Giappone, le dimissioni di Kishida apriranno al dopo-Abe?

Il Giappone vedrà a settembre rinnovata la carica di presidente del Partito Liberaldemocratico , la formazione conservatrice che da oltre un decennio governa il Paese. Allo stesso tempo cambierà anche il primo ministro, dato che Fumio Kishida, primo ministro e presidente dell’Ldp, non si ricandiderà per guidare il partito e, come da statuto, dovrà passare la guida della formazione che detiene la maggioranza nel Parlamento nipponico al suo successore. Il nuovo leader sarà chiamato, inoltre, a portare l’Ldp alle elezioni generali dell’ottobre 2025. L'onda lunga di Shinzo Abe L’ondata di scandali che ha colpito il governo Kishida è stata molto significativa, mettendo in discussione il movimento di correnti intorno al partito che, dalla fondazione nel 1955 indirizza le linee della politica nipponica. E il voto di settembre, la cui data precisa deve essere fissata, potrebbe esser l’occasione per un cambio di paradigma del partito, che per la prima volta da anni potrebbe inaugurare una fase non direttamente collegabile all’onda lunga delle politiche di Shinzo Abe. L’ex primo ministro, assassinato nel luglio 2022, con le sue strategie ha indirizzato le linee di tendenza del Giappone contemporaneo: ha avviato la strategia monetaria dell’Abenomics fondata sull’uso della leva di debito ed emissioni contro le crisi finanziarie; ha promosso il rilancio del Paese come hub tecnologico e dell’innovazione; soprattutto, ha varato il superamento della clausola pacifista della Costituzione nipponica e rinforzato il ruolo del Giappone come potenza dell’agone indo-pacifico nel contenimento della Cina. Cento milioni di fondi neri Yoshihide Suga prima e Fumio Kishida poi, successori di Abe, si sono inseriti in questo solco. Ora, però, la crisi dell’Ldp è tale da ritenere necessaria l’immissione di forze nuove. La fine del governo Kishida, infatti, arriva dopo un anno di scandali. La corrente conservatrice Seiwakai, facente riferimento all'eredità politica di Abe, a dicembre è stata accusata di aver raccolto fondi neri per 100 milioni di yen in conti non dichiarati in violazione delle norme sul finanziamento elettorale per pagarsi le sue campagne elettorali e consolidare l'influenza all'interno del governo. Kishida fa parte di una corrente più centrista del partito, la Kochikai, ma al governo era "guardato a vista" dal potente capo di gabinetto Hirozaku Matsuno, costretto alle dimissioni. La corrente che faceva riferimento a Abe è stata preossché azzerata nel partito. A dicembre si sono dovuti dimettere il ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Industria Yasutoshi Nishimura, il ministro degli Affari Interni e delle Comunicazioni Junji Suzuki e il ministro dell'Agricoltura Ichiro Miyashita. Nessuna alternativa Seijiro Takeshita, politologo dell’Università di Shikuzoka, ha fatto notare che l’opposizione frammentata e la debolezza del Partito Democratico del Giappone, che paga ancora l’impopolarità del triennio di governo 2009-2012, rendano sostanzialmente impensabili ad ora alternative al governo dell’Ldp. Chiamato, però, a una grande ridefinizione degli equilibri interni. E dunque, potenzialmente, all’inaugurazione dell’era post-Abe nelle elezioni per la presidenza più contese da decenni. Il Financial Times ha scritto che il nuovo primo ministro dovrà proiettare “fiducia e ottimismo”. “Sulla scia dello scandalo dei finanziamenti, il Giappone ha bisogno di qualcosa di meglio di un leader debole, debitore degli anziani del partito. Ci sono molti candidati credibili, tra cui ex protetti di Abe come Toshimitsu Motegi e Katsunobu Kato; ministri esperti con una vena indipendente, come Taro Kono e Shigeru Ishiba; o Sanae Takaichi, portabandiera dell'ala destra dell’Ldp, che diventerebbe la prima donna primo ministro del Giappone”. Ma non va esclusa anche l’ipotesi di una svolta generazionale. L’unico candidato già ufficialmente in corsa, forte del sostegno di 20 parlamentari in carica, è l’ex ministro della Sicurezza Economica Takyaumi Kobayashi, 49 anni. Il 43enne, Shinjiro Koizumi, ministro dell’Ambiente con Suga, nutre analoghe ambizioni. Di quindici-venti anni più giovani della media degli altri candidati, potrebbero essere spinti dall’onda lunga della volontà di rinnovamento. E soprattutto capire se per affrontare le sfide di Tokyo, dall’inflazione al deterioramento degli scenari securitari nella regione, il partito-guida della politica nipponica possa finalmente creare nuove elaborazioni politiche dopo quella di Abe. La cui successione, a quattro anni dalle dimissioni e due dalla morte, inizierà nei fatti solo dopo il voto presidenziale post-scandalo.