Gli Stati che decideranno le elezioni Usa: il Michigan

Il Michigan è uno dei sette Stati chiave che deciderà le elezioni presidenziali del prossimo 6 novembre. Dopo Pennsylvania e Georgia, è quello dei sette che mette in palio più grandi elettori: 15. Insieme al Wisconsin, è anche lo stato dove i sondaggi danno in maggiore vantaggio i democratici, che secondo la media elaborata dal sito di analisi politiche FiveThirtyEight, oggi vincerebbero per due punti percentuali: 51% contro 49%. Il margine è quindi molto risicato e questo rende il Michigan uno Stato in bilico, appellativo che si è conquistato dopo la vittoria a sorpresa di Trump nel 2016, quando i repubblicani riuscirono a strapparlo per la prima volta, dopo oltre due decenni, ai democratici. Nei 24 anni precedenti al 2016, infatti, il Michigan aveva sempre votato per i Dem alle elezioni presidenziali. Nel 2008, Barack Obama vinse addirittura con 16 punti percentuali di vantaggio su John McCain e nel 2012 con quasi 10 su Mitt Romney. Solo quattro anni più tardi, come abbiamo visto, i repubblicani riuscirono a recuperare l’enorme svantaggio e portarsi a casa tutti e 15 i grandi elettori con un margine risicatissimo: poco più di 10mila voti. Nel 2020, Biden riportò i democratici alla vittoria, questa volta con un vantaggio di quasi 3 punti percentuali . Cosa ha reso il Michigan uno Stato così contendibile? Come la Pennsylvania e altri Stati del Midwest, anche il Michigan ha accusato in maniera particolarmente grave gli effetti della grande recessione e della globalizzazione. Fino a pochi anni fa era infatti un fiorente centro manifatturiero e di produzione di automobili: terreno fertile per i democratici, storicamente vicini ai sindacati e ai diritti dei lavoratori. Ma con la crisi economica, l’automazione dei processi produttivi e la globalizzazione con lo spostamento degli impianti in Paesi con manodopera a basso costo, molte zone dello Stato hanno subìto un grave declino economico - parzialmente ignorato dal partito democratico nella campagna del 2016. La classe media delle contee rurali bianche, impoverita, si è quindi affidata alle promesse di Donald Trump: rinegoziare gli accordi commerciali con i Paesi concorrenti e riportare indietro i posti di lavoro. Quattro anni dopo, nel 2020, i democratici sono riusciti a riconquistare il Michigan grazie a un’affluenza alle urne storica e a una serie di proposte politiche più vicine alla classe media. La campagna di Biden ha infatti concentrato i suoi sforzi sugli Stati del Midwest, tornando a parlare della crisi del settore manifatturiero, di sanità pubblica e altre questioni vicine alla classe media in crisi. Inoltre, i democratici hanno puntato su questioni come la riduzione delle ineguaglianze, il razzismo sistemico e la sanità pubblica per portare alle urne in massa i segmenti demografici a loro più vicini - principalmente gli afroamericani nelle grandi città come Detroit - e sull’anti-trumpismo e il diritto all’aborto per conquistare i voti nelle periferie moderate delle città. Tuttavia, il partito democratico non è riuscito a riconquistare tutti i voti persi dagli anni di Obama, così il Michigan rimane uno stato in bilico.