Solingen, una città tranquilla che si scopre vulnerabile dopo l'attentato. Il reportage

Qualcuno dice che quell'era non sia mai finita. Qualcun altro che la difficilissima situazione in Medio Oriente abbia riacceso fanatismi mai davvero superati. Certo è che Solingen, in quel venerdì sera in cui un siriano di 26 anni ha colpito persone a caso con un coltello, uccidendone tre, è tornata indietro di undici anni. E ora la Germania - e tutta l'Europa - temono di essere tornate ai tempi del Bataclan, quando ogni evento, concerto, festa, era un potenziale pericolo. Acciaio e melting pot Persino Solingen, città del Nord Reno Westphalia, terra di acciaierie che si credeva operosa e operaia, si scopre vulnerabile allo straniero. O forse proprio Solingen, dove un residente su cinque è nato fuori dai confini tedeschi. E dove anche chi è arrivato da straniero vent’anni fa, ora critica le politiche sugli ingressi dell’ultimo decennio. Enzo Lieto, 57 anni, si occupa di import/export, ha un figlio di 11 anni che va a scuola qui. Usa parole dure. "Vivo in Germania dal 1970, ed è cambiata tantissimo. Prima era tutto più tranquillo. Oggi purtroppo, dal 2014, con le frontiere aperte non si è riuscito a capire chi è entrato in Germania. Prima negli anni 70 le persone venivano solo per lavorare, bere un bicchiere di birra, mangiare una pizza: erano i “Gasterbeiter”, si lavorava e basta". Chi paga il prezzo L’accusa è che si paghi un prezzo per quel “ce la faremo” pronunciato da Angela Merkel nel 2015, anno in cui la Germania accolse circa un milione di profughi, soprattutto in fuga dalla guerra in Siria. Giovani come l’attentatore Issa Al Hasan, che aveva 16 anni quando, scoppiata la guerra in Siria, l’Isis ha prendeva il controllo della sua città natale. Intorno alla residenza per richiedenti asilo dove Hasan aveva ottenuto uno dei 130 posti letto attualmente occupati, nessuno ha voglia di parlare. Davanti al tappeto di fiori e candele, all'ingresso della chiesa evangelica a pochi passi dal luogo della strage, c'è un ragazzo di 22 anni. Ha capelli e occhi scuri, le lacrime agli occhi, tira su col naso. "Questa cosa è molto grave e molto triste. I miei genitori sono venuti qui dalla Turchia. Credo che per chi, come me, non è tedesco, ora è un bel problema, la situazione sarà più difficile". Il prezzo più alto, spiega, lo pagano proprio le seconde generazioni, vittime inevitabili di un pregiudizio. Verso il voto regionale La destra estrema Alternative für Deutschland soffia sul fuoco, a meno di una settimana dalle elezioni in Turingia e Sassonia, mentre quanto accaduto scatena a Solingen manifestazioni contrapposte: da un lato chi invoca più controlli, in particolare verso chi è di religione musulmana, dall’altro chi invita a non strumentalizzare. Per due giorni la città si spacca, divide anche le giovani generazioni, con gli agenti in assetto antisommossa che corrono da un punto all'altro per sedare tafferugli. Una chiave di lettura, forse ingenua, idealista, la offre Ceren, studentessa 20enne che è nata qui ma indossa l'hijab. "Qui ci sono persone da ogni Paese. Il problema è che si associa quanto accaduto solo alla religione. Il punto non è essere islamici: mio fratello era appena uscito dal cinema vicino alla piazza e ha visto i lampeggianti blu della polizia; era tutto accaduto da poco, quando mi ha chiamato e me lo ha detto ho avuto paura per lui. Il problema è che la persona che ha agito era priva di umanità".