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Cold case medievale nel Varesotto risolto da antropologi Insubria

Lombardia
©IPA/Fotogramma

La morte violenta di un giovane di circa 20 anni, sepolto nel cimitero di San Biagio in Cittiglio tra l’XI e il XIV secolo, è al centro del report pubblicato su una rivista scientifica internazionale: la prima autrice è Chiara Tesi, borsista di ricerca all’università

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Un cold case medievale è stato risolto dagli antropologi dell'Università degli Studi dell'Insubria: la morte violenta di un giovane, sepolto nel cimitero di San Biagio in Cittiglio, nel varesotto, è al centro del report pubblicato sulla rivista scientifica internazionale 'Journal of Archaeological Science: Reports'. Primo autore dell'articolo è Chiara Tesi, borsista di ricerca all'Università dell'Insubria.

La ricerca

Oggetto dello studio, un maschio di circa 20 anni, sepolto nella Tomba numero 13 nell'atrio funerario interno alla chiesa tra l'XI e il XIV secolo. Fin dal ritrovamento, lo scheletro ha rivelato la presenza di quattro lesioni al cranio, compatibili con delle ferite inferte intenzionalmente e con particolare violenza. Il cranio è stato quindi studiato con le più moderne tecnologie in uso nelle indagini medico-legali. Le lesioni sono state analizzate con un microscopio digitale tridimensionale, che ha permesso di ricostruire la loro natura, la loro origine e l'intera dinamica dell'evento violento. Dallo studio è emerso che il giovane era stato ripetutamente colpito al cranio con un'affilata arma da taglio, compatibile nella forma con una spada lunga dell'epoca.

La dinamica della morte

"Probabilmente colto di sorpresa e privo di una efficace protezione al cranio, il giovane - racconta Chiara Tesi - era stato colpito una prima volta con un colpo andato "a vuoto" che gli ha lasciato una lieve ferita "di striscio" nella parte superiore del cranio; successivamente, forse tentando una fuga dal suo assalitore, la vittima aveva voltato le spalle venendo colpito in rapida successione con altri due colpi. Infine, forse ridotto allo stremo e ormai a terra in posizione prona, il soggetto veniva terminato dall'assalitore con un colpo perpendicolare al cranio vibrato con violenza nella nuca che ha provocato - conclude la ricercatrice - la morte immediata".