Atlantica e anti-russa, l'identikit della nuova Commissione Ue

La Commissione von der Leyen II nasce con una postura geopolitica e diplomatica chiara, atlantista e antirussa. Dopo la nomina dell’ex premier estone Kaja Kallas al ruolo di Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune , le scelte della presidente della Commissione per altri ruoli strategici nel suo secondo mandato hanno rafforzato questa tendenza. In particolare, spicca quella di un altro ex capo di governo baltico, il lituano Andrius Kubilius, per la neoistituita carica di Commissario europeo alla Difesa e lo Spazio. Il 68enne, premier a Vilnius dal 1999 al 2000 e dal 2008 al 2012, è uno dei politici europei maggiormente favorevoli a un deciso contrasto al regime di Vladimir Putin. Europarlamentare dal 2019, Kubilius, che nella scorsa legislatura ha spesso ricordato la necessità di rafforzare il contenimento di Moscatramite sanzioni e sostegno all’Ucraina invasa, ha più volte sottolineato come la Lituania dovesse operare come aggregatore di una “coalizione anti-Putin”. Prima del voto per le Europee aveva affermato che l’Occidente deve “indebolire o abbattere” il regime di Vladimir Putin: “se qualcuno dentro o vicino al Cremlino è pronto a cambiare schieramento e a indebolire o smantellare il regime, dobbiamo sostenerlo”, ha dichiarato. Aggiungendo: “Stiamo parlando all'infinito di come possiamo difenderci da Putin. Ma non stiamo parlando delle nostre politiche offensive. Di come possiamo ottenere dei cambiamenti all'interno della Russia che aiuterebbero a porre fine a questa guerra”. Kallas-Kubilius, due “falchi” baltici per esteri e difesa Come Kallas, Kubilius è un attivo sostenitore di una Difesa del Vecchio Continente che sia complementare alle strategie della Nato. E di un’Europa le cui strategie di rafforzamento militare si inseriscano nelle linee guida promosse in campo atlantico. In questo caso, chiaramente, puntando al rafforzamento della deterrenza antirussa. Del resto, Kubilius svolgerà la sua mansione in diretta collaborazione con la vicepresidente di riferimento, che sarà proprio la Kallas, e appena nominato ha sottolineato le ricadute per la Nato della presenza di un commissario europeo alla Difesa: “il portafoglio della difesa fornirà un "valore aggiunto" alla NATO e ai suoi singoli membri”, ha dichiarato. L'Institute for Security and Development Policy , del resto, aveva già ricordato che in qualità di "Lady Pesc" Kallas avrebbe messo al centro del suo mandato la convergenza Ue-Nato sulle questioni securitarie e l'indirizzo nei confronti della Russia delle priorità di spesa comune in materia di difesa per rafforzare la deterrenza europea. La nomina di Kubilius rafforza questa convinzione. La commissaria finlandese alla Sovranità Tecnologica, una garanzia antirussa Un’altra figura che consolida - in senso antirusso e filo-atlantico - la Commissione è la finlandese Henna Virkkunen, nominata vicepresidente con delega alla Sovranità Tecnologica, la Sicurezza e la Democrazia. Esponente, come von der Leyen e Kubilius, del Partito Popolare Europeo, Virkkunen è esponente di un Paese che è entrato nell’Alleanza solo di recente e la sua chiamata alla Commissione è stata definita “una pessima notizia per Putin” da Politico.eu. Prima dell’invasione dell’Ucraina, in un articolo pubblicato per il Wilfred Martens Center di Bruxelles, Virkkunen ricordava che la cooperazione Ue-Nato dovesse essere orientata “all'approfondimento e al rafforzamento delle aree di cooperazione esistenti come la sicurezza informatica, la sicurezza sanitaria, l'antiterrorismo, la mobilità militare e la protezione delle frontiere”, sottolineando la necessità di rafforzare la sicurezza informatica e digitale nel quadro della Bussola Strategica europea pubblicata nel 2022. La Finlandia è da tempo molto attenta alla cooperazione tecnologica e securitaria con gli Stati Uniti, e la nomina di una sua rappresentante in un campo tanto critico per la gestione delle minacce ibride rafforza l’orientamento securitario e antirusso del nuovo esecutivo europeo. Nel complesso, le tre nomine conferiscono un peso crescente ai Paesi dell’area baltica e orientale in seno alle istituzioni europee e ribadiscono a Mosca che il sostegno continentale all’Ucraina per i prossimi cinque anni non è in discussione.

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