Herbert Kickl, l'uomo nell'ombra che vuole spostare a destra l'Austria

Questa domenica l’Austria si recherà alle urne per rinnovare il Parlamento. La FPÖ, il partito che fu di Jörg Haider, per la prima volta nella sua storia potrebbe diventare il primo partito del Paese. Un successo, in linea con l'onda sovranista europea, che cinque anni fa non sembrava così scontato. Anzi. Nel 2019 nel Paese si svolgevano elezioni anticipate, causate da uno dei più gravi scandali dal dopoguerra ad oggi: l'Ibiza-gate. L'allora vicecancelliere, e leader della FPÖ, Hans-Christian Strache era apparso in un video, girato nell'isola spagnola, nel quale prometteva appalti pubblici a un oligarca russo in cambio di finanziamenti al suo partito e parlava di piani per prendere il controllo del più importante quotidiano austriaco. Lo scandalo tagliò le gambe all’FPÖ che perse quasi il 10% dei consensi e tornò all’opposizione. La terminologia nazista Cinque anni e una pandemia dopo, dello scandalo Ibiza non si ricorda più nessuno. Ad aver guidato la resurrezione della FPÖ è un uomo che si chiama Herbert Kickl che ora aspira a diventare il primo cancelliere sovranista austriaco. Anche se ancora poco conosciuto fuori dai confini nazionali, Kickl non è però una figura nuova nella politica austriaca. Per anni ha lavorato nell’ombra, occupandosi dell’apparato ideologico della FPÖ e curando i discorsi dei leader del partito. Kickl ha sempre amato flirtare con una retorica e un vocabolario che ricorda il periodo nazista, mettendo alla prova le resistenze nell’opinioni pubbliche austriache. Afferma per esempio di voler diventare “Volkskanzler”, il cancelliere del popolo, termine che in passato era stato usato da Hitler e ama parlare della difesa del sangue. I timori della comunità ebraica Parole che provocano una scia di inquietudine in particolar modo nella comunità ebraica. Kickl in passato fece discutere nel 2010 quando in un dibattito televisivo affermò che non si poteva attribuire una colpa collettiva alle SS in quanto corpo militare: "Le colpe sono individuali, dei singoli. Non dirò mai che un soldato è colpevole solo perché indossava l’uniforme delle SS". Parole che vengono ricordate in questi giorni e che hanno spinto le associazioni giovanili ebraiche a scendere in piazza. Alon Ishay, presidente dell'associazione austriaca degli studenti ebraici si è chiesto: "Spesso come ebrei ci chiediamo chi ci avrebbe aiutato durante il regime nazista. Con Kickl la risposta è semplice: lui ci avrebbe deportato". Gli inizi nel partito Kickl non è un volto nuovo della politica austriaca. Lavora nel partito da oltre 30 anni e ne rappresenta la corrente più estrema. Nel 1995, a 27 anni, entra nella "Freiheitliche Akademie", l'accademia liberale, un thinktank creato dal partito per elaborare piani e discorsi per il leader, Jörg Haider. La F di FPÖ sta per Freiheitlich, ovvero liberale, anche se già in quegli anni il partito stava abbandonando qualunque legame con il liberalismo per abbracciare il sovranismo. Ma a quell’epoca il partito pescava ancora gran parte dei suoi membri tra gli imprenditori e "gli uomini del fare". Kickl, ex studente di filosofia dal carattere spigoloso, viene etichettato come "quello di sinistra". Nulla di più falso. È invece una delle nuove leve che sposterà sempre più a destra la linea del partito. Lo studente inquieto Già all'università di Vienna il giovane Kickl si sente a disagio, in quello che lui stesso definirà un ambiente dominato da uno Zeitgeist di sinistra. Segue le lezioni di Franz Ungler, specialista di Kant, Hegel e l'idealismo tedesco. Ungler è autore di testi in cui denuncia "l'impazzimento dell'Occidente" e attacca "un progressismo che attraverso l'abbattimento dei tabù e della critica costante esalta il perverso". Scritti, i cui concetti ritorneranno spesso nei testi e nei discorsi che Kickl prepara e scrive, sempre per gli altri. Una carriera in secondo piano Sì, perché per anni, Kickl ha preferito ritagliarsi un ruolo di secondo piano, giocare a fare l'eminenza grigia, che scrive concetti e testi per i leader del partito. Soprattutto per Jörg Haider che in quegli anni domina la politica austriaca diventando un fenomeno europeo e che il giovane Kickl vede come la figura in grado di cambiare la politica austriaca. Uno dei primi incarichi che riceve è aiutare a stendere i testi per il "Contratto con l'Austria". Sei anni prima che Berlusconi lo proponga in Italia è infatti Haider che presenta il suo programma in forma di accordo vincolante con gli elettori. Tutti i deputati della FPÖ firmano pubblicamente il contratto, impegnandosi a rispettarlo. Il provocatore Kickl conosce l'importanza delle parole e come usarle. Studia le provocazioni per Haider, trova i giochi di parole, da quelli più innocui, come la definizione di "Napoleone da taschino" per Jacque Chirac, fino all'attacco al capo della comunità ebraica di Vienna Ariel Muzicant con la frase "Non pensavo che uno che si chiamasse Ariel potesse nascondere così tanto sporco" . Haider si scuserà per quell’uscita, ma fa parte della strategia di Kickl: fare due passi avanti per capire fin dove si può andare, per poi farne eventualmente solo uno indietro. Il culto per il sangue Da ghostwriter Kickl si trasforma sempre più nell’ideologo del partito. Dopo Haider, si mette al servizio di Hans Christian Strache. Nel 2009 Strache partecipa a una manifestazione contro l'apertura di un centro islamico. Lo fa tenendo una grande croce in mano. Un'idea di Kickl che dentro il partito si guadagna negli anni soprannomi come Mastermind, Rasputin o la "mentre di Strache". Inventa slogan come "Daham statt Islam" o "Mehr Mut für unser Wiener Blut" , con un doppio richiamo al valzer di Strauss e al mito della purezza del sangue. L'uso pericoloso delle parole Nel 2017 la FPÖ torna al governo, come partner di minoranza in una coalizione con i popolari della ÖVP. È il primo governo di Sebastian Kurz, è il governo che sarà travolto dello scandalo Ibiza. Qui Kickl è ministro dell'Interno. Inizia a mettere in pratica le sue idee, ma continua a testare i limiti delle sue parole. Propone di "concentrare" tutti i migranti in grandi centri di accoglienza, una scelta terminologica che in tedesco suona in modo molto sinistro. Finge poi di stupirsi dello scandalo che ha provocato. “Bisogna essere responsabili nell’usare le parole”, lo ammonisce il presidente Van der Bellen. “Bisogna essere responsabili nell’interpretare le parole”, gli risponde astioso Kickl. Crea un nuovo reparto di polizia da impiegare nei controlli dei confini, la Puma. Pianifica un'esercitazione per questo nuovo reparto, nome dell'esercitazione "Pro Borders" che guarda caso è anche il motto di un gruppo identitario di estrema destra austriaco, il cui leader gongola su Twitter, mentre i socialisti fanno interrogazioni in Parlamento. Licenziato da ministro Due anni dopo, allo scoppio dello scandalo Ibizia, rifiuta di dimettersi. Per lui è solo un problema privato di Strache, lui non c'entra. Le colpe, anche in questo caso, le considera individuali. Non collettive. Alla fine, per la prima volta nella storia austriaca, viene letteralmente licenziato dal presidente Van der Bellen. Il suo partito è a pezzi, molti gli offrono la leadership ma lui si tira indietro. Vuole continuare a stare in seconda linea, anche dietro al nuovo capo del partito Norbert Hofer. Durante la pandemia diventa no-vax Le cose iniziano a cambiare solo durante la pandemia. Hofer, dopo gli anni di Haider e Strache, sta cercando di portare i liberali su posizioni più moderate. Nei giorni dell'emergenza sanitaria, come tutti gli altri, si fa vaccinare e sostiene le misure necessarie a contenere il virus. Ma Kickl, che è sempre attento a capire gli umori degli elettori, è di altro avviso. Il 3 marzo del 2021 al Prater di Vienna si svolge una manifestazione non autorizzata dei No Vax. Sul palco si alternano vari oratori, finché non sale lui, Herbert Kickl. Per quaranta minuti arringa la folla sulla perdita della libertà e sul "sistema che ci vuole opprimere". "Kurz muss weg" scandisce la folla, Kurz deve andare via. Tre mesi dopo Kurz è ancora al suo posto, ma a essersene andato è Norbert Hofer. Il nuovo leader del partito è Kickl. La fortezza Austria Da allora Kickl è riuscito a portare la FPÖ dal 17% a, stando agli ultimi i sondaggi, quasi il 30%. Potenzialmente il primo partito del Paese. Lo ha fatto, come sempre, giocando con le parole. "Festung Österreich", la Fortezza Austria, che secondo lui è minacciata dall'immigrazione e dall'Europa . La messa in discussione di tutti gli accordi internazionali e dello stato di diritto. Vuole portare l’Austria fuori dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, sostenendo che “è il diritto che deve seguire la politica, e non la politica il diritto”. Un’affermazione che gli è valsa le critiche addirittura dell’estrema destra dell’AfD. I possibili scenari Anche se dovesse diventare primo partito, non è certo che Kickl sarà il prossimo cancelliere. Tradizionalmente l'incarico viene dato al leader del partito che ha preso più voti, ma la costituzione non lo specifica. Dice solo che spetta al presidente della Repubblica darlo. E Van der Bellen avrebbe già fatto sapere di non voler dare il sostegno a un partito che non condanna l'aggressione della Russia all'Ucraina. Anche le possibili coalizioni non sembrano facili. Al momento tutti i partiti hanno posto il veto. Ma già tra i popolari dell’ÖVP, i possibilisti alzano la voce. Che sia o non sia cancelliere, Kickl è riuscito a riportare la destra austriaca nel centro della scena politica come, e forse di più, di quanto aveva fatto il suo mentore Haider.