Uk, Tory in cerca di un nuovo leader: chi sono i 4 candidati

Il Partito Conservatore britannico cerca un nuovo leader tra la sfida posta dall’opposizione e l’ombra di Nigel Farage che incombe da destra. Perso a luglio il governo dopo quattordici anni al potere, i Tory si riuniscono a Birmingham per la loro convention. I quattro candidati rimasti in corsa hanno presentato la loro piattaforma politica, poi il 9 e il 10 ottobre i parlamentari voteranno due finalisti che il 31 ottobre saranno scelti dagli iscritti al partito. Il vincitore della contesa sarà annunciato il 2 novembre. Al voto di luglio, Reform Uk, il partito guidato da Farage, ha drenato molti consensi alla formazione guidata da Rishi Sunak. Il leader della campagna per la Brexit ha attaccato i Tory per la gestione dell’immigrazione, promosso un’agenda libertaria in economia, sfidando a destra il suo ex partito. Questo, unitamente al naufragio di una figura moderata come l’ex premier Rishi Sunak alle elezioni, ha spinto il discorso politico interno a radicalizzarsi. I quattro candidati che si contendono la carica di segretario partito e di capo dell’opposizione hanno assecondato questa tendenza. Al punto da presentare piattaforme spesso sovrapponibili dove a fare la differenza è il livello di posizioni estreme. Badenoch e Jenrick, i favoriti Chi denuncia il fatto che il Partito Conservatore si sia “comportato come i laburisti” al governo per le politiche sulla transizione energetica e i salari è la favorita dei sondaggi, Kemi Badenoch. La deputata 44enne, originaria della Nigeria, più volte ministro con Boris Johnson, Liz Truss e Sunak, con un passato nel settore bancario, dichiara di ispirarsi a Margareth Thatcher. "Parlavamo da destra ma governavamo da sinistra, parlavamo da conservatori ma agivamo da laburisti", ha detto criticando Sunak al momento dell’annuncio della candidatura alla leadership. Madre di tre figli Badenoch ha inoltre proposto una forma di selezione all’ingresso dei migranti in arrivo, ricordando che a suo avviso “non tutte le culture sono egualmente valide” e messo in dubbio l’efficacia dei congedi di maternità, ritenuti un’onere eccessivo per le imprese. Richiami di ideologia conservatrice di destra che rendono la combattiva Badenoch un caso non isolato. Robert Jenrick, a lungo alleato di Sunak, è un altro contendente che fa del cambio di rotta un cavallo di battaglia. 42 anni, ex avvocato della case d'aste Christie's, a Westminster dal 2014, ha focalizzato la sua campagna quasi interamente sulla lotta all'immigrazione. Tema di cui era titolare nel governo Sunak, da cui si è dimesso nel 2023 in protesta per il fatto che il piano di deportazione dei migranti irregolari in Ruanda fosse considerato un punto d'arrivo della legislazione d'emergenza. Jenrick propone di andare oltre e, in asse con l'ex ministro dell'Interno Suella Braverman, ha proposto l'idea che il Regno Unito abbandoni la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo per meglio gestire le politiche di controllo dei confini. Badenoch e Jenrick sono dati in testa nei sondaggi per il voto tra gli iscritti, ma il precedente voto dei parlamentari non taglia fuori James Cleverly e Tom Tugendhat, terzo e quarto incomodo. Gli outsider I due candidati sono più simili al profilo del Tory ‘vecchio stampo’, liberale in economia e attento a una visione unitaria del Paese. Ma su dossier come l’immigrazione hanno dovuto entrare in scia ai compagni di partito. Tugendhat, 51enne ex militare, ha messo in guardia dal rischio che i conservatori diventino la copia di Reform UK. Si è provato a concentrare molto sul tema della difesa e della sicurezza, spingendo l’agenda “Global Britain” di proiezione di potenza e ricordando l’impegno di Londra al fianco dell’Ucraina come un successo del Paese. Ma non ha potuto fare marcia indietro sulla proposta di uscire dalla CEDU, per il rischio di perdere consensi tra gli elettori. Cleverly, 55 anni, sull’economia ha proposte che richiamano quelle di Badenoch in termini di ortodossia neoliberista. Inoltre, ha ammesso che il piano Ruanda e quello sullo stop all’immigrazione irregolare sono stati proposti con troppo ottimismo prima della loro concreta applicazione. Senza, però, rinnegarli. I suoi inviti all’unità mal si conciliano con una corsa alla leadership in cui è la radicalizzazione politica a dominare il dibattito. In sostanza, si sta verificando su scala ridotta quel che in seno ai Tory successe di fronte al referendum sulla Brexit: un consolidamento a destra del partito e un inseguimento tra candidati e aspiranti leader per assecondare le sensazioni di un elettorato in libera uscita verso l’area di Farage. Quel che manca è una visione organica del Regno Unito e delle sue sfide. E per un partito che ha appena concluso una fase di governo lunga quasi tre lustri è il sintomo di una profonda crisi interna.

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