Che impatto avrà l'effetto Taylor Swift sulle elezioni americane?

Era atteso e forse fin troppo desiderato. Poco dopo la fine del dibattito tv Harris-Trump, è arrivato l’endorsement della star della musica Taylor Swift alla candidata democratica. Un endorsement, quello di Swift, fatto attraverso uno degli strumenti più utilizzati dai suoi milioni di fan, il social network Instagram. Un endorsement reso ancora più degno di nota dal registro utilizzato dalla cantante nel suo post: Swift parla di diritti che necessitano della protezione di una "guerriera", contrappone la calma al caos, invita i suoi fan ad andare a votare pur dicendo che lei voterà il ticket Harris-Walz ma soprattutto si firma, postando una foto di lei con in braccio un gatto, con la formula “gattara senza figli”. La stessa con la quale il candidato repubblicano alla vicepresidenza J.D. Vance aveva apostrofato l’attuale vicepresidente Harris in un’intervista nel 2021. L’endorsement di Taylor Swift a Kamala Harris non è di certo il primo esempio di intervento di un personaggio del mondo dello spettacolo a supporto di un candidato alle elezioni negli Usa. Negli anni, quasi come se fosse un passaggio obbligato nelle varie campagne elettorali, si sono alternate star dello showbiz o di Hollywood nel manifestare il proprio supporto nei confronti degli esponenti politici e candidati. L’impatto di queste iniziative però rimane difficile, se non impossibile, da quantificare in numeri, così come definire la correlazione causa-effetto tra endorsement e risultati effettivi. Dai gattini al tour da record: la forza mediatica di Taylor Swift Guardando proprio ai numeri, quelli di Swift parlano chiaro. Siamo di fronte non a un’artista di successo ma a un fenomeno social e sociale, tanto che il suo ERAS TOUR - sold out ovunque nelle sue oltre 150 date - , è stato il tour mondiale con maggiore incasso di tutti i tempi, arrivando a superare quota 1 milione di dollari. Passando alla “Swift social”, invece, solo su Instagram la popstar conta - al momento - 283 milioni di follower, arrivando a essere il 14esimo account più seguito al mondo sulla piattaforma, tanto che in poco più di 10 minuti il post di endorsement a Harris ha raggiunto 1 milione di like. Se l’impatto economico di Taylor Swift è ormai indubbio, quello politico rimane ancora un'incognita. Quanti like si possono trasformare in voti? Cosa potrebbe succedere da qui al 5 novembre 2024, giorno delle elezioni? Domande a cui è impossibile rispondere, anche considerando la complessità del sistema elettorale degli Stati Uniti. Le “call to action” in prossimità di appuntamenti elettorali non sono però una novità per la stessa Taylor Swift. In prossimità del voto del 2020, che ha visto la vittoria di Biden su Trump, Swift ha manifestato il suo sostegno al candidato dem. La sua presa di posizione in ambito politico era partita ben prima, quando nelle elezioni di metà mandato del 2018 in Tennessee ha deciso di appoggiare il candidato dem Phil Bredesen, che poi però perse. Erano sì, altri tempi, ed era sicuramente “un’altra Taylor Swift” in termini di fama e notorietà, ma è anche vero che più che generare “voti”, l’endorsement dei vip ai vari candidati sembra portare a nuove formule di “engagement”, creando cioè intorno al candidato una “comunità” sempre più coesa. La forza mediatica che oggi può avere una personalità come Swift è però esemplificata da un fatto: quando nel settembre del 2023 la cantante ha consigliato, con una storia su Instagram, ai suoi giovani fan e follower di registrarsi online per votare, il sito Vote.org a cui li ha indirizzati ha visto, nell’ora successiva alla pubblicazione della sua “call to action”, un aumento del 1226% degli utenti. Non certo una prova che le “call to action” o gli “endorsement” siano efficaci per definizione ma comunque un segnale. Negli ultimi mesi, i fan di Taylor Swift - i cosiddetti “Swifties” - hanno dimostrato anche in altri modi di essere politicamente “engaged”, coinvolti nel senso più ampio del termine, creando autonomamente pagine Instagram, come ad esempio “swifties4kamala”, per sostenere la candidata democratica. La pagina, che conta oltre 50mila follower, vede fan della popstar invitare altri fan a sostenere Harris, con eventi e iniziative. Il logo del gruppo è - e non stupisce - un gattino accucciato. Il precedente: le “affollate” elezioni del 2016 Il coinvolgimento, più o meno diretto, di star dello spettacolo nelle campagne elettorali registrò i suoi primi casi già un secolo fa, quando ad esempio nel 1920 l’attrice e soprano Lillian Russell decise di appoggiare il candidato Warren Harding, che poi divenne il 29esimo presidente degli Usa. Quasi cento anni dopo, nel 2016, l’endorsement delle star era già qualcosa di totalmente sdoganato. In quelle elezioni - che hanno visto sfidarsi Hillary Clinton per i democratici e Donald Trump, poi diventato presidente, per i repubblicani, l’intero showbiz si è mobilitato. A ottenere, senza eguali, più supporto è stata Clinton, che poi però è uscita sconfitta da quelle elezioni. Star come la cantante Katy Perry, il “boss” Bruce Springsteen, Lady Gaga, Madonna o Beyoncé si sono esposte pubblicamente pro Hillary, sperando che arrivasse a essere la prima donna presidente degli Stati Uniti d’America. Le manifestazioni pubbliche, in quell’anno, non furono solo in positivo e quindi pro- Clinton ma anche apertamente contro la candidatura del tycoon Trump con delle vere e proprie campagne organizzate e strutturate. Ne è un esempio la “30 days 30 songs” in cui giorno dopo giorno alcune band, per lo più indipendenti, pubblicavano canzoni di forte critica a Donald Trump. La reazione del tycoon a uno di questi brani anti-Trump - quello firmato dalla band alternative rock Death Cab for Cutie che puntava a smontare l’immagine trumpiana di “self-made man” - fu netta: “sono dei perdenti, non hanno talento”, commentò il Tycoon. L’effetto delle star AKA “l’effetto Oprah” Se l’esempio del 2016, con l’endorsement pro-Clinton che però non ha portato i suoi frutti, mostra come tutto sia molto imprevedibile, negli anni sono state formulate alcune ipotesi sull'impatto positivo che i consigli delle star possono avere sulle loro fanbase. Una decina di anni fa, due economisti della Kellogg School of Management e dell'Università del Maryland, Craig Garthwaite e Tim Moore, hanno cercato di analizzare gli effetti dell’endorsement delle celebrità sull'opinione pubblica. In particolare, si sono concentrati su una delle personalità più note e importanti dell'industria televisiva mondiale, Oprah Winfrey. La tesi dei due ricercatori è che l'appoggio di Oprah a Barack Obama durante le primarie del 2008 contro Hillary Clinton lo abbia aiutato a guadagnare più voti della sfidante. Per arrivare a questa conclusione i due studiosi hanno notato che negli stati in cui il magazine curato da Oprah era più venduto, Obama era risultato vincitore. Si tratta solo di una coincidenza o può esistere un rapporto causa-effetto tra le due variabili? Probabilmente il risultato delle osservazioni di Garthwaite e Moore non può essere facilmente generalizzato ad altre elezioni, visto che si concentra su un singolo caso. Ciò detto, però, questo mostra come sfera politica e sfera mediatica siano indissolubilmente connesse e come l’una possa avere degli effetti - anche inaspettati - sull’altra. Ne è un esempio quello che è successo lo scorso luglio, quando, tra i tanti appelli per il ritiro dalla corsa alla Casa Bianca di Joe Biden, è arrivato anche quello della star del cinema George Clooney con un editoriale sul New York Times. Per molti, il segnale che fosse giunto il momento che Biden facesse un passo indietro, come poi, pochi giorni dopo ha fatto.