Uk, si spengono i riots in Inghilterra. Ma il fuoco è davvero domato?

LONDRA - I focolai di violenza che hanno incendiato l’Inghilterra nella prima settimana di agosto sembrano estinti. Ma ciò che preoccupa è il proverbiale fuoco sotto la cenere. Lo teme sicuramente il primo ministro, se è vero come è vero che ha cancellato le agognate ferie post vittoria elettorale “sul continente” – espressione cara agli inglesi per riferirsi all’Europa – ed è rimasto nel Regno Unito. Starmer: "Restiamo in stato di massima allerta" Keir Starmer lo ha detto chiaramente ai vari soggetti chiamati a contrastare la violenza: dobbiamo restare vigili. Anzi, ha precisato, “in uno stato di massima allerta”. E la risposta del governo, delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario è stata fin qui, per l’opinione pubblica britannica, convincente e rassicurante. L'estrema destra xenofoba di Robinson che alimenta la rabbia Durante i riots la polizia ha arrestato 927 persone. I tribunali, subito attivati, ne hanno incriminate 466. E non vi è dubbio che questa tolleranza zero nei confronti di frange violente, fomentate da personaggi di estrema destra come Tommy Robinson - pseudonimo di Stephen Christopher Yaxley-Lennon, già membro del partito di stampo fascista del British National Party e cofondatore della English Defence League - ha scoraggiato molti facinorosi dall’ agire ancora. Ma questo non vuol dire che questi individui abbiano smesso di esistere e di covare una sorda rabbia, che non va ignorata. Una rabbia che è facile bollare come bieco razzismo. Multiculturalismo sì, ma non per tutti Al netto che non ci può essere giustificazione alcuna per la violenza, è decisamente più facile essere aperti e tolleranti in una città come Londra, che è una delle realtà più multiculturali esistenti al mondo, dove il denaro circola in grandi quantità e le opportunità abbondano. Spazio, insomma, ce n’è per tanti, in una Capitale dove solo il 40% dei residenti ha l’inglese come propria madrelingua. Anche l’ultimo governo tory è stato un esempio di questo multiculturalismo che ha portato un giovane politico come Rishi Sunak, di origini indiane e fede induista, ad essere il primo ministro di un gabinetto che contava, tra gli altri, un rifugiato iracheno , musulmani e buddisti. Ma è un multiculturalismo, si passi il termine, “posh”, che ha potuto prosperare dove le opportunità sono sempre esistite. Il Nord dimenticato Più difficile mantenere un atteggiamento di accoglienza e apertura dove ci si sente abbandonati, in realtà come quelle descritte magnificamente da un maestro della cinematografia britannica come Ken Loach. Il suo ultimo film, The Old Oak, è ambientato in un contesto di questo tipo, nel Nord dell’Inghilterra, in un anno cruciale come il 2016 . Il paesino, fatto di gente sdentata che passa il suo tempo al pub perché non ha un’occupazione, viene “sconvolto” dall’arrivo di profughi siriani E l’integrazione fatica ad avvenire. Così si era espresso durante l’intervista a Sky Tg24, avvenuta in contemporanea al lancio del film. “Uno dei motivi per cui ho girato The Old Oak – spiegò - è perché volevo mostrare una comunità abbandonata, distrutta già decenni fa da Margaret Thatcher. Dopo 30 anni di niente, vedi affiorare i semi del razzismo, con l’arrivo dei rifugiati. Questa gente non ha mai visto un rifugiato prima e comincia ad essere razzista verso di loro perché disperata”. Loach aveva poi aggiunto: “La gente ti accoglie se è forte. Allora può essere generosa. Se ha paura, se non ha speranze, allora va alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa, a chi sta peggio di sé”. La Brexit è stata una colossale bugia che ha avuto presa sui più deboli. Non solo perché ha alimentato l’illusione che tenendo lontano lo straniero ci sarebbero state più opportunità di lavoro, ma perché politici come l’ex premier Boris Johnson hanno opportunisticamente cavalcato l’idea che i soldi “risparmiati” , negandoli a Bruxelles, sarebbero serviti a finanziare un sistema sanitario pubblico sempre più in difficoltà e a “level up” il Paese: a pareggiare, cioè, le disparità tra il Nord e il Sud dell’Inghilterra. Del “levelling up” di johnsoniana memoria non si è vista traccia. E la rabbia è ulteriormente cresciuta. Alla vigilia delle elezioni del 4 luglio, Sky Tg 24 è andato nel Nord dell’Inghilterra, a raccontare quel muro rosso che si era sgretolato nel 2019 e che già nel 2016 aveva votato per la Brexit. In cittadine come Workington, dal lungo passato operaio, dove restano i ruderi di acciaierie e siti di estrazione del carbone, solo una parte della popolazione, di fronte alla cocente delusione conservatrice, era sembrata pronta a ridare fiducia ai laburisti. Nelle parole di moltissimi a prevalere era stata la disillusione, l’indifferenza, il fastidio. Da molti è stato indicato il populista Nigel Farage, uno dei primi promotori della Brexit e grande sostenitore di Donald Trump, come l’ultima possibilità rimasta. Farage è ora leader del Partito Reform Uk e per la prima volta, dopo 8 tentativi, siede in Parlamento, insieme ad altri 4 esponenti della sua formazione, anch’essa al debutto parlamentare. Il ruolo di Nigel Farage e di Reform Uk Con disinvoltura scellerata, all’indomani dell’uccisione delle tre bimbe di Southport, Farage ha agevolato la diffusione di notizie non vere presenti sui social network, secondo le quali l’artefice dell’attacco era un immigrato giunto di recente e in maniera illegale nel Paese. Falso: il 17enne è un britannico, nato in Galles, da genitori ruandesi. C’è allora chi ha colto l’occasione per dire che il problema non sono solo gli immigrati irregolari, ma gli immigrati tout court e i figli degli immigrati, usati come prova di integrazione mancata. Di cosa si nutre l'estrema destra L’estrema destra extraparlamentare si nutre di tutto questo. Non certo da oggi , ma ora più elementi concorrono a renderla più forte e più subdola. Abbiamo detto di Farage, ma dovremmo citare anche Elon Musk – che ha dato come “inevitabile” una guerra civile nel Regno Unito e alimentato il sospetto che la polizia britannica sia più morbida con le minoranze che con i bianchi – la debolezza senza precedenti di un partito conservatore in cerca di un nuovo leader che potrebbe seguire Farage sulla strada del populismo, e un Donald Trump post assalto al Campidoglio e con guai giudiziari candidato alla Casa Bianca. Le sfide di Starmer e del partito laburista Il partito laburista ha ora una responsabilità enorme e non si può permettere di fallire, pena l’avanzata del populismo più spinto anche nel Regno Unito: Starmer dovrà mostrarsi inflessibile in tema di legalità e ordine pubblico, dovrà portare risultati concreti nella riduzione delle innumerevoli disparità tra le diverse parti del Paese, e dovrà trovare soluzioni efficaci rispetto all’immigrazione. Non solo per quanto concerne quella illegale. Negli ultimi due anni, un milione e mezzo di immigrati sono entrati e vivono ora legalmente nel Paese: l’ultimo paradosso della Brexit. Per Farage, e altri che la pensano come lui, è ora questo il vero problema. E ora ha a sua disposizione anche il megafono del Question Time settimanale per fare in modo che sempre più britannici la pensino come lui.