Elezioni Usa, dimmi quanto hai studiato e ti dirò chi voti

Nel corso dell’avvicinamento alle presidenziali statunitensi abbiamo spesso parlato dell’ampliamento delle linee di frattura interne all’elettorato americano, come quella di genere e quella tra aree urbane e rurali. Oggi, generalmente, la maggioranza delle donne e dell’elettorato urbano tende a sostenere il Partito Democratico, mentre gli uomini e gli abitanti delle zone rurali il Partito Repubblicano. C’è una frattura, tuttavia, che secondo molti analisti è diventata il principale e più accurato indicatore di come un elettore voterà: quella relativa al grado di istruzione. Dagli anni ‘70, momento in cui le ineguaglianze economiche sono iniziate ad allargarsi e la classe media americana si è avviata verso un graduale ma inesorabile declino, si è infatti verificato un riallineamento politico basato sul livello di istruzione, con i democratici sempre più votati dai segmenti dell’elettorato più istruiti e i repubblicani da quelli meno. L’arrivo di Trump non ha fatto altro che ampliare questa frattura: le politiche protezionistiche dell’ex presidente e le sue promesse sul ravvivare settori in declino come quello manifatturiero e dei combustibili fossili hanno avuto e stanno avendo un forte appeal sulle classi lavoratrici con un basso livello di istruzione, che hanno subito gli effetti della deindustrializzazione e si sentono abbandonate dall’establishment politico. È evidente, dunque, che la linea di frattura relativa al grado di istruzione sia direttamente collegata a quella economica. Negli Stati Uniti i laureati rappresentano il 40% della popolazione ma detengono circa tre quarti della ricchezza complessiva. Secondo un sondaggio effettuato dalla CNN, alle elezioni del 2020 gli elettori laureati costituivano il 41% dell'elettorato: il 55% di loro ha votato per Joe Biden, il 43% per Trump. Quest’ultimo ha invece ottenuto il sostegno di circa due terzi degli elettori bianchi non laureati, ma ha perso tra gli elettori bianchi più istruiti: indice di come il livello di istruzione sia ancora più decisivo della frattura su base etnica, almeno tra i bianchi. Doug Sosnik, storico stratega dei democratici che negli anni ‘90 lavorò come Direttore degli affari politici e consigliere speciale per il presidente Clinton, intervistato dalla CNN sostiene addirittura che i sette Stati chiave decisivi per le elezioni del 2024 sarebbero in bilico proprio perché non hanno né troppi elettori con background universitario, né troppi senza. Gli abitanti di sei su sette Stati chiave , hanno effettivamente un livello di istruzione vicino alla media nazionale. Come abbiamo visto qualche giorno fa nell’ultimo dei nostri approfondimenti sugli Stati chiave, il Nevada è l’unica eccezione, trattandosi di uno degli Stati con il livello di istruzione più basso del Paese. Sempre secondo Sosnik, la vittoria di Trump o Harris potrebbe giocarsi non tanto sul voto degli indecisi, quanto sul numero di elettori che i due candidati riusciranno a portare alle urne. Per Trump, il gruppo decisivo potrebbero essere proprio gli uomini bianchi non laureati, per Harris le donne, che già nel 2020 aiutarono Biden a ottenere la Casa Bianca.

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