Diffuse la fake news di Fedez e J-Ax “arrestati per droga”: autore bufala andrà a processo
LombardiaL'episodio risale all'8 aprime 2017: l'autore aveva diffuso la notizia che i due rapper fossero stati ammanettati con 28 grammi di cocaina in auto. La procura di Milano aveva chiesto l’archiviazione, ma il giudice ha imposto di portarlo a processo per diffamazione aggravata a mezzo stampa
Aveva diffuso sul sito rollingstone.live la notizia che i due noti rapper Fedez e J-Ax fossero stati arrestati con 28 grammi di cocaina in auto. La procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione per l'autore della bufala, ma ieri il giudice ha imposto di portare l’autore della fake news a processo per diffamazione aggravata a mezzo stampa. La notizia è riportata da Fanpage.it.
La vicenda
Il quotidiano online spiega che l'episodio risale all'8 aprile 2017, quando sul sito apparve la notizia "Fedez e J-Ax arrestati con 28 grammi di cocaina nella macchina". Nel testo veniva riportato che i due avevano imboccato contromano via Montenapoleone ed erano stati fermati dai carabinieri. Una volta perquisita l'auto, sempre secondo quanto riportato dall'autore della fake news, i militari avrebbero trovato cocaina. Addirittura era stato riportato il particolare di un passante avrebbe sentito dire ai due cantanti che la droga non era la loro. I due artisti, che erano stati travolti da messaggi e insulti, furono costretti a fare una smentita ufficiale e poi querelare l'autore per diffamazione.
L’iter giudiziario
La procura aveva chiesto l'archiviazione sostenendo che, anche se il reato era oggettivamente configurabile, l'indagato non sarebbe stato punibile perché aveva esercitato il diritto di fare "controinformazione": e cioè una "spettacolarizzazione del pettegolezzo" che gli inquirenti sostengono caratterizzi l'ambito delle "notizie dedicate al cosiddetto gossip". Inoltre l'autore non sarebbe, secondo gli inquirenti, credibile perché aveva già firmato numerose fake news. Gli avvocati di Fedez, Gabriele Minniti e Andrea Pietrolucci, si erano opposti all'archiviazione. E anche il giudice ha imposto che l'uomo vada a processo.
La decisione del giudice
Ha infatti scritto nell'ordinanza inviata alla Procura che la pubblicazione su Internet di bufale, soprattutto se danneggiano la reputazione di altri, non può essere considerato un diritto specie se si addossano reati. Renderla poi credibile, non solo impedisce il riconoscimento della falsità della notizia, ma accresce il danno alla reputazione dei due personaggi. Per il giudice non si può parlare nemmeno di controinformazione perché, in questo caso specifico, non si è trattato nemmeno di una replica a una qualche informazione fatta sulla rete.