Le molte vite di JD Vance, il candidato vice di Trump

Cantore dei “dimenticati” dell’America degli Appalachi e della Rust Belt ma anche manager del venture capital, maitre a penser della destra più conservatrice del Partito Repubblicano e propagatore di diverse teorie cospirazioniste, acceso critico di Donald Trump ieri e suo candidato vicepresidente oggi: il personaggio J.D. Vance è al tempo stesso complesso e contraddittorio. Il 40enne senatore dell’Ohio è stato scelto a luglio da Donald Trump come running mate del 45esimo presidente Usa che aspira a tornare alla Casa Bianca. Una decisione a sorpresa che conferma la volontà di plasmare il Grand Old Party secondo le linee identitarie dell’ex comandante in capo. Per alcuni osservatori il senatore dell’Ohio è un potenziale erede di Trump; altri hanno sottolineato che, da “clone” del presidente, la sua candidatura potrebbe non rafforzare la corsa del tycoon in fasce di elettorato moderato e indipendente. Va detto che, scegliendo lui Trump ha promosso al ruolo di aspirante vice un suo ex critico trasformatosi in entusiasta sostenitore. Un Trump-due o un erede dell’ex presidente? Sono lontani i tempi della campagna elettorale del 2016, quando Vance pubblicò il testo iconico Hillibilly Elegy, in cui raccontava dei problemi sociali ed economici della “Rust Belt” e dell’America profonda. Un libro fortemente critico verso una certa tendenza all’autocommiserazione degli abitanti di tali aree e di una politica, incarnata da Donald Trump, che attribuiva le colpe del declino della regione alla globalizzazione e alla competizione industriale cinese. Allora Vance, veterano dei Marines poi laureatosi in legge a Yale dopo aver vissuto un’infanzia difficile di emarginazione, presentava la sua storia come la dimostrazione che la possibilità di riscatto per chi vuole è a portata di mano. Nel libro, divenuto un best-seller, Trump veniva definito “un idiota” e “un aspirante dittatore”. “Ero scettico nei confronti di Donald Trump nel 2016 – ha ammesso Vance nella campagna elettorale che l’ha portato a Capitol Hill nel 2022 – ma è stato un grande presidente e mi ha fatto cambiare idea. Penso che abbia fatto cambiare idea a molti americani”. Vance “aggiorna” il trumpismo? Vance incarna una forma nuova di conservatorismo che ha, sotto certi punti di vista, aggiornato il trumpismo delle origini. Ne mantiene i tratti originari su alcune tematiche, come l’isolazionismo e la lotta all’immigrazione irregolare. Da lui cavalcata anche attraverso il sostegno a vere e proprie fake news come nella vicenda di Springfield, in Ohio, dove Vance ha rilanciato la bufala secondo cui alcuni migranti haitiani avrebbero mangiato gli animali domestici della popolazione locale. Da identitario, Vance amplifica il confronto muscolare col Partito Democratico sui temi valoriali, che Trump ha cavalcato politicamente: è un convinto sostenitore di strette crescenti sull’aborto, prendendo posizioni più radicali di Trump ed è un convinto ammiratore delle politiche pro-natalità del premier ungherese Viktor Orban. Vance e l’asse coi “tecno-libertari” Infine, Vance ha portato nel trumpismo nuova linfa su una visione del futuro del capitalismo americane di cui le frange più libertarie del Partito Repubblicano si fanno alfiere. E che si fonda sul rinnovamento dell’alleanza tra il Grand Old Party e i magnati del tech più favorevoli al mondo conservatore. Non bisogna scordare che Vance, infatti, ha lavorato a lungo al fianco di Peter Thiel, fondatore di PayPal e socio di gruppi come Palantir, dedicati all’uso dell’Ia per le informazioni per la sicurezza. Thiel, che ha più volte sostenuto Trump, è stato grande sostenitore dell’ascesa di Vance al Senato. “Thiel è il regista di Vance che diventa trumpiano”, ha fatto notare l’analista geopolitico e studioso del capitalismo tecnologico Alessandro Aresu. Il quale ha sottolineato che con l’ascesa di Vance e dei “tecno-libertari” di destra, di cui l’icona per eccellenza è Elon Musk, a una crescente influenza nel Partito Repubblicano, “si saldano due processi: l’opposizione al peso regolatorio, per cui si vedono i repubblicani come una maggiore garanzia; i crescenti investimenti del venture capital nella tecnologia della difesa”, su cui il Grand Old Party non intende lesinare. Anche per questo Vance è tra i perni di un sistema che ha profondamente cambiato un Partito Repubblicano ormai irrimediabilmente schierato sulla linea di Trump.