Donald Trump e da allora è apparso in diversi comizi dell’ex presidente, ha passato le ultime ore pre-voto a postare assiduamente su X sulla vicenda: in tutto vi ha fatto più di 20 riferimenti, fra meme, commenti e invettive, tra sabato e domenica, come se fosse un tema centrale per invogliare gli elettori a votare Repubblicano. In uno dei messaggi postati dal proprietario di X si legge: «Il governo non dovrebbe poter entrare in casa tua e uccidere il tuo animale domestico!». In un altro invece l’attacco alla sinistra, che amministra lo Stato di New York, è invece più esplicito: «Perché il Partito Democratico è così crudele?». Ma Musk non è stato l’unico a salire sul carro del movimento “Justice For Peanut”: a seguirlo a ruota sono stati diversi esponenti della galassia conservatrice online, a partire dagli influencer di destra che hanno reso virale un video in intelligenza artificiale con una legione di pretoriani-scoiattoli che indossano un cappellino con scritto «Pets 4 Trump». Il profilo X dei membri repubblicani della Justice Commission della Camera Usa ha rilanciato l’importante caso scrivendo «Giustizia per Peanut». E una raccolta fondi per Longo su GoFundMe ha già raccolto 200mila dollari. Al di là di quanto possa fare sorridere – o rendere increduli – la vicenda di Peanut the Squirrel testimonia quanto anche la vicenda più tangenziale di questi tempo possa venire caricata di significati politici e culturali: sono le cosiddette culture wars, o guerre culturali, abilmente sfruttate dalla destra americana per farsi largo nel campo elettorale. A partire dal 5 novembre scopriremo quanto ci sarà riuscita.

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