I giornali americani stanno scomparendo

La crisi della carta stampata negli Stati Uniti ha portato da qualche anno a questa parte alla chiusura di oltre due giornali locali a settimana. Rispetto a 20 anni fa, ci sono circa 3.000 giornali e 43.000 giornalisti in meno, che hanno lasciato 225 contee senza un giornale locale, mentre più di 1.500 - circa metà sulle 3.143 totali - ne hanno uno solo e spesso nemmeno quotidiano, ma settimanale. Sono quelle che i media americani e internazionali definiscono news deserts, “deserti di notizie”, ovvero luoghi dove non esiste un giornale che racconti e indaghi ciò che accade sul territorio. A farne le spese è lo stato di salute della democrazia americana, dato che sono spesso i giornali locali a sorvegliare sull’operato delle amministrazioni e lanciare gli scoop che poi arrivano sui media nazionali. Senza questo strumento di controllo, corruzione e malagestione rischiano di dilagare. Ma non solo: secondo tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni, i giornali locali sono ritenuti mediamente più affidabili rispetto a quelli nazionali. Ciò significa che i cittadini tendono a fidarsi di quello che leggono sulla stampa locale - anche perché spesso li riguarda da vicino - e di conseguenza a cadere meno nella trappola delle fake news - molto più diffuse su altri tipi di media, soprattutto digitali - utili alla polarizzazione del dibattito politico. I giornali locali, in poche parole, mantengono i cittadini con i piedi per terra e li spingono a interessarsi alle questioni politiche reali. Per di più, uno studio della Medill School of Journalism ha scoperto che i “deserti di notizie” si trovano in zone mediamente più povere: il reddito medio familiare in queste contee è infatti di 54.587 dollari, contro i 74.580 dollari della media nazionale. Questi territori hanno spesso anche accesso limitato alla banda larga, aumentando il rischio di lasciare i cittadini in situazioni di vero e proprio isolamento informativo. Le difficoltà nell’adattarsi ai nuovi modelli di business basati sulle pubblicità online e sugli abbonamenti hanno portato alla situazione attuale: secondo una stima del PEW Research Center, nel 2022 le entrate pubblicitarie dei giornali ammontavano a 9,8 miliardi di dollari, in calo del 5% rispetto all’anno precedente. Nel 2005 ammontavano a 49,4 miliardi di dollari. Nel frattempo, le grandi compagnie editoriali e i fondi di investimento hanno iniziato a comprare a prezzi stracciati molti dei giornali rimasti operativi, ma in crisi finanziaria. Questo ha portato alla formazione di grandi agglomerati editoriali: secondo la Medill School of Journalism, oltre la metà dei quotidiani americani e circa un quarto di tutti i settimanali sono oggi nelle mani di dieci società. Oltre alla perdita di posti di lavoro, al fine di tagliare i costi e aumentare i profitti, ciò ha comportato un restringimento della diversità di opinioni, anche questo un fattore che aggrava la crescente polarizzazione politica.