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Milano, narcotraffico e riciclaggio con opere d'arte: 31 arresti

Lombardia
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L'operazione è iniziata a settembre 2019 con l'individuazione di una cellula locale di trafficanti, riconducibile a due imprenditori nel campo della ristorazione. Tra gli indagati figura anche Alberto Genovese

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La polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 persone (per 21 persone è stato disposto il carcere, per tre i domiciliari e per sette l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga e con forti legami con trafficanti sudamericani, latitanti ed esponenti di spicco della criminalità organizzata. L'operazione, che ha visto impegnati quasi duecento agenti, ha interessato Lituania, Spagna, Olanda e Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Campania e Puglia. Inoltre, è stato effettuato il sequestro di una galleria d'arte moderna ad Amsterdam nella quale, con false fatturazioni, venivano riciclati i proventi del narcotraffico anche nell'acquisto di quadri e altre opere.

Le indagini

L'operazione è iniziata a settembre 2019 con l'individuazione di una cellula locale di trafficanti milanesi, riconducibile a due imprenditori nel campo della ristorazione. Da lì si è risaliti a un importante broker internazionale della droga con collegamenti diretti con referenti sul territorio nazionale della criminalità organizzata campana, pugliese e albanese. Si tratta del broker Andrea Deiana, mercante d'arte con galleria ad Amsterdam, al momento latitante. "Emerge come un broker internazionale di elevato spessore criminale in stabile contatto sia con i narcos sudamericani sia con uno dei più importanti trafficanti di droga al mondo, Imperiale Raffaele", estradato in Italia a fine marzo scorso dagli Emirati Arabi dopo una latitanza 'dorata' a Dubai. Imperiale, ritenuto vicino al clan camorristico degli Scissionisti e anche lui col pallino dell'arte, è stato ribattezzato il 'boss dei Van Gogh' per avere acquistato, custodito e poi fatto anche ritrovare due preziosissime tele del celebre pittore fiammingo che erano state trafugate dal museo di Amsterdam nel 2002. Tra l'altro, come emerge dall'ordinanza, lo stesso Deiana in alcune chat racconta "di aver fornito un importante supporto alla latitanza di Imperiale". E scriveva nell'agosto del 2020: "Quando mio amico era in Europa era latitante e stava sempre con me vivevamo stessa casa". 

Il broker è ricercato

Deiana, che risulta ancora ricercato, avrebbe addirittura "scortato" Imperiale nella fuga da Kiev a Dubai. Tra i personaggi di spicco in rapporti con Deiana c'è anche Vincenzo Amato (latitante e destinatario di custodia in carcere in questa indagine) nato a Galatina (Lecce) e "importante narcotrafficante italiano". Nel 2007 era stato arrestato "in una delle più imponenti operazioni antidroga compiute nel Salento ribattezzata 'Barriquez' che consentì di smantellare una potente organizzazione che importava nel Salento ingenti carichi di cocaina trattando direttamente con i trafficanti sudamericani". Con lui Deiana avrebbe messo in piedi "un'importazione di 617 chili di hashish dalla Spagna". Sempre dagli atti, nelle parte in cui si parla di connessioni con la camorra, risulta come "significativo" l'incontro del 16 novembre 2020 tra Deiana e "Raffaele Di Matteo".

Indagato anche Alberto Genovese

Inoltre, tra gli indagati figura anche l’imprenditore Alberto Genovese già a processo per violenze sessuali con uso di droghe su due modelle e arrestato nel 2020. L'ex fondatore di start up, come si legge nell’ordinanza, avrebbe acquistato nel novembre 2019 da 2 indagati 100 grammi "di sostanza stupefacente del tipo Ketamina o cocaina" da "ritenersi destinata alla successiva vendita o cessione". Droga che gli sarebbe stata consegnata in piazza Beltrade dove c'era la sua 'Terrazza Sentimento’.

"100 li porto adesso", avrebbe detto, intercettato, Gennaro Falzarano (indagato) riferendosi a quella presunta consegna di droga per Genovese. Ed è significativo il fatto, si legge ancora nell'ordinanza, che Genovese "sia successivamente balzato agli onori delle cronache nel mese di ottobre 2020 perché raggiunto da ordinanza cautelare con l'accusa di violenza sessuale ai danni di una ragazza mediante uso di cocaina rosa e ketamina nel corso di una festa organizzata proprio presso la propria abitazione di piazza Beltrade 1", ossia nell'ormai famosa Terrazza Sentimento, da lui messa in vendita nei mesi scorsi. I poliziotti intervenuti nell'inchiesta sulle violenze, spiega ancora il gip, "hanno proprio rinvenuto quelle due qualità di stupefacenti" nell'attico di lusso, ossia cocaina e ketamina.

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Perquisizioni e sequestri in Italia e all'estero

Tra i 50 luoghi perquisiti durante l'operazione c'è anche un circolo a Cologno Monzese, alle porte di Milano riconducibile a un noto gruppo di motociclisti. Sequestrati anche i conti correnti di due aziende di logistica e trasporti ubicate a Pero (Milano) e Como. Sigilli anche alla galleria d'arte moderna 'RT3035 Gallery' situata nel centro della capitale olandese Amsterdam e ritenuta, allo stato delle indagini, luogo per riciclare parte dei proventi del narcotraffico accumulati dal broker, residente nei Paese Bassi, attraverso fittizie vendite di opere di famosi esponenti del mondo della street art. Quanto al circolo di appassionati motociclisti, dagli accertamenti, è risultato che due suoi componenti sarebbero coinvolti in una rilevante importazione sul territorio nazionale di hashish.

Latitante il “mercante specializzato in Banksy”

Deiana considerato "importantissimo broker di stupefacenti internazionale, in grado di organizzare forniture per centinaia di chili”, risultava "co-titolare di una importante galleria d'arte moderna ad Amsterdam" come "mercante d'arte specializzato nelle opere dell'artista contemporaneo, probabilmente più famoso e nello stesso tempo più enigmatico del pianeta, Banksy" di cui nelle chat intercettate utilizzava pure il "nickname", si legge nell'ordinanza del gip dove si spiega che gli "attori protagonisti di questa storia criminale" sceglievano i "nickname dei telefoni criptati in base alle proprie passioni o orientamenti politici". Deiana si faceva chiamare appunto Bansky. Da una delle chat del giugno 2020, tra l'altro, riassume il gip, emerge che al presunto broker del narcotraffico era "venuto in mente di utilizzare l'attività" di un'altra persona "per bonificare 20mila euro" e una "scusa per giustificare quella movimentazione era da ricondurre all'acquisto di un quadro di Banksy". Il gip rileva anche che l'indagato ha "rapporti, costanti, con ambienti della malavita locale ed internazionale" e "connessioni con il mondo della criminalità organizzata campana". In una chat diceva: "Ho un accordo con amici a Napoli e si offendono se mi metto a lavorare con altri con coca".

Uno dei broker in chat: "Con le opere d'arte si puliscono i soldi"

Con le opere d'arte "si puliscono soldi senza pagare spese anzi guadagnando". Sono le parole con cui Andrea Deiana nel settembre di due anni fa, ha raccontato a Vincenzo Amato "di aver acquistato un quadro la cui finalità era quella di ripulire i soldi senza peraltro pagare tasse". Il passaggio è in una chat criptata tra i due. Deiana, nei messaggi via chat, si legge nell'ordinanza, "ha confermato palesemente la reale finalità della galleria" in centro ad Amstedam. Il sedicente gallerista, che scriveva con il nickname Banksy, ha spiegato di aver "ordinato un quadro" per 500 mila euro ma "ne vale un milione e due" aggiungendo "poi quando vengo ti spiego dei quadri ti faccio fare anche a te investimento (...) Si guadagna, in quanto non si pagano le tasse," "e ti puliscono soldi ti faccio fare qualche operazione con me". Nel corso dell'indagine dei pm della Dda Silvia Bonardi e Cecilia Vassena (ora passata al dipartimento affari internazionali) sono poi emerse numerose conversazione nelle quali Deiana ha chiesto ai suoi interlocutori di trovare persone e società in grado di fargli dei bonifici sui suoi conti correnti e quelli della galleria. Per questa attività "Banksy prevedeva di corrispondere un emolumento del 2% della somma bonificata". Somma che in realtà non era altro che il provento del traffico di stupefacenti versato con una causale fittizia, ossia l'acquisito di opere d'arte o poster, anche a prezzi gonfiati. In questo modo sarebbe stato riciclato quasi mezzo milione di euro.