Lo strano caso dell’Arcivescovo di Canterbury

L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, leader spirituale della Chiesa anglicana, è una personalità che per molti versi esce dagli schemi. Non ha paura di chiamare le cose con il loro nome e non elude gli argomenti scivolosi. Lo ha fatto anche molto di recente, alla vigilia della partecipazione del sovrano e del primo ministro all’annuale vertice del Commonwealth. L’antenato schiavista Mentre sulle isole Samoa Keir Starmer si rifiuta di dare spazio alla possibilità di indennizzi alle ex colonie britanniche e cadono gli appelli perché Carlo III chieda personalmente scusa per un passato sempre molto ingombrante, Welby ha rivelato di aver avuto un antenato schiavista, proprietario di una piantagione in Giamaica. Le responsabilità della Chiesa Lo ha fatto per invitare tutti a guardare lì dove ormai la coscienza di milioni di inglesi preferisce non posare più lo sguardo, perché motivo – per molti, ma non per tutti – di forte disagio e imbarazzo. L'arcivescovo è in prima linea nel riconoscimento pubblico da parte della Chiesa d'Inghilterra dei benefici che la stessa ha tratto dalla schiavitù transatlantica. In un rapporto pubblicato l’anno scorso, questa istituzione religiosa ha fatto risalire le origini del suo fondo da 9 miliardi di sterline in parte al Queen Anne's Bounty: un sistema finanziario fondato nel 1704 e basato sulla tratta degli esseri umani. All’uscita del documento, l’arcivescovo si disse “profondamente dispiaciuto” e aggiunse che era ormai giunto “il momento di agire per affrontare il nostro vergognoso passato”. La Chiesa anglicana ha inizialmente stanziato cento milioni di sterline per cercare un modo per gestire il pesante passato. Questa cifra è ora rivista significativamente al rialzo Figlio illegittimo del segretario privato di Churchill A Welby il racconto dell’antenato è servito a ribadire il suo impegno costante nel cercare un rimedio all’eredità coloniale. Ma non è tutto. Anche sapere l’identità dell’antenato schiavista contribuisce a rendere la figura dell’arcivescovo più interessante. Perché è un avo non della famiglia in cui Welby è cresciuto, ma del suo padre biologico, Sir Anthony Montague Browne, segretario privato di – nientepopodimeno – Winston Churchill. Un fatto di cui lui stesso è venuto a conoscenza solo nel 2016. In una recente intervista per il podcast "The Rest is Politics", rispondendo a una domanda di Alistair Campbell – ex spin doctor di Tony Blair - non ha esitato a usare la parola “bastardo” parlando di se stesso. Il racconto della “notte di bevute” della madre Divertente il racconto di come venne a conoscenza delle sue origini. “Charles Moore, giornalista del Telegraph, era seduto a una cena accanto a una signora. Questa gli raccontò che il suo defunto marito, Sir Anthony Arthur Duncan Montague Brown, era mio padre. Charles guardò alcune fotografie e notò la somiglianza”, spiega il prelato. Il giornalista gli riferì tutto e lui bollò la notizia come una montagna di sciocchezze e si sottopose al test del DNA “per non perdere ulteriore tempo”. Un paio di settimane dopo, durante la Settimana Santa, lo stesso giornalista lo richiamò per dire che c’era il 99,93% di possibilità che Montague Brown fosse suo padre. “La cosa mi lasciò relativamente indifferente - prosegue l’arcivescovo - Il Telegraph mi disse che non avrebbe pubblicato nulla per un paio di settimane, e questo mi diede la possibilità di chiamare mia madre per avere con lei un imbarazzante conversazione sulla sua vita sessuale. Sai, non vuoi sapere nulla dei tuoi figli e non vuoi sapere nulla dei tuoi genitori”. La madre spiegò che tutto era frutto di una “drunken evening”: in altre parole, il capo spirituale della Chiesa anglicana è stato concepito in una serata dove si è bevuto molto. “Ma il risultato”, aggiunse la donna “è meraviglioso”. “Mia madre era un’alcolizzata”, ha spiegato ancora l’arcivescovo. Un racconto, affrontato con intelligenza e ironia dall’arcivescovo, che già di suo dimostra un livello di trasparenza non comune all’interno delle istituzioni religiose. “Fortunatamente la legge che impedisce ai bastardi di diventare vescovi è stata cambiata nel 1952”, la sua conclusione.

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