Attacco a Solingen: i nodi che restano ancora da chiarire

Issa al Hasan ha 16 anni quando la città della Siria dove è nato e cresciuto fino a quel momento, Deir ez-Ezzor, cade in mano all’Isis. Forse è allora che il fanatismo conquista la sua testa di adolescente. O forse è successo dopo il 2020, quando, più grande, è arrivato in Europa con una vita da ricostruire, daccapo e dal nulla. Questa è una delle domande cui la Corte federale, che lo indaga per terrorismo oltre che per omicidio e tentato omicidio a seguito della strage nella piazza di Solingen, dovrà dare una risposta. La ricostruzione della serata Per trovarla, si comincia dalla ricostruzione di quanto accaduto quella sera. Hasan è nella stanza al terzo piano della residenza per richiedenti asilo dove dorme da circa un anno. Fuori, a poco più di 200 metri, ci sono il palco montato, la musica, l’allegria della “festa della diversità”. Forse gli scatta qualcosa nella testa, oppure era tutto pianificato: questa è un’altra domanda importante cui gli inquirenti cercano di rispondere. Prende un coltello, scende le scale, esce e attraversa la strada, sale su dritto fino alla piazza e inizia a colpire con fendenti alla gola chiunque si trovi davanti. Uccide tre persone, due uomini di 62 e 56 anni, una donna di altrettanti. Ne ferisce altre otto. Nella piazza è il panico, l’organizzatore della festa, Philipp Mueller, sale sul palco e spiega quello che sta accadendo, invita per quanto possibile alla calma. Il buco nero A questo punto sono circa le 23 di venerdì sera. Issa Al Hasan si consegnerà nelle mani della polizia solo 24 ore dopo. In mezzo, bisogna ricostruire cosa sia accaduto. Di certo sappiamo solo che al momento in cui è stato ammanettato aveva indosso gli stessi vestiti della sera prima. Non sappiamo esattamente dove si sia nascosto e per quanto tempo, sappiamo che durante il suo percorso si è sbarazzato del portafogli con i documenti e del telefono cellulare. È questo il buco temporale che la polizia cerca di riempire, che, forse, contiene anche la risposta all’altra domanda: Hasan ha agito da solo o aveva dei complici? C’è qualcuno che lo ha coperto, che lo aiutato, con cui era d’accordo? Indizi utili potrebbero trovarsi proprio nella residenza, dove la polizia – compresa la scientifica – è tornata a più riprese sebbene, forse, a troppa distanza di tempo dalla sera della strage. La rivendicazione dell'Isis Sabato sera, da Beirut, è arrivata anche una rivendicazione dell'Isis. "L'autore dell'attacco a un raduno di cristiani nella città di Solingen in Germania ieri era un soldato del gruppo dello Stato islamico", recita una dichiarazione dell'agenzia di stampa jihadista Amaq su Telegram. L'attacco è stato compiuto "per vendetta per i musulmani in Palestina e ovunque". Il Dna rinvenuto su un coltello confermerebbe ora le responsabilità del siriano, ma gli interrogativi non hanno tutti trovato risposta: un cellulare e un talbet sono stati trovati sotto a un tombino dagli investigatori e non è chiaro se appartengano all'autore del triplice omicidio. In parallelo, si cerca di chiarire lo status di Issa Al Hasan e sul suo permesso di soggiorno. L'uomo era entrato in Germania il 25 dicembre 2022 e, da allora, ogni tentativo di espulsione è andato vano.

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