India, come la sconfitta in Kashmir indebolisce il governo di Narendra Modi

Il territorio indiano del Jammu e Kashmir torna a votare per la prima volta dopo la revoca dell’autonomia da parte del governo indiano di Narendra Modi e alle elezioni il primo ministro è sconfitto. I risultati del primo voto tenutosi da un decennio a questa parte nello Stato indiano che comprende il Kashmir conteso col Pakistan indicano infatti che e il Partito del Popolo Indiano che governa a Nuova Delhi ha ottenuto meno seggi della coalizione d’opposizione. L’alleanza tra il Partito del Congresso e la Conferenza Nazionale del Jammu e Kashmir guidata dall'ex capo del governo regionale Omar Abdullah ha ottenuto una maggioranza di 49 deputati complessivi contro i 29 vinti dal Bjp. Il partito di Modi è stato il più votato, ma ha concentrato il suo consenso nella regione indù del Jammu, dove il premier nazionalista è più popolare. Le ragioni della vittoria dell'opposizione Nel Kashmir a maggioranza musulmana è stata invece premiata l'opposizione al partito che dal governo nazionale nel 2019 ha abolito l'Articolo 370 della Costituzione indiana, che garantiva autonomia e la condizione di Stato al Kashmir in nome della pubblica sicurezza. Modi ha giustificato l'estensione del controllo diretto di Delhi sul territorio con l'escalation della guerriglia separatista che il governo sospetta essere sostenuta dal Pakistan. La coalizione guidata da Abdullah, che tornerà alla carica di primo ministro del Jammu e Kashmir già ricoperta dal 2009 al 2015, ha fatto leva sull’obiettivo di lottare contro il centralismo di Modi e restituire l’autonomia al territorio. Abdullah, ricorda Foreign Policy, si è richiamato all’esempio del nonno Sheikh Abdullah, fondatore del Jknc, partito che ha governato il Kashmir dal 1947 al 2002 e dal 2009 al 2015 con un forte spirito autonomista. Il Jknc, il Partito del Congresso e i comunisti hanno duramente contestato le leggi securitarie varate da Modi, l’estensione dei controlli di polizia sui cittadini e le numerose detenzioni di oppositori denunciate nell’ultimo quinquennio. Per la coalizione anti-Bjp, inoltre, è risultata decisiva l’insoddisfazione della popolazione ricordata da Foreign Policy: l'inflazione, i rincari dell'energia, l'alta disoccupazione, lo scarso sviluppo delle infrastrutture. I vincitori delle elezioni hanno ritenuto il risultato un vero e proprio referendum sulla decisione di Modi di cinque anni fa. Per Modi un nuovo segnale dopo le politiche Per Farooq Abdullah, padre di Omar e premier del Jammu e Kashmir per dodici anni, il voto è stato una “sentenza” contraria alla scelta di Modi. Il quale potrà, in virtù dei decreti del 2019, avere assieme al governo centrale una forma di controllo sulla politica del Kashmir. Il desiderio di un ritorno all’autonomia del nuovo esecutivo regionale si scontrerà con le diverse ambizioni del primo ministro e con la facoltà in capo alle autorità di Nuova Delhi di impugnare la legislazione del Jammu e Kashmir e di nominare un governatore destinato a fungere da proconsole di Modi nel conteso territorio al confine col Pakistan. Per il primo ministro, in ogni caso, il risultato della regione di confine segnala un’estensione delle forze di opposizione al potere dei nazionalisti e un rafforzamento del trend già manifestatosi alle elezioni politiche di primavera, in cui il partito di Modi ha perso 63 seggi. Non fu una sconfitta in senso assoluto, perché la coalizione del premier è rimasta maggioritaria, ma sicuramente ha segnalato l’esistenza di un emergente consolidamento del campo avversario a quello del capo di governo, che del risultato in Kashmir potrà fare, in futuro, un vessillo.

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