Georgia, il voto spacca il Paese: è scontro tra presidente e governo

Le elezioni politiche in Georgia hanno spaccato il Paese, e già prima della comunicazione dei risultati definitivi, nella sera di sabato 26 ottobre la partita tra Sogno Georgiano, che governa a Tbilisi dal 2012, e l’opposizione europeista è degenerata in scontro istituzionale. La commissione elettorale ha comunicato che Sogno Georgiano avrebbe ottenuto il 54% dei voti e 89 seggi su 150 in Parlamento. Un risultato respinto dalla presidente Salome Zourabichvili. che dopo aver proclamato di fronte ai primi exit poll vincitrice la coalizione di opposizione ha convocato una manifestazione di protesta di fronte al Parlamento e accusato: “le elezioni sono state una falsificazione, un furto totale di voti". Per Zourabichvili, che nel 2023 è stata promotrice della “Carta Georgiana” attorno cui le opposizioni si sono unite Sogno Georgiano sarebbe stato sostenuto dalla Russia nella sua presunta manipolazione, con l’obiettivo di frenare il percorso di adesione del Paese all’Occidente. “Siamo stati vittime di una vera e propria operazione speciale condotta dalla Russia: un nuovo tipo di guerra ibrida è stata condotta contro il nostro popolo”, ha tuonato la presidente. Braccio di ferro tra poteri L’opposizione denuncia brogli diffusi e una convergenza tra il partito del primo ministro Irakli Kobakhidze e Mosca, con l’obiettivo di far deragliare le aspirazioni europeiste della Georgia. Va detto che, dopo l’ascesa al potere nel 2012, fu proprio Sogno Georgiano ad aprire il processo di adesione della Georgia all’Unione Europea e alla Nato, su cui poi il partito, membro osservatore dei socialisti europei dal 2015 al 2023, è tornato indietro. Più che un movimento filo-russo, però, Sogno Georgiano secondo gli analisti è una formazione che - per marcare il distacco dall’occidentalismo di ieri - ha adottato un metodo di governo che ricalcalca l’autoritarismo del regime di Vladimir Putin. A contribuire al distacco tra Georgia e Occidente sono stati principalmente due fattori. Da un lato, gli oggettivi ritardi che Sogno Georgiano ha sempre dimostrato nell'adempiere alle riforme necessarie a avvicinarsi al diritto comunitario e dall’altro il fatto che il partito abbia rivisto la sua postura verso il mondo euroatlantico dopo l'invasione russa dell'Ucraina nel 2022. La linea della neutralità, tenuta inizialmente, si è poi via via trasformata nella denuncia dell'esistenza di un "Partito della Guerra Globale" che vorrebbe usare la Georgia come leva per espandere il conflitto contro la Russia, rovesciando il partito al governo. Da questi fattori è nata la spinta di Sogno Georgiano a marcare un profondo distacco dalla precedente linea europeista. Esempi di questo processo sono le leggi anti-Lgbt e le normative sul finanziamento degli “agenti stranieri” che hanno diviso il Paese e messo dei palesi ostacoli sull’avvicinamento della Georgia all’Unione Europa. Il clima politico ha portato il Paese in un clima di incertezza e preoccupazioni crescenti riguardo il processo democratico in atto, ma gli osservatori internazionali si sono, fino ad ora, mostrati cauti non seguendo le denunce a viso aperto della presidente. Il voto è stato inquinato? Pascal Allizard, coordinatore speciale della missione Ocse in Georgia che ha seguito il recente voto, ha sottolineato che “gli squilibri nelle risorse finanziarie, un'atmosfera divisiva in campagna elettorale e i recenti emendamenti legislativi sono stati motivo di notevole preoccupazione durante tutto questo processo elettorale. Aggiungendo però che “l'impegno dimostrato il giorno delle elezioni, dalla partecipazione attiva degli elettori, alla solida presenza di osservatori cittadini e di partito e alla ricca diversità di voci, dà il segno di un sistema che è ancora in crescita e in evoluzione” e dell’esistenza di una “vitalità democratica” nel Paese. Una posizione non priva d’ambiguità che riflette la tensione della comunità internazionale per il clima politico polarizzato del Paese. Dopo la Moldavia un altro Paese ex-sovietico si spacca elettoralmente sul tema dell’avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente, con l’aggravante di un conflitto istituzionale che rischia di ampliare ulteriormente le faglie. Mentre l’opposizione si prepara a prendere la via della piazza, il grande paradosso è quello di un partito di governo che si scontra con l’opposizione in nome del contrasto a idee e scelte che ha contribuito a incentivare in buona parte del Paese e avvia il braccio di ferro con una presidente che nel 2018 ha contribuito a far eleggere. Anche in assenza di una “pistola fumante” su una manipolazione massiccia delle elezioni, il timore di una componente importante della popolazione e della società civile è che i prossimi anni di governo di Sogno Georgiano possano rafforzare il crescente autoritarismo del partito di potere e che la giovane democrazia di Tbilisi, lacerata da polarizzazioni sempre più forti, finisca per svuotarsi. Ponendo un’ipoteca forse definitiva sulle aspirazioni di avvicinamento al blocco democratico.

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