La prossima Commissione europea potrebbe avere un problema di donne

La nuova Commissione europea non è ancora nata ma per Ursula von der Leyen c’è già una delusione: il prossimo collegio rischia infatti di avere un forte sbilanciamento di quote tra uomini e donne. Un tema, quello della parità di genere, che sta particolarmente a cuore alla presidente della Commissione. Come già fatto cinque anni fa, anche stavolta von der Leyen ha chiesto ai governi nazionali di indicare – qualora non venisse riconfermato il commissario uscente – non un solo candidato ma due proposte, un uomo e una donna, così da poter scegliere bilanciando i generi. Nel 2019 i governi si erano un po’ tutti adeguati ai desiderata, tanto che la Commissione uscente contava 13 donne e 14 uomini. Questa volta però si sta prendendo una piega diversa. Una donna su tre Finora sono 18 i governi che hanno indicato il proprio candidato alla Commissione, compresa la Germania che sarà appunto rappresentata da Ursula von der Leyen. Sette Paesi hanno confermato il commissario uscente, degli altri undici nessuno ha però proposto una coppia di nomi, bensì un singolo candidato. Come risultato, finora su 18 nomi le donne sono solo sei e gli uomini dodici. Mancano all’appello ancora nove governi, di questi – secondo i rumors – solo tre Paesi potrebbero indicare una candidatura femminile. Alla fine quindi la Commissione “von der Leyen 2” potrebbe contare circa nove donne su 27, ovvero una su tre. Anche l’Italia è tra i Paesi che non hanno ancora ufficializzato il proprio candidato. Il più accreditato sembrerebbe essere il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, che potrebbe puntare al portafogli del Bilancio e del PNRR. Qualora la premier Giorgia Meloni volesse accontentare la richiesta di von der Leyen di una coppia di candidati, l’altro nome che circola è quello di Elisabetta Belloni, attuale direttrice generale del DIS e con una lunga esperienza in diplomazia. Per Belloni potrebbero aprirsi le porte di una delega alla Difesa o al Mediterraneo, due tra le novità annunciate della prossima Commissione. Volti noti Quel che è certo è che il prossimo esecutivo europeo vedrà molti volti nuovi. I riconfermati al momento sono sette: oltre a von der Leyen, il lettone Valdis Dombrovskis, il francese Thierry Breton , la croata Dubravka Šuica, lo slovacco Maroš Šefčovič, l’olandese Wopke Hoekstra e l’ungherese Olivér Várhelyi. Quest’ultimo, che attualmente ha il portafogli dell’Allargamento e delle Politiche di vicinato, potrebbe però non superare l’esame dell’Europarlamento, che deve dare il suo consenso su tutti i singoli componenti della prossima Commissione. Negli ultimi cinque anni il rapporto tra Várhelyi e gli eurodeputati è stato spesso conflittuale e più volte sono state chieste le sue dimissioni. Nel febbraio 2023, durante una sessione plenaria dell’Europarlamento, l’esponente ungherese non si era accorto di avere il microfono aperto mentre, dopo aver risposto a un’interrogazione di un eurodeputato croato, si rivolgeva al proprio assistente chiedendo “quanti idioti ci fossero ancora”. E volti nuovi Tra i volti nuovi della Commissione ci sarà la premier estone uscente Kaja Kallas, nominata Alto rappresentante per la Politica estera, la ministra spagnola della Transizione ecologica Teresa Ribera, che punta al pesante portafoglio del Green deal, e il ministro delle Finanze austriaco Magnus Brunner, che spera in una delega in materia economica. Il ceco Jozef Síkela, attuale ministro dell’Industria, potrebbe diventare il prossimo commissario all’Energia. Gli altri candidati finora ufficializzati sono l’eurodeputata finlandese Henna Virkkunen, il greco Apostolos Tzitzikostas, attuale governatore della Macedonia centrale, il ministro delle Finanze irlandese Michael McGrath, lo sloveno Tomaž Vesel, ex presidente della Corte dei conti, la ministra svedese degli Affari europei Jessika Roswall, il polacco Piotr Serafin e il maltese Glenn Micallef. La nomina di quest’ultimo, 34enne ex capo di gabinetto del premier Robert Abela, ha suscitato polemiche in patria perché Micallef viene considerato senza esperienza adeguata al ruolo.