Un Regno raramente tanto Unito, muro di solidarietà e orgoglio contro razzismo e fascismo

Giovani e anziani. Middle e working class. Sindacalisti e studenti, musulmani e anglicani, organizzazioni di estrema sinistra e gruppi di quartiere rimasti sconvolti dalle violenze delle notti passate. Tanti slogan e bandiere diverse, ma nessuna reale divisione. Perché il filo rosso era il più forte, e l’unico importante. Così da Liverpool a Londra passando per Bristol e Birmingham e arrivando fino a Belfast il messaggio è stato uno solo: “siamo una comunità, queste sono le nostre strade, e non permetteremo all’estrema destra di impadronirsene”. A dieci giorni dalla strage di Southport Dieci giorni dopo la strage di Southport, i cui moventi restano ancora oscuri; dopo dieci giorni di tensioni e rivolte fomentate, manovrate e cavalcate dall’estrema destra bianca contro immigrati e musulmani; dopo la promessa di “un esercito di poliziotti altamente specializzati” e dichiarazioni politiche via social ad alimentare le peggiori fake news, è stato l’inglese medio a fare la differenza: a volte in centinaia, a volte in migliaia come nella capitale, hanno avvolto i luoghi giudicati a rischio – soprattutto moschee e centri per rifugiati - in un abbraccio politico e sociale. Pronti allo scontro, ma completamente pacifici, hanno rivendicato un Paese diverso; con i loro corpi e con i loro canti hanno occupato le strade, e il dibattito politico, rivendicando: questi siamo noi. Hanno mostrato solidarietà, ma anche l’orgoglio di un paese. “La generazione dei miei genitori ha affrontato grandi sacrifici per combattere il fascismo tedesco. E tutto è iniziato con piccoli gruppi nelle strade che attaccavano gli immigrati o, a quei tempi, gli ebrei. Ora, lo stesso tipo di persone è nelle strade in questo paese. È assolutamente vergognoso. Per questo sono qui con la comunità, per dimostrare che eravamo totalmente contrari al fascismo allora e siamo totalmente contrari al fascismo adesso" Dal fuoco agli abbracci Della serata che doveva essere di ferro e fuoco e invece è stata di abbracci e canti non è stato l’unico ingrediente, ma è stato certamente il più evidente, e probabilmente il più importante. Perché è quello in grado di cambiare la narrativa; e soprattutto è quello in grado di creare emulazione. Accanto, il lavoro di un governo laburista da poco insediato e al suo primo vero test. Seimila uomini a pattugliare le strade. La promessa di sanzioni record, e immediate. Lo spettro della legislazione antiterrorismo. I volti dei sospetti diffusi attraverso tutti i mezzi di comunicazione. I video dei loro arresti virali online, con il capo di Scotland Yard Mark Rowley ad accompagnare gli agenti durante l’arresto di due militanti, puniti a stretto giro con 32 mesi di carcere. Nuove proteste all'orizzonte Tutto ha fatto la sua parte. Ha aiutato anche che Keir Starmer fosse Procuratore durante i moti di Bristol, che nel 2011 incendiarono l’estate britannica. Ha aiutato soprattutto per capire le grandi differenze con quello che sta accadendo ora: una protesta manovrata e costruita con Nigel Farage e Tommy Robinson come voci di riferimento, complementare ad un’agenda politica in larga parte extraparlamentare, che ha un suo seguito e allo stesso tempo fomenta i più emarginati – a livello economico o sociale o politico - utilizzandoli e strumentalizzandoli. Le prossime ore adesso ci diranno se ci sarà ancora un altro round, in questo combattimento per l’anima del Regno che, in modo diverso ma con alcune similitudini, va avanti dai tempi della campagna per la Brexit. La polizia si aspetta nuove proteste; le comunità assicurano la propria presenza; nessuno può scommettere che i due mondi così distanti non arrivino allo scontro.