Il “bazooka” della Cina rilancerà l’economia di Pechino?

In occasione del 75esimo anniversario dalla fondazione, che si celebra oggi 1° ottobre, la Repubblica popolare cinese si ‘regala’ un ampio pacchetto di stimoli economici per rilanciare la sua economia. I vertici politici e finanziari di Pechino contano sugli effetti della misura senza precedenti da 800 miliardi di yuan per sostenere le azioni delle principali compagnie nazionali tramite prestiti a gestori patrimoniali, assicuratori e broker per l'acquisto di azioni di società quotate e a queste ultime per il rafforzamento del loro capitale. Inoltre, la banca centrale ha decretato che le banche dovranno tenere come riserva a garanzia dei propri depositi solo lo 0,25% del valore totale del capitale gestito, dimezzando la quota per immettere più risorse nell’economia. Pan Gongsheng, governatore della Banca popolare cinese, l’istituto centrale di Pechino, ha detto che i fondi stanziati martedì 24 settembre potrebbero essere raddoppiati entro fine anno. L'economia cinese vive una fase di relativa difficoltà, manifestata da previsioni economiche di crescita inferiore al 5% per il 2024 e di poco superiori al 4% per l'anno a venire. Dati che, rispetto agli anni passati quando il tasso di crescita del Pil era vicino alla doppia cifra, mostrano un processo di rallentamento. Al contempo, Pechino ha subito nel 2024 una crisi nei consumi interni. E se anche se alcuni settori - primo fra tutti quello dell'auto elettrica e delle batterie al litio – si confermano dinamici, il peso crescente delle sanzioni Usa su fronti critici come le tecnologie di frontiera, i semiconduttori e l'Intelligenza artificiale, preoccupano la Repubblica Popolare. Il bazooka ravviva le borse La conseguenza di questa incertezza si è avvertita soprattutto sui mercati finanziari: prima dello stimolo della banca centrale, le borse di Hong Kong e Shanghai avevano bruciato nei primi nove mesi del 2024 un decimo del loro capitale. Il governo del presidente Xi Jinping basa sulla promessa di sviluppo continuo e inarrestabile le fondamenta del consenso del suo potere e di quello del Partito Comunista Cinese. Per ravvivare tale sviluppo, la Cina ha puntato sull’obiettivo di sdoganare, partendo dalla borsa, le forze di mercato. L’obiettivo è presentarsi sulla scena mondiale come un’economia forte, robusta e moderna tramite una serie di operazioni che hanno allentato i cordoni della borsa e consentito di immettere capitali freschi nell’economia. Le borse hanno festeggiato la svolta della banca centrale, crescendo del 16% in una settimana dopo l’annuncio dello stimolo. La scommessa ora sarà capire se questa manovra di sostegno riuscirà laddove politiche simili da parte delle banche centrali occidentali hanno raggiunto obiettivi molto limitati nello scorso decennio, ovvero trasmettere gli effetti stabilizzanti dai mercati finanziari all’economia reale. Per molti esperti, il vero banco di prova sarà capire se la corsa al rafforzamento della stabilità finanziaria genererà investimenti, nuovi posti di lavoro, aumento dei salari e, in ultima istanza, un rilancio dei consumi. Ritenuti la vera grande leva su cui la Cina può spingere la crescita oltre il target del 5% di espansione del Pil. La sfida della stabilità Il Financial Times ricorda che per ravvivarli servirà riconquistare la fiducia di una larga fascia della popolazione cinese, colpita su questo fronte da diverse delusioni negli anni scorsi: “La crisi immobiliare durata tre anni, innescata da una stretta da parte di Pechino sulla leva finanziaria immobiliare e accompagnata da altre strette su settori che vanno dall'e-commerce all'istruzione online e alla finanza, ha colpito la fiducia delle famiglie. In combinazione con l'eccesso di offerta industriale e i crescenti livelli di debito, gli analisti avvertono che la Cina rischia di precipitare in una spirale deflazionistica”. Da cui prova a uscire ora puntando sulla sua versione del quantitative easing lanciato da Ben Bernanke e Mario Draghi in America e Europa ai tempi della Grande Recessione dell’Occidente. La Cina ha la fortuna di non dover contenere un tracollo economico ma di dover rafforzare i fondamenti della sua crescita. Al contempo, però, il regime del Partito Comunista sa di non poter fallire la partita del rilancio dell’economia e delle sue prospettive: la tenuta del consenso sociale e dell’obiettivo di fare di Pechino una potenza di sempre maggior peso a livello globale passano per la difesa della stabilità interna. Oggi coincidente con il rafforzamento di un sentiero di crescita ordinato e senza scossoni.