In Francia la castrazione chimica esiste già: ecco come funziona

Nel momento in cui la politica italiana si prepara a discutere nel dl Sicurezza la proposta della Lega di Matteo Salvini di introdurre la castrazione chimica per i condannati per violenza sessuale e pedofilia, anche la Francia torna a discuterne. Interrogandosi però in questo caso sull’efficacia della misura, già presente nel sistema penale francese. Come funziona la castrazione chimica in Francia Il trattamento consiste nel prescrivere ai condannati per violenze sessuali a rischio di recidiva dei farmaci androgeni anti-ormonali per abbassarne il livello di testosterone, per un periodo che va da uno a un massimo di vent’anni. A differenza della castrazione fisica , quella chimica è temporanea e reversibile. Nel sistema penale francese è stata introdotta nel 2001, dopo tre anni di sperimentazione. L’intento con cui fu pensata allora è lo stesso oggi dibattito dalla politica italiana: lottare contro i casi di recidiva tra gli autori di reati sessuali. Come spiegato sul sito del Governo francese, la legge prevede che un giudice possa richiedere la castrazione chimica per un predatore sessuale come condizione per ottenere la libertà condizionata. Il condannato può rifiutare il trattamento, ma dovrà sottoporsi in alternativa a un periodo di carcere che va dai 3 ai 7 anni supplementari. Se invece accetta la misura, un medico viene incaricato di prescrivere i farmaci nella giusta dose. Le criticità Oggi la Francia non si interroga sulla legittimità della castrazione chimica. Semmai, le critiche sulla sua scarsa applicazione arrivano dalle forze politiche conservatrici in occasione dei casi di cronaca che scuotono il Paese, come recentemente lo stupro e omicidio della 19enne Philippine a Parigi, uccisa da un 22enne marocchino già condannato per stupro e scarcerato preventivamente nonostante fosse oggetto di un ordine di espulsione. La verità è che misurare l’efficacia della castrazione chimica nel ridurre i crimini sessuali è molto complicato, anche a causa della mancanza di dati ufficiali. Trattandosi di una “cura” a cui i condannati possono essere sottoposti, infatti, le informazioni sono coperte da “segreto professionale” del medico. Le cifre su quante misure di questo tipo siano state adottate negli ultimi 23 anni in Francia, insomma, non sono note. Secondo alcuni esperti, come lo psichiatra criminologo Roland Coutanceau, la castrazione chimica è efficace solo con un certo tipo di predatori sessuali: “Quelli che sono ossessionati dalle loro perversioni, come la pedofilia, e hanno una personalità fortemente egocentrica. Rappresentano il 10-15% del totale circa”, spiegava in un’intervista su Europe1. Tutti gli esperti sono d’accordo nel dire che un trattamento di castrazione chimica può funzionare solo se accompagnato da un percorso di psicoterapia e dalla volontà di cambiare da parte del condannato, da una comprensione del problema insomma. Da qui, la necessità di mantenere “la volontarietà” della misura. “È necessario che il condannato si senta in colpa e abbia voglia di migliorare. Altrimenti il trattamento ormonale da solo non basta”, spiegava nello stesso articolo il Dottor Choquet. È anche una questione di rispetto della deontologia medica, che vieta ai dottori di obbligare i pazienti a una cura, qualsiasi essa sia. La castrazione chimica nel mondo Non a caso, nella maggior parte dei Paesi in cui la castrazione chimica per gli autori di reati sessuali è prevista si tratta di una misura volontaria alternativa al carcere. A fare eccezione sono la California e la Florida, dove è obbligatoria per i pedofili recidivi, la Russia che ha votato in tal senso per i casi di pedofilia nel 2011 e il già citato Madagascar.

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