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Arresti in Svizzera dopo la morte di una donna nella capsula del suicidio

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La polizia della Svizzera del nord ha dichiarato che diverse persone sono state arrestate e che è stato aperto un procedimento penale in relazione alla presunta morte di una persona in una ‘capsula suicida’, mai utilizzata prima e progettata per consentire dall’interno di premere un pulsante che inietta gas azoto nella camera sigillata

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Arresti in Svizzera a seguito della presunta morte di una donna di 64 anni del Midwest degli Stati Uniti che soffriva di “grave compromissione immunitaria”, all'interno di una capsula suicida. Come riporta il Guardian  la capsula 'Sarco', mai usata prima, è progettata per consentire a una persona all'interno di premere un pulsante che inietta gas azoto nella camera sigillata e morire in poco tempo, per soffocamento. "La capsula suicida Sarco è stata sequestrata e (il corpo del) defunto sarà sottoposto a un'autopsia", ha riferito la polizia.

Un prototipo costato più di un milione di dollari

La procura del Canton Sciaffusa è stata informata da uno studio legale che lunedì è avvenuto un suicidio assistito con l'uso della capsula Sarco nei pressi di una baita nella foresta di Merishausen. La polizia ha aggiunto che "diverse persone" sono state prese in custodia e i pubblici ministeri hanno aperto un'indagine per sospetto di istigazione e complicità nel suicidio. A ideare la capsula è Exit International, un gruppo per il suicidio assistito con sede nei Paesi Bassi, che ha ideato il dispositivo stampato in 3D, il cui sviluppo è costato più di 1 milione di dollari.

Una questione spinosa

La Svizzera ha legalizzato il suicidio assistito nel 1942 e la legge tollera la pratica quando i pazienti agiscono in autonomia, e chi li aiuta non ha alcun interesse nella loro morte. "Sarco non è conforme alla legge per due motivi", ha dichiarato la ministra dell'Interno Elisabeth Baume-Schneider: in primo luogo non soddisfa “i requisiti relativi alla normativa sulla sicurezza dei prodotti”. In secondo luogo, l'utilizzo dell'azoto all'interno di questa capsula "non è compatibile" con il dettato della legge sui prodotti chimici. AP riporta che il dottor Philip Nitschke, founder di Exit International, aveva ricevuto consulenza da avvocati in Svizzera, secondo cui l'uso del Sarco sarebbe stato legale nel Paese. Per contraltare, come riportato dal quotidiano svizzero Blick, il procuratore di Sciaffusa Peter Sticher aveva scritto agli avvocati di Exit International affermando che qualsiasi gestore della capsula avrebbe potuto essere perseguito penalmente per l'utilizzo.