Marlena Cooper, la "piccola Kamala" che sfida i repubblicani nel feudo texano

Incontrarla non è facile. Prima deve correre a Dallas, per un meeting con un gruppo di sostenitori, poi c'è l'appuntamento all'Esercito della Salvezza, e subito dopo quello con le elettrici donne di Longview. Prima che i seggi chiudano, poi, Marlena Cooper si offre volontaria per accompagnare a votare chi vuole sfruttare l'early voting. Ogni giorno è così. Quando riesce a riceverci, però, Cooper è calorosa e accogliente, e ci apre la porta di un bel villino a un piano foderato di carta da parati a motivi floreali. Sul retro c'è un ampio giardino in cui regna la confusione. "Dovrei sistemare, ma non ho mai tempo", spiega, "e ne avrò ancora meno, se vinco le elezioni". Seguono scongiuri. Marlena Cooper è candidata alla Camera del Texas nel settimo distretto, dove nessun democratico ha avuto il coraggio di correre da trent'anni a questa parte. Figuriamoci una donna afroamericana. Il repubblicano uscente Jay Dean, abituato a vincere a tavolino, quest'anno si è dovuto rimettere in gioco. E già questa è una buona cosa per la democrazia. Per Marlena Cooper è quasi un fatto di famiglia. "Questa zona è casa mia", ci racconta, mentre il suo gatto le si accoccola vicino sul divano, "è dove sono nata e cresciuta. Qui c’è la mia famiglia, ci sono i miei amici”. La sua sembra una sfida impossibile, però. “Ma è la cosa giusta da fare. Sono cresciuta qui, per questo ritengo importante prendermi cura di questa comunità e di questi centri urbani, non lasciare che scompaiano. Perché questo è quello che succederà con l'attuale leadership. Scompariranno. Nell'ultimo censimento la mia città ha perso il 20% della popolazione rispetto al precedente". Prendi Marshall, in Texas. Non puoi avere un bambino, lì: se non c'è un ginecologo, se questo tipo di cure è assente, i cittadini se ne vanno. Non c'è banda larga, e non credo che questo sia giusto, soprattutto quando le apparecchiature mediche cominciano a dipendere dal Wi-Fi. Stiamo entrando nell’era della telemedicina”. Quando si parla di diritti e di sanità, oggi si parla anche di diritto d’aborto, ma in un distretto conservatore come quello in cui corre Marlena Cooper questo è un tema da affrontare con delicatezza. “L’obiettivo è assicurarsi che donne possano ricevere le cure di cui hanno bisogno e quindi anche portare avanti una gravidanza, se lo vogliono. Non credo che il governo abbia il diritto di prendere decisioni che riguardano il corpo di una persona”. Il calo demografico, la sanità e l’assenza di servizi non sono gli unici problemi, nel Texas orientale. La zona in cui vive Marlena Cooper è tristemente nota per i disordini razziali di Longview, una serie di raid compiuti da uomini bianchi contro i quartieri neri. Era il luglio del 1919, l’estate che negli Stati Uniti d’America passò alla storia come Red Summer. Essere una donna nera ha complicato la sua corsa elettorale? Ha complicato la mia vita, per dirla tutta. Ma questa è la battaglia per cui sono nata. Sono cresciuta in questo modo, sono nata in questo modo. Questo non cambierà. Ogni giorno mi sveglierò e sarò una donna e una donna nera. Ma la mia candidatura non ha a che fare solo con il colore della pelle. Non è una questione di bianco o di nero. Per noi, qui nel Texas orientale, il tema è quello dei ricchi e dei poveri: dobbiamo aiutare i meno fortunati a provvedere ai loro bisogni quotidiani. Dopo una carriera fortunata nel settore delle costruzioni, Marlena Cooper ha comprato casa proprio nel quartiere da cui sua nonna era stata allontanata: un quartiere troppo bianco per accettare una donna afroamericana. “Ripensare alla strada che ho fatto mi emoziona”, racconta la candidata, “perché conosco gli sforzi che i miei nonni hanno dovuto affrontare. So cosa ha passato mia nonna. Per votare doveva pagare. Capisci? Mia madre è stata espulsa dal college perché era una donna nera in un'università per lo più bianca. So che quello che sto facendo è la cosa giusta e so che andare avanti significa migliorare la situazione per molti altri”. Una piccola Kamala, quindi, ma fino a un certo punto. Marlena Cooper accetta il paragone, ma nel farlo marca una distanza, anche a costo di inoltrarsi su un terreno scivoloso. “Il colore fa la differenza, inutile negarlo, quindi la battaglia di Kamala Harris potrebbe essere un po' meno difficile della mia, perché lei ha la pelle piuttosto chiara. Le dinamiche sono diverse. Io combatto questa battaglia senza sconti: sono nera che più nera non si può. Capisci che intendo? Mi riconosco in alcuni dei suoi sforzi e in alcune delle sue battaglie, ma il suo stato - la California - non è il Texas. Credo sia diverso trovarsi in una zona rurale dove tutto ti viene sbattuto sul muso, dove vige il credo trumpiano, dove ti viene detto che non sei all'altezza, dove ad alcuni dei nostri figli viene insegnato che ci sono persone che valgono più di loro. Pensa che Kamala Harris vincerà? Se dovessi scommettere su qualcuno, scommetterei su di lei. E di sicuro scommetterei su di me!

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