Milei vince il duello sulle pensioni. Ma in Argentina è allarme povertà

In un’Argentina sempre più spaccata sul fronte politico, l’agenda di Javier Milei inizia a consolidarsi. E lo fa col sostegno di un novero crescente di forze politiche con cui il presidente dialoga e cerca compromessi. Il 10 settembre scorso il titolare della Casa Rosada ha incassato un’importante vittoria in Parlamento che consolida il percorso verso l’applicazione delle riforme neoliberiste, orientate all’abbattimento dell’inflazione, al taglio alla spesa pubblica, alla riduzione del deficit, promesse fin dall’insediamento. Non cade il veto di Milei sulle pensioni L’opposizione di sinistra, infatti, non è riuscita a ottenere la maggioranza di due terzi necessaria per superare il veto presidenziale su una norma che introduceva una rivalutazione delle pensioni di circa l’8%. L’adeguamento all’inflazione delle pensioni è stato infatti congelato da Milei da dicembre 2023, mese del suo insediamento, fino a marzo, bloccandolo in una fase in cui l’inflazione era in doppia cifra. Una mossa che ha causato fin dai mesi scorsi ampie proteste nel Paese, ripropostesi dopo il voto del 10 settembre fuori dal palazzo del Parlamento di Buenos Aires. Milei ha incassato l’appoggio della destra liberale e di parte del centro per difendere la sua agenda di austerità fiscale dopo lunghe negoziazioni condotte dal capo di gabinetto del governo, Guillermo Francos. Il quale già a luglio aveva consentito di far passare al Senato un ampio pacchetto di misure che avviavano le privatizzazioni delle imprese pubbliche e consolidavano le politiche di taglio alla spesa dello Stato. Un terzo delle quali riguarda la riduzione della spesa sociale e previdenziale. Il risultato? Da un lato, l’inflazione è stata ridotta drasticamente, da oltre il 25% a poco più del 4% mensile. Dall’altro, l’aumento della povertà è stato notevole e oltre un cittadino argentino su due vive sotto la soglia di povertà. Pensionati in difficoltà I pensionati argentini saranno ancor più colpiti dopo il veto di Milei alla proposta della sinistra che introduceva la rivalutazione. E rischieranno di essere ulteriormente penalizzati se, come prevede Milei, le prossime misure di risparmio prevedranno tagli ai sussidi per medicinali, elettricità e gas. Politiche che secondo il sociologo Eduardo Donza, ricercatore presso l'Osservatorio argentino del debito sociale generano "privazioni" e "un peggioramento della qualità della vita già molto precaria” dei pensionati. A confermare l’allarme l’Ufficio del Difensore Civico per gli Anziani, l’istituzione che in Argentina, monitora la condizione delle persone di età più avanzata. Questo ufficio ha comunicato che proprio i pensionati sono la fascia più colpita dall’aumento della povertà. L’inflazione ne ha eroso le prospettive economiche e nel Paese si registra un numero crescente di pensionati che ha difficoltà a pagare bollette, riscaldamento e medicinali. A cui si aggiunge una generalizzata crescita dell’insicurezza alimentare: il titolare dell’autorità garante per gli anziani, Eduardo Semino, ha indicato infatti nella malnutrizione la principale problematica emersa tra le persone di età più avanzata in Argentina. Per Milei si tratta di sacrifici necessari per dare una prospettiva al Paese e far ripartire la crescita dopo aver ridotto l’ingombro della spesa sociale e previdenziale. Ma per milioni di argentini le riforme neoliberiste del presidente generano un costo sociale eccessivo, aumentando vulnerabilità e disuguaglianze che tante volte si sono rafforzate quando a Buenos Aires la politica ha voluto agire sul disastrato stato delle finanze pubbliche.